Aggressioni dagli USA
L’economia in Nicaragua cresce e si difende

Continuano le accuse contro il Nicaragua, in vista delle elezioni previste per il 7 novembre 2021, ma non si evidenziano i risultati economico-sociali del Paese centroamericano.
Ma bisogna ripeterlo fino allo sfinimento: il Sandinismo ha rappresentato uno dei maggiori successi economico-sociali in Nicaragua, nonostante tutte le azioni destabilizzanti lanciate dagli Stati Uniti.
L’ultimo assedio disumano e rapace contro il Nicaragua è stato nel dicembre 2018, quando Donald Trump ha firmato la Legge Nicaraguan Investment Conditionality Act (il Nica Act), bloccando i prestiti delle istituzioni finanziarie e imponendo una serie di estorsioni economiche, come l’impossibilità di chiedere prestiti per lo sviluppo del Paese.
Ovviamente la Banca Mondiale, la Banca Interamericana per lo Sviluppo e il Fondo Monetario Internazionale hanno immediatamente ridotto i versamenti e i prestiti, il che ha colpito i programmi sociali finanziati con la cooperazione estera.

Ricordiamo che mesi prima di quel dicembre 2018, gli Stati Uniti avevano implementato un tentativo di colpo di Stato contro il presidente Daniel Ortega, con l’aiuto della destra nicaraguense, che ha provocato un enorme danno umano ed economico al Paese.
Come risultato di questi attacchi all’economia del Paese, contro i suoi centri produttivi e sociali, la CEPAL (Comisión Económica para América Latina y el Caribe), ha rivelato che il PIL del Nicaragua, per quell’anno previsto in crescita del 5%, è cresciuto solo dello 0,5%; prima di questa crisi, negli ultimi cinque anni, era cresciuto del 5,2%.
A proposito di quel colpo di Stato, lo scrittore statunitense Max Blumenthal ha pubblicato un ampio reportage nel quale ha svelato il piano di finanziamento dell’agenzia National Endowment for Democracy (NED) per compierlo attraverso il Movimento Studentesco 19 Aprile (M19), l’Istituto di Studi Strategici e Politiche Pubbliche (IEEP) e la cosiddetta Alleanza Civica per la Democrazia (ACD).
Blumenthal afferma che un mese prima delle riunioni dell’M19 con parlamentari ultraconservatori a Washington, la NED aveva fatto sapere senza giri di parole che le istituzioni appoggiate dalla sua organizzazione hanno per anni consegnato milioni di dollari per “gettare le basi per l’insurrezione” in Nicaragua.
Ora, se recuperiamo un po’ di memoria storica, vediamo che il problema fondamentale degli Stati Uniti con il Nicaragua è che il ritorno alla presidenza di Daniel Ortega nel 2007 ha rappresentato la rottura con i regimi di destra e con il modello economico liberista che era stato imposto in questa nazione durante i sedici anni di governi neoliberisti dopo che il Sandinismo aveva perso le elezioni del 1991.
In quel periodo, i regimi filostatunitensi (Violeta Barrios de Chamorro, Arnoldo Alemán, Enrique Bolaños) hanno favorito lo smantellamento del fisco, privatizzato aziende pubbliche e servizi di base, indebitato il Paese, contribuito alla precarietà del lavoro e alla decapitalizzazione dei produttori.
Ora, secondo lo scrittore Hedelberto López Blanch, dopo quattordici anni di gestione sandinista, il popolo del Nicaragua ha visto grandi miglioramenti economici e sociali che erano andati persi durante i governi di destra.
Dal 2007, quando il Sandinismo è tornato al potere, si sono promossi numerosi programmi sociali per fare uscire la maggioranza della popolazione dalla miseria e dalle dure condizioni nelle quali ha vissuto durante gli anni del neoliberismo.
Si sono stabilite l’istruzione e l’assistenza medica gratuite nelle strutture pubbliche, si è riusciti ad alfabetizzare tutta la popolazione grazie al programma cubano “Yo Sí Puedo” e il Nicaragua, nel 2009, è stato dichiarato dall’UNESCO terzo Paese dell’area libero dal flagello dell’analfabetismo.
Con l’aiuto economico diretto alle famiglie è diminuito l’alto tasso di abbandono scolastico che si registrava negli anni precedenti, non dovendo più i minori cercare sostentamento.

