Alghe brune, un cibo per il pericolo atomico

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L’alga bruna o Fucus Vesiculosus, è un’alga appartenente alla famiglia delle Fucaceae, conosciuta sotto diversi nomi (Ascophyllum Nodoso, Quercus Marina, Black Tang o Kelp), che vive nelle zone medio-temperate o artiche (coste del Mare del Nord, del Mar Baltico, dell’Atlantico e del Pacifico).
Assomiglia ad una quercia per la forma delle foglie, per questo è denominata anche lingua di fuoco o lingua di serpente, per i bordi dentellati delle stesse. Le sue proprietà sono note fin dall’antica Grecia, quando veniva utilizzata come antidoto per il morso di serpenti velenosi o per la cura di problemi ghiandolari alla tiroide.

Fu il medico Duchesne-Duparc, nell’Ottocento, che utilizzandola nella cura della psoriasi si accorse che l’alga bruna agiva sul metabolismo dei grassi, per cui ha iniziato a utilizzarla con successo per curare l’obesità. I benefici dell’alga bruna sono relativi al peso. Questo vegetale monitora il peso corporeo, realizzando un’accelerazione del metabolismo basale che impedisce di ingrassare. L’alga bruna è anche un prodotto antidiabetico, antiulcera, gastro-protettivo, anticoagulante, antibatterico, antinfiammatorio, antiossidante e antivirale. Oggi questa pianta viene utilizzata per il controllo del peso corporeo e se ne usano i talli da cui si ricava l’estratto secco. Secondo un recente studio se ne sarebbe dimostrata anche l’efficacia antietà, se applicato localmente.

Ma queste non sono le sue uniche proprietà. Come sappiamo, quando avviene un disastro nucleare, il pericolo è quella della perdita di radiazione potendo fuoriuscire iodio radioattivo. Per evitare che si accumuli nella tiroide, occorre assumere iodio non radioattivo sotto forma di una compressa ad alto dosaggio. Le compresse allo iodio non proteggono da tutti gli elementi radioattivi, ma soltanto dagli effetti dannosi dello iodio radioattivo sulla tiroide. Altri elementi radioattivi richiedono ulteriori misure di protezione, come per esempio recarsi in un luogo protetto (casa, cantina o rifugio) per difendersi dalla radiazione diretta della nube radioattiva. Ciò che è importante sapere è che non bisogna assumere compresse allo iodio a titolo preventivo, in quanto rimedi efficaci soltanto se assunte al momento giusto. Se vengono assunte troppo presto, la protezione della tiroide al momento del passaggio della nube radioattiva potrebbe non essere più efficace o esserlo solo in parte.
Detto ciò, le compresse di iodio non solo il solo rimedio.

Il Dottor Franco Berrino, oncologo ed epidemiologo, ex-Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale Tumori ed attualmente Presidente de La Grande Via, associazione culturale che si occupa di dieta macromediterranea, alla luce del pericolo nucleare della Guerra in Ucraina, raccontava che ai tempi di Chernobyl i suoi ragazzi si stupivano della generosità con cui proponeva loro un gelato confezionato, uno dei prodotti industriali ultralavorati da cui abitualmente raccomandava di stare lontani. 
Lo facevo per via dell’acido alginico, che avrebbe potuto chelare il cesio radioattivo proveniente dalla centrale e impedirne l’assorbimento nell’intestino. L’acido alginico, estratto dalle alghe brune, è molto usato dall’industria alimentare come addensante per dolci e gelati. Tanto vale prenderlo direttamente dalle alghe, che inoltre sono ricche di iodio e possono saturare la tiroide proteggendola dallo iodio radioattivo che potrebbe arrivare da un eventuale incidente nucleare nelle centrali ucraine minacciate dalla guerra.” – ha dichiarato Berrino. 

