Alla faccia della giusta transizione

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Difficile parlare di svolta verde, quando il piano di investimenti 2020-2024 della compagnia certifica che ben 6,5 miliardi di euro, sui 7,4 totali, sono destinati alla costruzione di infrastrutture per il trasporto del gas, che rimane un combustibile fossile al di là dei tentativi di dipingerlo come una fonte “pulita”.

Lo scorso gennaio, Werner Hoyer, il presidente della Banca europea per gli investimenti, ha dovuto ammettere che il gas per l’istituzione di cui è a capo deve essere solo un ricordo del passato.

Parliamo della stessa Banca che per decenni ha investito miliardi di euro di fondi pubblici in progetti anche per l’estrazione del gas, come per esempio il famigerato TAP.

Nella pubblicazione si spiega come Snam abbia avuto e stia avendo un ruolo chiave proprio nella controversa vicenda del TAP. Va ricordato che anche un manager di Snam Rete Gas è al momento a processo a Lecce con l’accusa di disastro ambientale – il procedimento sta andando molto a rilento, a differenza di quelli che vedevano alla sbarra gli attivisti No TAP, tanto che la prossima udienza è prevista per settembre.

Ma Snam sta incidendo anche nel mancato percorso energetico virtuoso che avrebbe potuto imboccare la Sardegna, perché invece di lasciar spazio a un piano di elettrificazione dell’isola, punta ancora forte sul processo di metanizzazione, nonostante il tanto strombazzato progetto della dorsale del gas sia quasi lettera morta.

Il piano alternativo della società di San Donato Milanese è incentrato nel disseminare impianti per il processamento di gas naturale liquefatto sulle coste sarde, realizzando così una “rete virtuale” con impianti LNG, depositi di gas e mini-gasdotti.

Una possibile e realizzabile transizione energetica viene così sacrificata sull’altare di un modello vecchio e nemico del clima.

Il rapporto di Re:Common riprende un importante studio condotto dall’organizzazione statunitense Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), che ha analizzato la strategia 2020-2024 di Snam e il suo obiettivo “net zero” (zero emissioni nette di gas serra) entro il 2040.

I risultati del lavoro di IEEFA sono molto rilevanti e particolarmente critici nei confronti della società italiana, accusata di conteggiare in modo inadeguato le sue emissioni di gas serra.

Secondo IEEFA, fra il 2017 e il 2019 le emissioni derivate dall’utilizzo finale del gas trasportato da Snam, che l’azienda non include nel suo computo delle emissioni, ammonterebbero a 70 volte quelle dichiarate ufficialmente.

Senza poi tenere in alcuna considerazione le fughe di metano che si verificano durante il trasporto. Eventi non così infrequenti e il cui impatto sulla crisi climatica è superiore rispetto a quanto ritenuto in precedenza.

“In base ai dati forniti da IEEFA e riportati nel nostro rapporto, se Snam afferma che sarà a ‘zero emissioni nette entro il 2040’, lo fa partendo da una premessa quanto meno discutibile, ossia con un conteggio delle emissioni monco e una strategia inadeguata” ha dichiarato Elena Gerebizza di Re:Common, autrice della pubblicazione insieme a Filippo Taglieri. Per la Gerebizza “La forte spinta di Snam per lo sviluppo dell’idrogeno derivato da gas fossile rischia di traghettarci al 2050 in maniera assolutamente inadeguata, ancora troppo dipendenti dal gas e con emissioni di metano in atmosfera sempre più alte”.

“I prossimi dieci anni saranno cruciali per il clima e per la costruzione di una società più sostenibile e giusta, non possiamo rischiare di sprecarli per seguire l’agenda di Snam.

Purtroppo, duole dirlo, per una vera transizione ecologica certe imprese dovrebbero radicalmente cambiare le proprie attività principali invece di camuffare le solite fonti fossili con un tocco di green e uno di blue” l’amara riflessione di Filippo Taglieri.

Luca Manes

21/4/2021 https://comune-info.net

PER SCARICARE IL RAPPORTO: https://www.recommon.org/download/lingiusta-transizione/ 

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