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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione — Marzo 1, 2017 8:08 am

    8 marzo, un appello dalla Sapienza in vista dello sciopero delle donne indetto dalla rete NonUnadiMeno. >>> Il movimento delle donne a Torino: le nostre parole • la violenza di genere riguarda tutte le forme di violenza che colpiscono le persone sulla base del loro genere, della loro identità di genere, della loro espressione di genere; è disciplinamento, esercizio di potere, azione punitiva. È un fenomeno strutturale e non emergenziale e coinvolge tutt*, indipendentemente dalla classe sociale, dall’appartenenza politica, dall’orientamento sessuale, dalla provenienza geografica; • il femminicidio non è un “raptus” dovuto al “troppo amore”, ma l’insieme di tutti tipi di violenze che una donna vive in quanto donna: dalla molestia a lavoro, all’insulto per strada, alla violenza fisica e lo stupro; • il femicidio non è errore grammaticale, ma indica l’omicidio di una donna in quanto donna e per questo considerata inferiore; • l’autodifesa femminista non è una leggenda amazzone, ma una pratica concreta che porta con sé un sapere di condivisione e complicità tra donne, donne in grado di difendersi, anche di fronte all’indifferenza di chi troppo spesso rimane a guardare; • il patriarcato non è una parola che “le femministe usano per dare fastidio” ma è quel sistema che impone un disequilibrio di potere nelle relazioni tra il maschile e il femminile, dove il femminile perde; • l’eteronormatività, si, è una parola complessa, ma non è per questo che rinunceremo ad usarla per descrivere tutte quelle norme sociali che considerano “fuori dalla norma” quelle relazioni e quelle pratiche che non rientrano nella “naturalità dell’eterosessualità”; • la minigonna non stupra! L’abbigliamento non deve mai essere l’ago della bilancia per decidere se una ragazza “se l’è cercata o meno” ma è solo ed esclusivamente un vestito e l’unica discussione che se ne può fare in merito è su quanto bene stesse con le scarpe; • razzismo e violenza di genere: la violenza sulle donne viene usata come strumento per rinforzare il razzismo verso le persone migranti. Le donne straniere senza documenti che subiscono violenza vengono spesso imprigionate e deportate. Quando è un uomo straniero a fare violenza questo diventa l’espediente per reclamare espulsioni di massa. La violenza sulle donne e le violenze di genere non possono essere strumentalizzate in chiave razzista e securitaria. Più del 70% delle violenze si verificano dentro le mure di casa per mano di mariti, fidanzati, parenti, ex. L’uomo nero non esiste. I mostri nemmeno;

    8 Marzo, sciopero dei saperi

    Pubblicato da franco.cilenti

    donne manifestazione

    Gentili professoresse e ricercatrici,

    l’ 8 Marzo più di 40 Paesi nel mondo hanno aderito all’appello per uno sciopero globale delle donne, sotto lo slogan di “se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo”.

    In Italia il movimento Non Una Di Meno ha aderito a questo appello per proseguire il percorso contro la violenza di genere inaugurato il 26 e 27 novembre 2016, che ha visto la partecipazione di più di 250 mila persone. Il 27 novembre, in particolare, circa 1500 persone hanno partecipato alla discussione, suddivisa in otto tavoli tematici, per scrivere collettivamente un piano nazionale antiviolenza, capace di affrontare in modo complessivo le mille sfaccettature della violenza di genere.

    L’8 marzo sarà, prima di tutto, una giornata senza di noi, senza le donne. Una giornata di sciopero in cui incroceremo le braccia, interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva, articolando lo sciopero in ogni ambito e nell’arco dell’intera giornata, astenendoci dal lavoro, dalla cura e dal consumo. Lo sciopero è dunque lo strumento che il movimento femminista ha individuato per contrastare le molteplici forme con cui la violenza di genere si abbatte sui corpi delle donne in tutto il mondo: dalla precarizzazione alla subordinazione nel mercato del lavoro, passando per una violenza più sottile ma altrettanto efficace inscritta nelle relazioni sociali e nel modo in cui viene impartito il sapere, che non educa alla valorizzazione delle differenze come motore nevralgico delle relazioni sociali, ma al contrario educa alla loro gerarchizzazione e subordinazione. Questi elementi confermano che la violenza di genere non è un fatto emergenziale ma strutturale, che non si combatte con l’inasprimento delle pene, ma con una trasformazione radicale della società e delle relazioni, delle condizioni di vita e di lavoro. Uno sciopero quindi che si articola in forme e modalità differenti, che passa inevitabilmente per i luoghi del sapere interrogandoli sul modo in cui questo viene impartito e sul suo ruolo nella società portando a una sua ridefinizione e riscrittura.

