Apple non salverà il pianeta

Apple vuole essere considerata il gigante buono della tecnologia. Visto che le pratiche lavorative di Amazon e le politiche di gestione dei contenuti di Facebook hanno suscitato la pubblica indignazione, Apple si è posizionata come alternativa socialmente consapevole. Afferma di avere a cuore la privacy e ha intrapreso azioni specifiche mirate ai movimenti Lgbtq e per la giustizia razziale. Ma una delle sue maggiori aree di interesse è rappresentata dall’ambiente.

L’azienda da tempo pubblicizza i materiali riciclati utilizzati nei suoi prodotti. Ha anche aggiunto tutta una serie di iniziative per presentarsi come marchio sostenibile. Apple si è impegnata a utilizzare il 100% di energia rinnovabile, anche nel suo nuovo campus tentacolare, e afferma di preoccuparsi del riciclaggio con il suo robot di smontaggio Daisy. Nell’ottobre 2020, ha persino reso noto che non avrebbe più imballato caricabatterie o cuffie con i nuovi iPhone per impedire che finiscano in discarica. A livello superficiale, sembrano tutte grandi iniziative. Ma basta approfondire per scoprire che ci sono alcuni problemi.

Nonostante tutti gli alberi del campus di Apple, il modo in cui è costruito necessita che ci si arrivi in automobile: l’edificio ha in realtà più parcheggi che uffici. Apple rende i suoi dispositivi incredibilmente difficili da riparare e, sebbene il riciclaggio sia cosa giusta, fare in modo che le persone non debbano sempre sostituire i propri computer è molto meglio. È stata multata in Brasile per aver tolto i caricabatterie dalla scatola e i critici affermano che la decisione dell’azienda su caricabatterie e cuffie risponde più dall’urgenza di ridurre i costi di spedizione che all’ambientalismo. Tra l’altro, il prezzo non è diminuito anche quando gli accessori sono stati rimossi.

Più si approfondiscono i loro piani ambientali aziendali, più si rivelano campagne di greenwashing intelligenti per pratiche aziendali insostenibili. Ma ciò non ha impedito ad Apple di insistere col suo approccio.

Compensare le emissioni

Nell’aprile di quest’anno, Apple ha annunciato il suo Restore Fund, con l’obiettivo di fare «investimenti in progetti forestali per rimuovere il carbonio dall’atmosfera». Ha spiegato che il fondo da 200 milioni di dollari avrebbe «rimosso almeno un milione di tonnellate di anidride carbonica all’anno dall’atmosfera». Conservation International è un partner del progetto, presumibilmente per dare legittimità al fondo agli occhi degli ambientalisti liberal, ma il coinvolgimento di Goldman Sachs e il requisito che i progetti producano rendimenti finanziari presentano seri problemi.

Il Restore Fund non è un’organizzazione filantropica o caritatevole; è un veicolo di investimento. Il piano di Apple è quello di finanziare progetti forestali «generando un ritorno finanziario per gli investitori», perché le foreste che propone di gestire si qualificheranno per i crediti di carbonio per compensare le emissioni nella catena di approvvigionamento dell’azienda. I suoi sforzi esistenti con Conservation International includono foreste in Colombia, Kenya e Tanzania e, sebbene non sia ancora chiaro dove investirà il Restore Fund, ci sono seri problemi con questo metodo di riduzione del carbonio.

Le compensazioni di carbonio sono state adottate come mezzo per ridurre le emissioni da grandi aziende e governi di tutto il mondo, in parte perché in realtà non richiedono a tali entità di ridurre le proprie emissioni. Consentono loro di pagare qualcun altro per ridurre o catturare le emissioni. Ma i progetti di compensazione hanno dimostrato più e più volte di non dare i vantaggi che promettono.

Nel 2019, la giornalista di ProPublica Lisa Song ha scritto un’inchiesta approfondita in cui ha scoperto che «i crediti di carbonio non avevano compensato la quantità di inquinamento che avrebbero dovuto fare, o avevano generato vantaggi che sono stati rapidamente annullati e che tanto per cominciare non potevano essere misurati con precisione». Song ha svelato la storia degli standard di compensazione falliti, ma si è concentrata specificamente sui progetti forestali, che in molti casi hanno dimostrato di non fornire le riduzioni di carbonio promesse.