La sanità pubblica ha raggiunto tutti gli angoli del Paese e sono stati stabiliti programmi come la “Operación Milagro” (in collaborazione con Cuba e Venezuela), che ha restituito la vista a migliaia di cittadini.
La missione “Todos con Voz”, ha individuato le persone disabili affinché siano assistite gratuitamente presso le loro famiglie e negli ospedali della nazione.
Nel 2017, prima del tentativo di colpo di Stato e dell’applicazione del Nica-Act, la Banca Centrale del Nicaragua comunicava che la disoccupazione era al 7%, uno degli indici più bassi in tutta la storia del Paese.
Attualmente, nonostante gli impatti della pandemia, il passaggio degli uragani Eta e Iota e le estorsioni finanziarie ed economiche statunitensi, il Nicaragua è classificato come secondo Paese con minore declino economico in America Latina (- 2% nel 2020), ed è il Paese con la maggiore crescita delle esportazioni.
La nazione è in situazione di stabilità macroeconomica e si prevedono maggiori spese e investimenti pubblici nella costruzione di case, strade, infrastrutture ospedaliere, per l’acqua potabile e la depurazione, in modo da raggiungere una crescita economica del 5% nel 2021.

I grandi investimenti pubblici hanno fatto sì che, oggi, il Nicaragua abbia la rete di infrastrutture ospedaliere pubbliche e di qualità più grande del Centroamerica e che la popolazione goda di un significativo accesso all’acqua potabile e alla depurazione, oltre a vantare un’ampia rete elettrica.
Tutto questo, nonostante il Nicaragua continui a essere attaccato dagli Stati Uniti, perché questi si credono padroni di tutta la regione; tuttavia, come ogni governo democratico e nazionalista in America Latina, quello nicaraguense deve compiere grandi sforzi per portare avanti la sua economia e dare continuità ai programmi sociali.
Inoltre, a quanto sopra, si aggiunge il fatto che recentemente l’Unione Europea ha sanzionato alti funzionari del governo nicaraguense, utilizzando, come giustificazione, la presunta violazione dei Diritti Umani di cittadini contrari al governo.
La verità, come chiarito dal presidente dell’Assemblea Nazionale del Nicaragua, Gustavo Porras, in un’intervista a Sputnik, è che il governo ha messo sotto indagine diversi individui legati al golpe del 2018, che tentavano di ricostruire uno scenario simile in vista delle elezioni che si terranno a novembre.
Finanziati attraverso diverse ONG, avevano già le piattaforme pronte e stavano diffondendo una serie di informazioni false per annunciare che ci sarebbero stati brogli elettorali, che le elezioni non sarebbero state legittime né legali, ed erano pronti per, al momento opportuno, utilizzare parte dei finanziamenti per generare uno scenario di caos.
Ma non è tutto: secondo la scrittrice Diana Valido Cernuda, mentre arrivavano le sanzioni dall’Europa per avere sventato un complotto nel proprio Paese, gli Stati Uniti stavano già attuando le loro iniziative in vista delle elezioni, con un programma chiamato Responsive Assistance in Nicaragua” (RAIN).
Tale programma prevede l’assegnazione, tra l’11 agosto 2020 e il 10 febbraio 2022, di due milioni di dollari destinati a portare ad una transizione ordinata del governo di Ortega; pertanto, attendere il risultato delle elezioni in Nicaragua non è nei loro piani.
È noto che l’agenzia USAID ha fondi destinati ad azioni contro il governo del Nicaragua, che vanno dal finanziare un concerto con musicisti di fama internazionale alla creazione di migliaia di account falsi su Twitter per diffondere opinioni tese a screditare il lavoro di tale governo.
Per esempio, solo per il Nicaragua, tra il 2010 e il 2020 USAID aveva previsto di trasferire alla destra la somma di 68 milioni di dollari, con l’obbiettivo di screditare il governo all’interno e all’estero; nei due anni precedenti alle proteste scoppiate nel 2018, USAID ha aggiunto altri 8 milioni, portando così a 76 milioni di dollari la somma il contributo di questa organizzazione alla destabilizzazione del Nicaragua.
In estrema sintesi, l’aggressione contro il Nicaragua si esplicita con sanzioni, piani di transizione, aiuti “umanitari” e demonizzazione dei suoi dirigenti.