    Crediamo infatti che i luoghi della formazione debbano rivestire un luogo centrale nella prevenzione e contrasto alle violenze così come nella promozione di una cultura critica e realmente antisessista. Per questo motivo, scioperiamo affinché l’educazione alle differenze sia praticata dall’asilo nido all’università, al fine di rendere la scuola pubblica un nodo cruciale per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne e tutte le forme di violenza di genere. Non ci interessa una generica promozione delle pari opportunità, ma coltivare un sapere critico verso le relazioni di potere fra i generi e verso i modelli stereotipati di femminilità e maschilità.

    Per questo, durante l’assemblea nazionale tenutasi a Bologna il 4 e 5 febbraio 2017, il movimento Non Una Di Meno, nel tavolo “Educazione e Formazione”, si è interrogato su come lo spazio universitario, che appare decisamente obsoleto se sottoposto a un’analisi di genere minimamente rigorosa, possa essere attraversato da questo processo che educa alle differenze, avanzando alcune proposte che mettono in moto un processo dinamico che ridefinisce il rapporto tra università, studenti e docenti, e più in generale ripensa la struttura stessa dell’università.

    Alcune delle proposte più importanti sono:

    – La promozione dell’autoformazione come strumento utile per sensibilizzare il corpo

    universitario sulle tematiche di genere e di cui deve essere riconosciuto il valore sociale da

    parte degli atenei. In tal senso è fondamentale aumentare il numero di seminari (conferenti

    CFU) proposti e costruiti da studenti e docenti, come già viene fatto in alcune realtà.

    – La creazione di commissioni didattiche per promuovere la cooperazione tra il corpo

    docente e gli studenti e studentesse, al fine di instaurare un dialogo proficuo volto alla costruzione di un sapere critico e partecipato sulle tematiche di genere.

    – La costituzione di un corso di laurea specifico sugli studi di genere, un corso di

    “alfabetizzazione” su femminismi e differenze di genere nei percorsi formativi tanto per gli studenti quanto per le docenti.

    – La costituzione di un dipartimento interfacoltà di studi di genere non solo come luogo fisico in cui reperire materiali utili per l’approfondimento, ma soprattutto come centro in cui rileggere in chiave di genere le discipline tradizionali studiate nelle varie facoltà, conferendo un taglio femminista trasversale a tutti gli insegnamenti.

    – La creazione di una piattaforma on-line di condivisione di articoli, testi, saggi e buone pratiche, come supporto dei vari atenei.

    Nell’ambito dei lavori del tavolo “Lavoro e welfare” si è sottolineata l’assoluta carenza di servizi per studentesse e lavoratrici dell’università, e la necessità di aprire un percorso rivendicativo finalizzato all’apertura di un consultorio e di un centro antiviolenza, e all’aumento dei posti nell’asilo nido della Sapienza, molto limitati e riservati esclusivamente a lavoratrici e docenti.

    Per questi motivi, riassunti nella piattaforma nazionale “8 punti per l’8 marzo”, vorremmo invitare l’8 marzo tutte le docenti e le ricercatrici ad aderire allo sciopero e ad indire per quella data un blocco delle lezioni. A coloro che sono precarie e non possono esercitare il loro diritto a scioperare, proponiamo di convertire le lezioni, decostruendo l’impostazione classica della didattica, e dare alla lezione un’ottica di genere.

    Crediamo che il coinvolgimento delle lavoratrici non strutturate e precarie di tutto il settore della conoscenza sia fondamentale. In quest’ottica è significativamente importante l’intreccio del nostro percorso con quello di alcune realtà del mondo degli Enti Pubblici di Ricerca, in primo luogo le precarie dell’Istat, che in questi anni si sono mobilitate per difendere il ruolo della ricerca pubblica e rivendicare percorsi di stabilizzazione dedicati a coloro che contribuiscono fattivamente alla produzione scientifica in questo Paese, ma che lavorano in condizione di crescente precarizzazione,

    subendone le ripercussioni sul proprio percorso lavorativo e personale. Si tratta di una sinergia fondamentale tra lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti che rafforza e amplifica le ragioni di questa giornata di sciopero.

    L’8 marzo saremo dentro l’università per un’assemblea pubblica alle ore 11 a Piazzale della Minerva, in cui discuteremo di questi temi con le soggettività della formazione tutta e fuori dalla città universitaria per dare gambe a un corteo che toccherà alcuni luoghi simbolici tra cui il CNR e l’ISTAT.

    Nel pomeriggio, invece, ci concentreremo alle 17 davanti al Colosseo, e da qui partirà un corteo cittadino che si concluderà a Piazza San Cosimato.

    Studentesse e studenti della Sapienza – Non Una Di Meno – Ricercatrici e tecniche – Non Una di Meno ISTAT

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