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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sociali — Giugno 19, 2016 8:45 am

    Dire, fare, relazionare, stare insieme contro i mali che ci opprimono. Sul lavoro e dopo, quando gli stereotipi che ci iniettano ogni giorno determinano i comportamenti, diventiamo come ci vogliono: ignoranti e complici. Ecco perchè ci dicono: voi che non state “in alto”, dovreste umilmente convincervi che in fondo state bene così. La vostra condizione peggiora, beh, è colpa vostra perché non siete competitivi. Morite prima, di scarsa salute, precarietà, incidenti sul lavoro? Fatevene una ragione, é destino, è la legge dei più forti. Imposta per legge di lorsignori. Il tema di copertina del prossimo numero di Lavoro e Salute in preparazione

    LA PAURA MANGIA L’ANIMA, UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L’UMANITÀ

    Pubblicato da franco.cilenti

    depressione (1)

    Ci sentiamo minacciati da un nemico invisibile e spesso inesistente. È il perpetuum mobile a scatenare la paura. Nei saggi del sociologo Zygmunt Bauman, inventore dell’idea di società liquida, le analisi del problema.

    “Dalle catastrofi naturali alla chiusura improvvisa della fabbrica dove si lavora da 20 anni, da un crollo in borsa che manda in fumo la pensione e risparmi accumulati per anni a un attacco terroristico. Nessuno ha più la situazione sotto controllo. Le paure di oggi sono sparse, sono diffuse e non siamo in grado di individuare con precisione le fonti da cui provengono” (Zygmunt Bauman).

    Uno spettro invadente e inquietante si aggira per l’umanità a caccia di vittime e ne miete una moltitudine insospettata. Lo spettro è la paura irrazionale di vivere senza sicurezze, di affrontare l’incognito. Ci sentiamo minacciati da un nemico invisibile e spesso inesistente. Il nemico è dentro di noi. Siamo i nemici di noi stessi, troppo impegnati a difenderci non da un pericolo reale ma dalla paura che il pericolo sia reale. Quell’ agghiacciante paura è il perpetuum mobile a scatenarla. Quel moto perpetuo del pensiero che il complesso delle azioni e relazioni della nostra vita sia instabile, o improvvisamente lo diventi.

    Viviamo l’inclusione nel sociale, amicizie ed affetti con l’ansia di perderne la stabilità, ma temiamo il vicino, vedendo in lui un nemico a priori. Viene minata costantemente la fiducia negli altri, in noi stessi e l’autostima. Assumiamo di conseguenza un atteggiamento difensivo ed è difficile abbandonarlo, perché diventa un modus radicato nella nostra vita, nel nostro modo di essere. Ci dobbiamo permanentemente difendere, ma da chi e da cosa? Spesso non lo sappiamo, perché la paura dell’instabilità non ha contorni definiti, non è concreta.

    La paura è entrata nell’animo e nelle sinapsi istigandoci a compiere i passi falsi che commettiamo nell’affrontare il quotidiano e le relazioni. Non c’è più neanche bisogno che venga alimentata dall’esterno, si nutre di se stessa “e diventa carne da spolpare”. Un appetitoso bocconcino per l’ansia.

    Nei saggi del sociologo Zygmunt Bauman Paura liquida e Il demone della paura l’inventore dell’idea disocietà liquida propone costantemente il tema della paura, anche quella verso il terrorismo. Lo scrittore ne analizza il tempo e lo spazio, ma anche lo stato, il veleno e l’antidoto che dà i suoi positivi effetti con l’auto-convincimento che i diritti personali e politici debbano essere riconosciuti sempre e per tutti.

    Ma come siamo finiti collettivamente nel trip mentale della paura?

    “Il progresso – dice Bauman – un tempo la manifestazione più estrema dell’ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa, si è spostato all’altra estremità dell’asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo. Adesso progresso sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui. È diventato una sorta di gioco delle sedie senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile…” .

    E cadendo nel vortice dell’imprevisto, controlliamo compulsivamente tutto ciò che ci appartiene e che ci è intorno per timore che ci sfugga di mano o per timore di essere minacciati. Evitiamo il vicino che fuma, i cibi grassi per tenere a bada il colesterolo, mentre ingurgitiamo prodotti pseudo salutari raccomandati da sponsor di multinazionali. Non ci esponiamo al sole e non pratichiamo il sesso senza protezione. Blindare le nostre vite ci dà un’illusoria parvenza di sicurezza. Alzare le barriere fisiche e della comunicazione e attrezzarci come un soldato in trincea per evitare che qualcuno carpisca le nostre sicurezze è ormai prassi.

