Anche a Scuola si muore per Amianto

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E’ opinione diffusa che le morti per amianto, asbesto, siano riconducibili esclusivamente a particolari attività come la cantieristica navale, l’industria del cemento armato, le industrie chimiche, le raffinerie di petrolio, il settore della difesa militare o a determinate località. Non è così. I soggetti coinvolti per motivi professionali dalle malattie correlate all’amianto appartengono ad un ampio ventaglio di attività economiche/lavorative, alcune insospettabili.

L’elenco è estremamente variegato e frazionato e vedono la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione all’amianto è avvenuta per la presenza del materiale nel luogo di lavoro e non per uso diretto come chi opera nel settore della riparazione e manutenzione di autoveicoli dovute soprattutto all’ esposizione indotta dalla presenza di amianto nei freni e di persone ammalate in luoghi di lavoro come la pubblica amministrazione, sanità, scuole. Abbiamo ancora  plessi con  scuole, tra infanzia, primaria, media inferiore e superiori,  locati vicino a complessi  industriali che si occupavano, fino agli anni ottanta, della lavorazione di questo minerale. La gravità della situazione deriva dal fatto che il terreno non è mai stato bonificato .

Le fibre di amianto, se inalate, possono provocare il mesotelioma da asbesto, uno dei tumori più pericolosi e con più alta incidenza di mortalità. Il mesotelioma è un tumore maligno correlato dovute all’esposizione alle fibre disperse nell’aria dell’amianto. Le neoplasie dovute all’amianto vanno ad interessare pleura, peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo. Il Mesotelioma ha una latenza temporale particolarmente elevata, quindici/quarantacinque anni e un decorso di uno/due anni. E’ considerato un tumore raro ed è particolarmente infausto. I dati del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) mostrano aspetti di particolare interesse. Si tratta  di insegnanti elementari; professori di scuola secondaria superiore; tecnici chimici; collaboratori scolastici ed assimilati. Il personale docente e non docente di scuole di vario ordine e grado ha potuto subire un’esposizione ambientale, ad amianto, presente sulle o nelle strutture edilizie (amianto spruzzato in palestre, pannellature in amianto, coibentazioni di tubazioni) soggette ad usura e/o oggetto di interventi di manutenzione come risulta dai censimenti degli usi di amianto nelle strutture pubbliche. Cartoni e tessuti di amianto potevano essere utilizzati in laboratori tecnici, esempio il DAS in polvere conteneva un’alta percentuale in peso di amianto della varietà crisotilo.

Le regioni maggiormente coinvolte sono Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Toscana. Per i lavoratori del comparto istruzione appare minore, ma occorre tenere conto di altri fattori non trascurabili. E’ stato stimato intorno a 1/1 il rapporto fra casi di mesotelioma e casi di tumore asbesto correlato: ovvero per ogni caso di decesso dovuto a mesotelioma si rileva un decesso per tumore di altro genere correlato all’amianto. I dati del Rapporto fanno riferimento esclusivamente al personale del comparto scolastico, non agli studenti che trascorrono gran parte della loro giornata all’interno degli edifici scolastici e per i quali non esistono statistiche. Tutti accomunati dall’aver trascorso anni e anni in aule e costruzioni “imbottite” di eternit: spruzzato per coibentare le tubazioni o usato in pannelli da isolante termico e antincendio, come è avvenuto a lungo in tutti gli edifici pubblici. Nelle scuole era facile trovare cartoni e tessuti d’amianto nei laboratori tecnici e artigianali e prima che venisse commercializzato sotto forma di panetto premiscelato e pronto all’uso perfino il Das in polvere conteneva un’alta percentuale di crisotilo, il cosiddetto “amianto bianco”.

Eh… sì,  insegnare, a volte, fa ammalare: ho incontrato colleghi demotivati, arrabbiati, docenti che entrano in aula con vane speranze, ho visto scuole poco accoglienti, scuole fatiscenti, scuole non a norma sulla sicurezza, scuole con pareti in cartongesso dove la mia voce si sovrapponeva a quella di un altro collega e, nel migliore dei casi, si assisteva ad una lezione in compresenza involontaria e nel peggiore dei casi, invece, si aveva una sgradevolissima cacofonia pedagogica e vocale che portava i ragazzi a una forma di ipnosi cognitiva, ho visto bagni con molteplici tele dei ragni, soffitti che talvolta lasciano cadere dolcemente un pannello come a voler accarezzare la testa di allievi ed insegnanti, quasi a voler dimostrare tanto affetto in più che fa bene all’anima.

Quando ho deciso di fare questa professione, non avrei mai pensato che l’amianto rientrasse nei miei ridottissimi privilegi. Certo, moriamo tutti di qualcosa: chi per il cuore che smette di avere la sua funzione,  chi perché il cervello inizia a trasformarsi in corteccia inerte ed inutile, chi per bournaut, chi perchè non ha più voglia di vivere, ma che le scuole, luogo deputato alla crescita intellettiva e culturale dei nostri bambini e adolescenti dove ogni giorno assieme a docenti e non docenti vi trascorrono tante ore potesse dare una mano così evidente alla triste mietitrice è difficile accettarlo. Negli ultimi 50 anni intere generazioni di studenti, di docenti e tecnici dei laboratori hanno operato in strutture dove l’amianto era ampiamente diffuso sia negli ambienti di studio e di lavoro, sia nelle attrezzature di laboratorio senza che fossero a conoscenza dei rischi che correvano anche se pensavano di sapere. La legge 257 del 1992 obbliga a verificare la presenza di amianto negli edifici pubblici come scuole, strutture sanitarie, uffici pubblici. Ulteriori norme per lo smaltimento dei materiali pericolosi sono contenute in leggi successive promulgate nel 2009 e nel 2011. La legge del 2011 ha riconosciuto anche per la prima volta il diritto dei lavoratori esposti all’amianto a un risarcimento per malattia professionale.
Si racconta che Carlo Martello banchettasse su tovaglie filate con le fibre di amianto e che, dopo il pasto, stupisse i suoi ospiti gettando la stoffa nel fuoco da cui, magicamente, la ritraeva intatta.  Non mancherà di stupire sapere che, in realtà, già Plinio il Giovane aveva osservato che gli schiavi che lavoravano con il minerale di asbesto si ammalavano. Oggi è ampiamente dimostrato che la pericolosità dell’asbesto fosse nota fin dai tempi antichi e, pertanto, non possono esserci giustificazioni in merito all’impiego indiscriminato che ne è stato fatto, non soltanto nei luoghi della produzione industriale, ma anche nei luoghi pubblici come ospedali, scuole, uffici, quei luoghi che proprio per la loro funzione “pubblica”, hanno il dovere di garantire condizioni di massima sicurezza e salubrità.

Marilena Pallareti

Docente Forli Associazione Attac Italia

Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

www.lavoroesalute.org

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