Un chiarimento, necessario, ai troppi che si improvvisano esperti di diritto del mare. La capitana della Sea Watch ha deciso di entrare nelle acque territoriali italiane, dopo 13 giorni passati a bollire nel brodo di un’Europa addormentata e di un Salvini che abbaia, perché la legge dice così. Lo dice il diritto del mare e le leggi internazionali che la obbligano a puntare sul porto sicuro più vicino.
CAROLA, CHE FORZA IL BLOCCO DELLA CRUDELTÀ E DELL’ODIO
Rackete è nelle mani dello Stato sovranista. Faccio molta fatica a chiamare Italia questo Paese che diventa sempre più irriconoscibile come quel Paese che, dopo la Seconda guerra mondiale, tra chiari e scuri della democrazia, portava con sé un alto tasso di solidarietà sociale, una rete di mutuo soccorso e di reciproca vicinanza tra tutti gli sfruttati e i più […]