20 Novembre 2015, sciopero del Lavoro Pubblico

Questo è il segno particolare che caratterizza la giornata di sciopero del 20 Novembre prossimo,  indetto sia dalla nostra categoria del Pubblico Impiego che da USB Lavoro Privato.
Un segno chiaramente di ricomposizione di tutti quei segmenti del lavoro dipendente, di qualunque tipologia contrattuale: lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato e precari, interinali, a progetto, e così via, che siano dipendenti pubblici o delle aziende partecipate, addetti alle mille forme di servizi pubblici e sociali dati in appalto o esternalizzati, tutti colpiti dai provvedimenti del governo contenuti nella legge di stabilità, con la sua impronta così smaccatamente orientata a favorire le imprese, con la diminuzione di tasse e contributi a vario titolo, mentre sul piano sociale e del lavoro arrivano tagli e prese per i fondelli.
La caratterizzazione classista di questa ennesima finanziaria è tale da far dire alla destra che Renzi ha attuato il suo programma.
Come altrimenti si possono giudicare i suoi contenuti in termini di tagli alla sanità, 4 miliardi di euro  in meno nel giro di due anni, che porteranno all’aumento vertiginoso dei tickets e al taglio delle prestazioni, incrementando ancora di più  il numero di chi oggi ha già rinunciato a curarsi?
E come non capire che i minori trasferimenti agli enti locali si tramuteranno in altrettanti tagli ai servizi pubblici e socio assistenziali, in un corto circuito che vede da una parte la privatizzazione spinta delle aziende partecipate, che da 8000 dovranno  ridursi a 1000, con il corollario di licenziamenti e mobilità e privatizzazioni e liberalizzazioni   di parti sempre più importanti di Welfare dall’altro?
Senza contare il ridicolo stanziamento, dopo sei anni, di 200 milioni per il rinnovo dei contratti pubblici, il blocco del salario accessorio e ancora una restrizione al rimpiazzo del turn over, per non parlare dei 20.000 esuberi conseguenti alla sparizione delle Province per i quali ben ancora troppe Regioni debbono legiferare in merito alle funzioni da assorbire. L’offerta di un aumento contrattuale pari ad una media di 5,80 euro lordi ciascuno sembrerebbe una provocazione, ma in realtà chiarisce bene qual è il l’idea che questo governo ha della pubblica amministrazione e dei suoi dipendenti: un complesso sistema da rottamare, in linea con la riforma Madia, le cui funzioni più delicate, dalla previdenza alla lotta all’evasione fiscale, dall’istruzione alla giustizia, sono destinate ad essere ricoperte dai privati al servizio dei poteri economici e finanziari dominanti.
A questo e non  altro del resto rispondono  le norme relative alla riforma del Terzo Settore, una volta no profit, a cui viene consentito ora di fare profitti, come richiesto  da tempo da Confindustria e da tutto quel complesso di  organizzazioni cooperativistiche e non, pronte a gettarsi su un piatto che vale diverse centinaia di miliardi di euro, già beneficiate dalla riforma del codice degli appalti, con lavoratrici e lavoratori vessati, ricattati e costretti a condizioni di lavoro indegne di un paese ‘civile’.
In questo senso la proclamazione dello sciopero del Lavoro Pubblico indetto da entrambe la categorie, Pubblico Impiego e Privato, per il 20 Novembre  coglie proprio la necessità di ribaltare la concezione di questa Legge di Stabilità, benedetta dall’Unione Europea che già dallo scorso Maggio ne aveva  inviato le direttive al ‘nostro governo’.
La sua importante novità è che si muove proprio nel senso di ricomporre in una momento di lotta unitaria, tutte le figure, tutte le tipologie di lavoro che da queste misure sono investite, sia come dipendenti pubblici soggetti a mobilità, riduzione di stipendio, depauperamento delle loro funzioni, sia come addetti a tutte i servizi pubblici, sociali assistenziali privatizzati e/o gestiti in appalto.

USB Unione Sindacale di Base

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