Andrea, funerali e dubbi sull’urgenza del Tso.

Soldi Andrea

Ieri le esequie dell’uomo di 45 anni morto durante un trattamento obbligatorio. Spuntano le testimonianze secondo cui Soldi sarebbe stato disponibile a farsi ricoverare in una struttura indicata dallo psichiatra intervenuto Un foglio colo­rato, appeso alla pan­china dove si sedeva ogni giorno. «Ciao Andrea, gra­zie per il tuo affetto, ti ricor­de­remo sem­pre». E poi, fiori e biglietti, su quei tre assi verdi in piaz­zetta Umbria, non distante dal cen­tro di Torino, su cui pas­sava i pome­riggi Andrea Soldi. Lì è stato preso con­tro la sua volontà, per un trat­ta­mento sani­ta­rio obbli­ga­to­rio, richie­sto da uno psi­chia­tra. Tre agenti della poli­zia muni­ci­pale, in bor­ghese, lo hanno affer­rato con i guanti neri strin­gen­do­gli il collo, amma­net­tan­dolo a pan­cia in giù. Ieri, si sono svolti i fune­rali: «Nel nostro cuore c’è tan­tis­simo dolore, ma non ran­core», ha detto, durante l’omelia, don Primo Soldi, zio dell’uomo di 45 anni morto mer­co­ledì scorso. La sorella Maria Cri­stina Soldi non può dimen­ti­care quella col­lana di lividi attorno al collo di Andrea, le cica­trici sul volto e i segni bian­chi ai polsi. Ora, chiede giu­sti­zia. «Quel Tso non era neces­sa­rio, ave­vano aspet­tato sette mesi, pote­vano aspet­tare ancora un giorno», rac­conta. Andrea aveva già rice­vuto cin­que Tso ma con altre moda­lità. «Era un buono, gene­roso, mai vio­lento o auto­le­sio­ni­sta, solo un po’ inge­nuo. La prima crisi di schi­zo­fre­nia acuta è arri­vata all’improvviso, era in caserma per il ser­vi­zio di leva. Fino al 1991 non aveva mai dato segni di malattia». I primi risul­tati dell’autopsia ordi­nata dal pm Raf­faele Gua­ri­niello hanno san­cito che il collo dell’uomo è stato stretto troppo a lungo e che sull’ambulanza, durante il viag­gio in ospe­dale, non è stato fatto nes­sun inter­vento di ria­ni­ma­zione, per­ché il paziente amma­net­tato die­tro alla schiena. Sono inda­gati per omi­ci­dio col­poso Enri Bot­turi, Ste­fano Del­mo­naco – il respon­sa­bile della presa — e Manuel Vair, gli agenti della pat­tu­glia “Pegaso 6″, e lo psi­chia­tra che ha richie­sto il Tso, Pier Carlo Della Porta. La pro­cura di Torino sta valu­tando anche il reato di omis­sione di soccorso. «Per­ché una vio­lenza simile per farlo salire sulla barella? Un approc­cio insen­sato. Per­ché già esa­nime e con una crisi respi­ra­to­ria in corso è stato cari­cato a pan­cia in giù ed amma­net­tato?», si chiede ora l’avvocato Gio­vanni Soldi, cugino della vit­tima e legale della fami­glia. Secondo la dina­mica emersa, l’effetto sca­te­nante è stato dato da una stretta forte, ecces­siva, fatta con il brac­cio da uno dei vigili. 15 secondi, troppi. Non uno stran­go­la­mento ma «choc da com­pres­sione latero late­rale», come rife­rito dal medico legale, Val­ter Declame, che su inca­rico del pm Gua­ri­niello ha effet­tuato l’autopsia. La com­pres­sione del collo non basta, però, a spie­garne la morte; som­mata all’assenza di mano­vre di ria­ni­ma­zione, avrebbe pro­vo­cato il decesso. Per­ché nes­suna delle otto per­sone pre­senti sulla scena ha cer­cato di ria­ni­marlo? Andrea aveva il volto cia­no­tico. Per­ché nes­suno gli ha tolto le manette prima di cari­carlo sull’ambulanza, dove non è salito nes­sun sani­ta­rio? «Se sia stata la stretta al collo o le manette fatali lo diranno meglio i pros­simi dati dell’autopsia a cui ho assi­stito con un nostro medico», spiega l’avvocato Soldi, che nota come sia stata appli­cato un approc­cio «da poli­zia giu­di­zia­ria». Andrea non aveva com­messo nes­sun reato. È pur­troppo ormai diven­tato con­sue­tu­dine l’ammanettamento die­tro alla schiena, una pra­tica figlia dell’americanizzazione delle nostre forze dell’ordine ini­ziata oltre vent’anni fa. Il coman­dante della poli­zia muni­ci­pale, Alberto Gre­gna­nini sostiene che «a Torino le pro­ce­dure sono con­formi alle leggi». La prassi per­met­te­rebbe quanto è acca­duto in piaz­zetta Umbria, dove un medico ha dato il sema­foro verde al Tso senza atten­dere l’apposita ordi­nanza del sin­daco. In ogni caso «c’è l’impegno comune — con­ti­nua — a miglio­rare e a garan­tire la mas­sima tutela e la pro­te­zione dei pazienti». Al vaglio dell’inchiesta coor­di­nata da Gua­ri­niello, spun­tano anche le testi­mo­nianze che rile­vano una dispo­ni­bi­lità di Andrea a farsi rico­ve­rare in una strut­tura indi­cata da Roberto Mes­sa­glia, lo psi­chia­tra che era arri­vato ai giar­di­netti per con­tro­fir­mare l’intervento richie­sto da Della Porta e che aveva par­lato con l’uomo, salvo poi andar­sene prima che la situa­zione si aggra­vasse. Era dun­que così urgente il Tso?

COMMENTO :

Andrea tutta la mia tenerezza e tutta la mia pietà .

Edo Facchinetti

13/8/2015 www.ilmanifesto.info

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