Accordo tra le multinazionali del farmaco

farmaci a colori

ZURIGO. Una pratica ingannevole messa in atto da Roche e Novartis, multinazionali del farmaco, che con una diabolica intesa hanno diffuso informazioni fasulle per diffondere in Italia un costoso prodotto (900 euro) e nel contempo hanno ostacolato l’uso di un farmaco equivalente (che costa soli 80 euro). La Corte europea di giustizia ha confermato questo grave illecito, mentre la Svizzera – dove hanno sede le due industrie – si è dichiarata impotente a intervenire. Le due aziende hanno concretamente ostacolato la vendita in Italia di un farmaco – l’Avastin – con prezzo più accessibile, avvantaggiando la diffusione di un medicinale molto più costoso – il Lucentis – che costa undici volte di più.

La vicenda è semplice: l’Avastin è un medicinale antitumorale prodotto dalla Roche. La comunità scientifica ha ribadito che il prodotto ha una buona efficacia anche per il trattamento della maculopatia, una grave patologia dell’occhio. Quindi sarebbe sufficiente utilizzare l’Avastin per ottenere buoni effetti, come quelli promessi dal Lucentis, la cui licenza è stata ceduta dalla Roche alla Novartis, società che detiene circa il 30% delle azioni della Roche. I due principali gruppi farmaceutici svizzeri hanno diffuso informazioni ingannevoli per differenziare artificiosamente i due prodotti che, invece, sono sovrapponibili.

I giri d’affari e di denaro sono elevati, come alti sono i costi sanitari. Il diffuso utilizzo in campo oftalmico, non ha spinto la Roche a richiedere un’estensione delle indicazioni dell’antitumorale Avastin. Invece, tramite la filiale Genentech, la Roche ha creato un farmaco molto costoso, il Lucentis, confezionato appositamente per l’uso in campo oftalmologico. La Novartis non è riuscita a diffondere il nuovo farmaco in Italia perché i medici, per comprensibili ragioni di costi, hanno continuato a prescrivere l’Avastin anche se non autorizzato dalle autorità sanitarie per questo trattamento (utilizzo off label).

La maculopatia colpisce un anziano su tre sopra i 70 anni ed è la prima causa di cecità nel mondo occidentale. In Italia della vicenda si è occupato l’Antitrust, mentre in Svizzera le autorità continuano ad affermare di non poter intervenire.

Chiara la turbativa del mercato. Nel registro degli indagati per aggiotaggio sono iscritti i due rappresentanti legali in Italia di Roche e Novartis: avrebbero “turbato” il mercato pubblicando e divulgando notizie false, esagerate e tendenziose per causare un aumento oppure una diminuzione del prezzo di un prodotto. Nel caso specifico sono state messe in atto “manovre fraudolente” finalizzate a realizzare “ingiusti profitti patrimoniali”. Così ha scritto nell’avviso di conclusione delle indagini il pubblico ministero di Roma, Stefano Pesci.

L’Avastin è stato presentato come farmaco pericoloso, cosa risultata non vera, condizionando così le scelte dei medici e dei servizi sanitari. Un cartello che secondo l’Antitrust è costato, soltanto nel 2012, un esborso aggiuntivo per il SSN di oltre 45 milioni di euro, “con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni l’anno”. Proprio nel 2012, cedendo alle pressioni delle case farmaceutiche l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) obbligò gli ospedali a utilizzare il Lucentis invece dell’Avastin. Nella vicenda è intervenuta l’Autorità del mercato che nel 2014 ha sanzionato le due multinazionali di Basilea. Il motivo addotto è stato il seguente: “I due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti”.

Le due multinazionali farmaceutiche svizzere sono state condannate a una multa di 90 milioni di euro ciascuna. Una decisione contro la quale, ovviamente, è stata presentata opposizione. Il Consiglio di Stato ha richiesto un parere alla Corte europea di giustizia che a fine gennaio ha ribadito come l’intesa tra due aziende “atta a diffondere informazioni ingannevoli sull’uso off label” di un medicinale al fine di ridurre la pressione che esercita su un altro medicamento costituisce una restrizione alla concorrenza.

Le due società svizzere si sono accordate per diffondere ampiamente la pericolosità dell’Avastin anche con apposite pubblicazioni scientifiche e piani di comunicazione mirati. La Roche, hanno dichiarato alcuni medici, aveva inviato loro una lettera con la quale indicava che l’Avastin non era approvato per l’uso intravitreale e invitava a non usarlo per la cura delle maculopatie. Anche Novartis ha scritto che era pericoloso usare l’Avastin e che sussisteva il rischio di guai giudiziari per l’utilizzo di un farmaco non approvato.

Una federazione di tutela degli anziani nel 2011 aveva scritto a Roche e Novartis per lamentare la sproporzione di costi esistenti fra Avastin e Lucentis in ambito oftalmico e le crescenti difficoltà nell’uso off label del primo farmaco. Poi la federazione sposò la tesi dei problemi evidenziati da Roche e Novartis sull’Avastin: sul sito di Novartis qualcuno ha letto di due finanziamenti alla federazione degli anziani nel 2014, uno di 54mila euro e l’altro di 91mila euro. La Guardia di Finanza sospetta che il tutto sia stato creato ad hoc per “avvalorare la tesi della scarsa sicurezza dell’uso oftalmico dell’Avastin“.

Qui in Svizzera non ci sono basi legali per intervenire. Per il Lucentis le assicurazioni malattia spendono 75 milioni di franchi all’anno. Fino al momento in cui Roche non presenta una domanda di autorizzazione a Swissmedic (l’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici) per l’utilizzo di Avastin in oftalmologia questo farmaco non può essere inserito nella lista delle specialità per il trattamento della maculopatia. Ed è questo il motivo sotteso al fatto che l’utilizzo oftalmico di questo farmaco non può essere rimborsato dalle casse malati.

Questo esempio dimostra come l’industria farmaceutica può cercare di massimizzare i suoi profitti a discapito dell’assicurazione di base. Purtroppo, i fabbricanti di medicinali non possono essere obbligati a estendere l’indicazione dei loro prodotti per altri utilizzi che quelli previsti dall’iscrizione della sostanza sulla lista delle specialità”, dice Christophe Kaempf di Santésuisse. Nel ”gioco” in cui perdono gli ammalati, Roche non chiede a Swissmedic l’autorizzazione perché riceve già le royalties per il Lucentis che Roche vendette a Novartis dopo averlo creato.

Guido Capizzi

02/06/2018 www.lacittafutura.it

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