A che punto siamo sul fronte dell’autonomia differenziata?

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Si dovrebbe pensare che, in una situazione come quella in cui ci troviamo, l’idea di procedere oltre con questo progetto debba essere accantonata del tutto.

Abbiamo appena vissuto un’onda pandemica molto violenta durante la quale sono emerse ancora una volta le conseguenze drammatiche provocate dai tagli praticati alla sanità negli ultimi vent’anni e dalla regionalizzazione del sistema sanitario.

La via dell’autonomia differenziata è una via di divisione, di frammentazione e di balcanizzazione
del Paese.

E’ un progetto che favorirà le privatizzazioni a sfavore di un sistema del pubblico efficiente e garantito a tutte le cittadine e a tutti i cittadini.

Chi può pensare che in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, con la guerra a poche migliaia di chilometri di distanza, con due anni di pandemia sulle spalle, con una crisi economica che ha assunto proporzioni gigantesche, con i prezzi dei carburanti, dell’energia e dei beni primari che sono schizzati verso l’alto con aumenti stellari, che la via per migliorare la nostra condizione sia quella della divisione, della concorrenza tra territori, della frammentazione dei diritti?

Invece, il governo Draghi ha il coraggio di procedere ugualmente e non cambiare direzione. Infatti, ha inserito il progetto di autonomia differenziata nel collegato alla legge di bilancio approvata nel dicembre scorso.

Pochi giorni dopo, nelle prime settimane di gennaio, la ministra Gelmini ha dichiarato al Mattino di Padova – Per quanto mi riguarda, non ci siamo mai fermati e abbiamo voluto indicare il disegno di legge quadro sull’autonomia differenziata come collegato alla legge di bilancio … – e ha aggiunto che la legge quadro è praticamente pronta e che sarebbe arrivata in parlamento entro la fine del mese di gennaio. Gennaio è passato, così come febbraio, ed è necessario precisare che, al momento, della legge quadro non vi è alcuna traccia.

Inoltre, proprio negli ultimi giorni, la stessa ministra Gelmini ha annunciato la conclusione dei lavori preparatori per la predisposizione della Legge Quadro che dovrebbe permettere l’attuazione del comma 3° dell’art. 116 della Costituzione e dalle informazioni che sono emerse, sarebbe stato previsto un “bonus” che le Regioni più povere riceverebbero da quelle più ricche. Una sorta di “regalia” che verrebbe concessa in cambio di maggiore autonomia. Un meccanismo da rigettare in toto, poiché, in questo modo, viene meno la logica costituzionale dell’uguaglianza e della solidarietà dei cittadini. Si sostituisce con la logica della “concessione”, definita su base regionale da parte di quelle regioni che dovrebbero “correre” più di altre. E che cosa accadrebbe alle regioni più povere se quelle ricche smettessero di “correre”? Sprofonderebbero ancora di più, dopo essersi viste sottrarre i fondi per il meccanismo del residuo fiscale!

Occorre segnalare anche l’esistenza di un altro disegno di legge che proviene dal PD, a firma Boccia – Serracchiani e che ricalca la Legge Quadro che lo stesso Boccia aveva promosso prima che esplodesse la pandemia.

Infine, come non citare la coppia Bonaccini – Zaia che ha presentato un documento dal titolo “Asse strategico Emilia-Romagna – Veneto, dando vita, così, ad un’alleanza fondata su una missione comune e una strategia condivisa sul tema dell’Autonomia differenziata.

Come si può vedere, da parte del Governo e delle forze politiche che lo sostengono, prosegue il cammino verso la divisione del Paese senza alcun bilancio di ciò che è successo, tanto più in una situazione che vede farsi avanti sempre di più la povertà, la precarietà, le diseguaglianze, gli incidenti sul lavoro, i problemi ambientali e delle infrastrutture.

Tuttavia, queste stesse forze sono confrontate alla resistenza che, seppure con difficoltà, si fa strada nel paese, si insinua all’interno del Parlamento e delle istituzioni e che, per il momento, ha impedito dei veri passi avanti concreti.

Un esempio clamoroso di questi giorni ci viene dal sindaco di Bologna che ha espresso pubblicamente il suo dissenso sull’Autonomia differenziata con queste parole “”Io non sono d’accordo con l’autonomia differenziata: dopo il Covid, la sanità pubblica nazionale deve essere la priorità e invece vedo troppa confusione politica e istituzionale. Occorre che ognuno torni a fare il proprio compito: la Costituzione italiana è molto chiara; abbiamo già tanto da fare così, e bisogna farle bene”.

Un altro esempio ci arriva dalla ministra Carfagna, che è dello stesso partito politico di Maria Stella Gelmini, e che ha sottolineato come non ci sia urgenza di procedere con l’Autonomia differenziata.

Intanto, dal basso, su iniziativa del Comitato per il Ritiro di qualunque Autonomia differenziata per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, costituitosi nel luglio 2019, è nato un Tavolo per il NO(*) che unisce associazioni, partiti, sindacati che intendono prima di tutto fermare i progetti di legge quadro in campo oggi.

Questo Tavolo, nel dicembre scorso, ha organizzato un presidio riuscito e sta attivando i suoi corrispettivi
a livello regionale, così che i diversi soggetti e le associazioni presenti a livello nazionale, possano agire anche a livello territoriale.

I tavoli stanno realizzando iniziative sui territori di informazione e di raccolta firme per le petizioni in campo (Emilia Romagna e Lombardia) per far conoscere il tema e i pericoli che porta con sé e per far si che le cittadine e i cittadini possano avere la possibilità di essere informati e allertati in merito alle pericolose conseguenze di questo progetto, in continuità con l’iniziativa nazionale del presidio del 21 dicembre scorso a Roma.

I tavoli regionali che si sono già costituiti sono: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Puglia.

La forza di questi tavoli regionali e di quello nazionale sta nel tenere insieme soggetti diversi che sono uniti nella finalità che li accomuna di fermare i progetti di Autonomia differenziata. La diversità dei soggetti permette di raggiungere con le iniziative di mobilitazioni più categorie di lavoratori e lavoratrici, militanti dei partiti, delegati sindacali … e il fronte si allarga.

L’attenzione resta alta sia a livello nazionale che territoriale!

Monica Grilli

Esecutivo Nazionale Comitato per il ritiro di ogni autonomia Differenziata, l’Unita della Repubblica e l’Uguaglianza dei Diritti

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