    Telecamere ovunque, per i potenti soprattutto, bodyguard e vetri blindati, perché aumentando le distanze diminuisca il pericolo. E la paura vive di se stessa, senza che ce ne sia il motivo. Chi potente non è, ma è catturato dall’ansia del pericolo costante, diventa preda facile dei mercati, alimentando il reddito del consumismo. Esempio ne è, nell’ultimo decennio almeno, l’incremento della vendita dei “lucrosissimi” SUV che, nelle metropoli specialmente, rappresentano lo status del potente, e offrono l’illusione di essere immortali su strada. Gli sponsor li danno in pasto alla pubblicità come fossero recinti in cui si acquista il dono dell’invulnerabilità. Il possessore di un SUV succede che si ritenga “infrangibile” e così quieta le sue paure di vivere nel traffico cittadino colmo di trabocchetti e pericoli. Ma, al di là delle psicosi che genera la paura, a chi fa gioco lo stato di ansia permanente in cui siamo caduti, come nella peggior trappola di autoalienazione dal tessuto sociale?

    “Come il capitale liquido è pronto a qualsiasi tipo di investimento – spiega Bauman – il capitale della paura può essere indirizzato verso qualsiasi tipo di profitto commerciale, ma anche politico. E così è l’incolumità personale a diventare uno dei principali, se non il principale, selling point in tutti i tipi di strategie di marketing”. Come non pensare che lo slogan “Legge e ordine per la sicurezza dei cittadini”, con infinite variabili, che si riferisce all’incolumità personale sia il punto di forza primario delle campagne elettorali e di tutti i manifesti politici. Per la serie “stai allerta che sei attorniato da chi può toglierti sicurezza e stabilità. Affidati a noi”. È questo il gioco dei poteri forti che, propagando la paura del vivere sociale, blinda le nostre vite e ci privatizza. “Mettere in mostra le minacce all’incolumità personale è diventata una delle principali risorse nella guerra degli ascolti tra i mass media, rimpinguando continuamente il capitale della paura e rendendone ancora più efficace l’utilizzo, sia commerciale che politico”, afferma il sociologo polacco.

    Il Selling point “Legge e ordine per la sicurezza dei cittadini”, manifesto di molte classi politiche dominanti come bieca forma di populismo, è ancora più illusoriamente credibile oggi per l’avvenuto smantellamento del welfare, dello stato sociale, ma anche per la delegittimazione dei sistemi di autodifesa collettiva, come i sindacati e tutte le opere sociali a sostegno della collettività.

    Il degrado sociale che oggi è ai massimi livelli per l’incuria delle politiche messe in atto dal neoliberismo e dal capitalismo, a livello mondiale, ha ribaltato l’idea di Stato sociale nel fittizio Stato dell’incolumità personale. La proposta delle classi politiche dominanti è che la sicurezza dovrebbe venire da azioni che non sono più di massa, ma individuali e solitarie e di affidamento al potere dominante.

    Per questo ci fanno intendere che siamo costantemente minati nell’incolumità personale e le minacce ci giungono dal serial killer come dal mendicante, dal terrorista come dall’immigrato clandestino, dal pedofilo come da un qualsiasi presunto malintenzionato o dall’innocuo vicino di casa. Generando confusione einstabilità. Tattica di distrazione di massa per regalare al potere la nostra sottomissione, la nostra vita, il futuro delle nuove generazioni. E per farci mangiare l’anima dallo spettro della paura.

    Fonti:

    Zygmunt Bauman, Paura liquida, Bari, Laterza, 2008.
    Zygmunt Bauman, Il demone della paurae, Bari, Laterza, 2014.44.

    Alba Vastano

    14/6/2016 www.lacittafutura.it

    Tags: capitalismo civiltà democrazia diritti disinformazione franco cilenti giornalismo indipendente informazione jobs act lavoratori lavoro lavoroesalute libertà lotte sociali politica antagonista precarietà repressione lotte rifondazione comunista salute sanità sicurezza sul lavoro stampa di potere stato sociale tutele sociali welfare
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    Autore: franco.cilenti
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