Lo ribadiamo: tutto questo accade perché il Nicaragua, come Cuba e il Venezuela, sostiene l’integrazione, l’interscambio e la solidarietà come risposta agli assedi; i tre Paesi sono membri dell’ALBA-TCP e della CELAC e vedono degli alleati in Iran e Russia, dove Washington vede nemici. Ecco perché ciò che abbiamo visto finora conferma che le etichette assegnate a Cuba, Venezuela e Nicaragua sono l’epicentro di una guerra nella quale non hanno chiesto di stare ma che continua.
Iran e Nicaragua conducono una lotta comune contro gli Stati Uniti, che hanno imposto sanzioni a entrambi i Paesi e si sono impegnati ad ampliare la loro cooperazione.
Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha sottolineato le esperienze, identiche, delle due nazioni nella resistenza alle brutali pressioni economiche imposte dalle politiche unilaterali degli USA e ha incoraggiato i due popoli a superarle.
Queste dichiarazioni giungono mentre il Dipartimento di Stato USA, venerdì scorso, annunciava nuove restrizioni nei confronti di cinquanta famigliari di funzionari nicaraguensi strettamente legati al presidente del Paese e massimo dirigente della sua Rivoluzione del 1979, Daniel Ortega; tra i funzionari sanzionati vi sono parlamentari, procuratori e giudici.

L’annuncio del Dipartimento di Stato di sanzionare mediante restrizioni sui visti fa seguito a misure simili adottate contro altri cento funzionari lo scorso 12 luglio; gli Stati Uniti hanno affermato che “si crede che siano responsabili o complici nel compromettere la democrazia, compresi i responsabili o complici nel sopprimere proteste pacifiche o nel commettere abusi contrari ai Diritti Umani, come i famigliari diretti di tali persone”.
Dal canto suo, il Nicaragua denuncia la cinica e continua ingerenza e l’intervento nelle decisioni nicaraguensi da parte della Spagna; ha ricordato che il governo spagnolo ha l’obbligo di rispettare “le giuste richieste degli abitanti della cosiddetta Penisola Iberica”.
Ha ricordato, inoltre, l’esistenza di gravi questioni in sospeso fin dagli anni Ottanta, quando sotto la presidenza del socialista Felipe González, furono creati i cosiddetti “ Grupos Antiterroristas de Liberación” (GAL), che macchiarono per sempre la Spagna con responsabilità in crimini contro l’Umanità sui quali non si è mai indagato e peri quali nessuno è stato processato.
Furono circa quaranta le azioni terroriste compiute dai GAL, assassinando o ferendo impunemente oltre sessanta persone, senza che i successivi governi del Regno di Spagna si occupassero di rispondere alle vittime, chiarendo ognuno di quei crimini d’odio e contro l’Umanità che, secondo le Nazioni Unite, non si prescrivono mai, si ricorda nel documento.
Infine, il comunicato della cancelleria nicaraguense sfida la Spagna a permettere la libera partecipazione a votazioni ed elezioni, senza minacce, intimidazioni o carcere dei leader indipendentisti catalani e a non perseguitare al di fuori delle sue frontiere coloro che hanno solo rispetto per le loro idee, volontà e diritti.

Di José A. Amesty

Traduzione da www.rebelion.org
A cura di Gorri per Lavoro e Salute

19/8/2021

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