Sabato 28 c’è stata la manifestazione nazionale dei sindacati confederali del pubblico impiego e le parole d’ordine sono state chiare: “Contratto subito”- “Pubblico6Tu”. Cosa positiva ma dopo sei anni di attesa e due rinnovi persi, basta chiedere un contratto “vero” per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici (per non dimenticare il disagio dei 700 mila addetti di terzo settore e privato sociale) senza pianificare azioni concrete di sciopero e mobilitazioni permanenti? Questa manifestazione non nasconde la crisi di peso contrattuale e politico dei tre grandi sindacati, anzi è aggravata dalle intenzioni del governo – vedi le reazionarie dichiarazioni del ministro Poletti su orario di lavoro e università – dopo che è stata lasciata entrare in vigore la legge stragista del Jobs Act. E’ una crisi di cultura della rappresentanza reale del mondo del lavoro e della drammatica vita dei milioni di disoccupati – per non dimenticare i pensionati portati ai limiti dell’accattonaggio – che mette in discussione la stessa ragione sociale del sindacalismo, in linea con gli obbiettivi del padronato tutore di questo governo. O ci sarà una rifondazione dei tre sindacati, includendo la diversità come ricchezza unitaria, o l’eutanasia in corso avrà presto un riscontro diagnostico in linea con la fine delle libertà democratiche messe sempre più in discussione. Paradossalmente con l’assenso delle stesse masse popolari lasciate allo sbando, anche dai sindacati confederali. >>>>> NE PARLIAMO NELL’EDITORIALE DELL’ULTIMO NUMERO DI “LAVORO E SALUTE”
Ricchi e poveri: immaginario comune contro il sindacato?
Le capacità persuasive della comunicazione mediatica, quando come oggi è nelle mani di quei pochi che hanno anche facoltà di spesa e di governo – sono diaboliche nella penetrazione delle menti di chi non ha di che, nè possibilità di decidere. Diaboliche perché suadenti nel prospettare benessere e felicità per tutti nonostante il dolore della violenza subita nel vivere quotidiano. […]