Infatti, grazie alla ricchezza di iodio che contiene, l’alga bruna è in grado di stimolare l’attività della tiroide e quindi in grado di regolare il metabolismo. L’alga bruna contiene appunto iodio (0,03-0,2%) (di cui una parte si trova legato a proteine o amminoacidi), polifenoli (circa 15%), sali minerali, oligoelementi e mucopolisaccaridi quali l’acido alginico (circa 12%).
Se le compresse di iodio contengono solo lo iodio, le alghe brune contengono grandi quantità di iodio ed anche l’acido alginico che ci impedisce di metabolizzare e quindi assorbire il cesio radioattivo. È stato dimostrato che lo iodio presente nelle alghe è ottimamente biodisponibile pertanto queste risultano un’ottima alternativa al sale iodato in particolare in chi segue una dieta iposodica.

Nonostante il pericolo atomico non abbia mai finito di cessare, da Hiroshima e Nagasaki, alle sperimentazioni atomiche della Francia in Polinesia, nell’Oceano Indiano e nel Sahara, passando dalla vicenda della centrale di Chernobyl e in seguito con quella di Fukushima in Giappone; oggi si continua a paventare il pericolo dell’ennesimo disastro nucleare, aizzato delle continue minacce fatte dai Putin e Zelensky. Oggi in Ucraina vi sono preoccupazioni dovute all’eventualità di una fuoriuscita di radioattività causate da un lato dai combattimenti scoppiati nella zona di esclusione di Chernobyl; dall’altro, dal fatto che l’Ucraina gestisce 15 reattori nucleari in quattro sedi diverse nonché laboratori di ricerca che lavorano con sorgenti radioattive. Questi luoghi possono rappresentare un rischio aumentato in caso di guerra, oltre al timore di un possibile impiego di armi nucleari sia da parte russa sia da parte della NATO.

A tal proposito era proprio il Dottor Berrino a dare dei consigli alimurgici sul consumo delle alghe in vista del pericolo atomico:
Mangiamo quindi regolarmente le alghe, magari una forchettata al giorno, ci proteggeremo dal cesio e dallo iodio radioattivo e avremo anche altri benefici. Prendiamo una manciatina di alghe Arame, o Hijiki, o metà e metà (in Italia si comprano secche), ammolliamole per un’ora, strizziamole e saltiamole in padella per qualche minuto con olio EVO abbondante e uno spicchio d’aglio ben schiacciato con la forchetta. Poi yanghizziamo bene una cipolla tagliata fine nella stessa padella, uniamola alle alghe e frulliamo con uno o due cucchiaini di acidulato di umeboshi e uno o due cucchiaini di tamari. È un paté delizioso da servire su crostini di pane tostato. Accompagniamolo con una tazza di zuppa di miso con alga Wakame, preparata facendo bollire senza sale carota cipolla sedano e un pezzetto di Wakame e poi condendola con un cucchiaino di miso. Utile anche ammollare e cuocere i legumi con alga Kombu, che però è ricchissima di iodio, per cui è bene non mangiarne frequentemente.

A proposito dell’assunzione adeguata di iodio ricordiamo che da uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’Italia rientra nel gruppo delle regioni con un consumo carente di iodio. Quindi un utilizzo moderato di alghe brune non è in generale da temere anzi è consigliabile purché si abbia l’avvertenza di non assumerne quantitativi eccessivi. Ovviamente bisogna stare attenti a non esagerare: “Lo iodio è un elemento indispensabile alla vita, ma è meglio non esagerare con le quantità, perché come tutte le cose che fanno bene alla salute, se assunto in eccesso fa male. La distribuzione del sale iodato per prevenire il gozzo nelle valli montane dove lo iodio è carente, ad esempio, ha causato epidemie di tiroidite autoimmune.” – dichiarava Berrino.

Visto il contenuto di iodio, l’alga bruna è controindicata infatti in caso di ipertiroidismo e vanno comunque assunti con cautela anche nei casi di presunta alterata funzionalità della tiroide. Si consiglia di effettuare cicli periodici di sospensione del prodotto circa due mesi, non va usato senza interruzione. In presenza di ipertensione è opportuno consultare il medico prima dell’uso ed è generalmente controindicato in gravidanza. Il sovradosaggio può causare tremori, tachicardia, ipertensione arteriosa, diarrea.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

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