Nell’annuncio di Apple, si spiega che «il Restore Fund utilizzerà solidi standard internazionali sviluppati da organizzazioni riconosciute come Verra, l’Intergovernmental Panel on Climate Change e la Convenzione delle Nazioni unite sul clima». Song ha scoperto che tutti questi gruppi sono stati coinvolti in progetti e standard discutibili. Ha fornito l’esempio di un piano di compensazione in Cambogia «pensato per proteggere 13 siti boschivi che coprono un totale di 246 miglia quadrate». Al momento della sua segnalazione, aveva venduto 48.000 crediti, anche se la copertura forestale era scesa dall’88% nel 2008 al 46% nel 2017, secondo le immagini satellitari.

Quando Song ha contattato Verra, che «ha fissato gli standard di garanzia della qualità per i crediti generati», ha detto che aveva bisogno di fare le proprie ricerche poiché i consulenti del progetto non avevano fornito alcun aggiornamento in cinque anni. Ma i crediti venivano ancora venduti per compensare le emissioni.

La piantumazione di alberi e la gestione delle foreste richiedono molto tempo per catturare le emissioni, ma le aziende ricevono compensazioni immediate per i loro investimenti. Nel 2020, Greenpeace Uk ha spiegato: «I progetti di compensazione semplicemente non forniscono ciò di cui abbiamo bisogno: una riduzione delle emissioni di carbonio che entrano nell’atmosfera. Piuttosto, sono una distrazione dalle vere soluzioni ai cambiamenti climatici». Se Apple vuole aiutare a gestire le foreste, va bene, ma non dovrebbe cercare ritorni finanziari per cercare di compensare le emissioni prodotte altrove.

Profitto dai disastri

Il Restore Fund e le altre iniziative ambientali di Apple non sono sufficienti per affrontare l’impatto ambientale dell’azienda e le sue pratiche commerciali. Il principale modello di business di Apple è la vendita di hardware ai consumatori e con un incentivo al fatto che le persone sostituiscano regolarmente quell’hardware invece di garantire che duri il più a lungo possibile.

Apple presenta piccoli ritocchi come fossero cambiamenti rivoluzionari, ha aggiunto un’intera gamma di colori ai suoi telefoni e computer e ridisegna regolarmente il suo prodotto. Ciò non avviene per divertimento o perché è quello che ritengono i clienti vogliano, ma perché offre l’opportunità di convincere le persone ad acquistare nuovi prodotti anche se non ne hanno bisogno. Per molti, i prodotti Apple sono simboli di status: avere il telefono o il laptop più recente è un modo per ostentare il proprio stile o ricchezza.

Oltre a ciò, i dispositivi Apple sono anche importanti strumenti di comunicazione. Le vendite dell’azienda sono state significativamente più alte del previsto durante la pandemia, poiché le persone hanno acquistato nuovi computer, telefoni e tablet per il lavoro e l’istruzione a distanza. Apple ha riscontrato enormi guadagni dalla pandemia e prevede che le sue vendite trarrebbero vantaggio anche dall’accelerazione dei disastri climatici.

In un report del 2019 che delinea i rischi e le opportunità presentati dalla crisi climatica, Apple ha spiegato che «i dispositivi mobili possono fungere da rete di comunicazione dorsale in situazioni di emergenza e quasi emergenza». Gli smartphone contengono funzioni come torcia elettriche, radio e la possibilità di accedere a Internet che sono inestimabili durante i disastri, il che conduce l’azienda a prevedere che potrebbero implicare «un aumento della fedeltà e della domanda dei clienti» se questi disastri diventeranno più frequenti.

Apple non ci salverà

Con questo non intendo dire che Apple punta a incrementare il cambiamento climatico per lucrare sui disastri. Non ci credo. Ma le sue pratiche commerciali stanno contribuendo al riscaldamento del pianeta ed è disincentivata dal cambiarle perché ciò interromperebbe flussi di entrate affidabili.

Le iniziative ambientali di Apple sono progettate per rendere ecologici modelli di produzione e consumo fondamentalmente insostenibili essenziali per i suoi profitti. Questi includono di tutto, dall’estrazione di minerali nel Sud del mondo e produzione in fabbriche con condizioni di lavoro e pratiche ambientali discutibili alla frequente sostituzione e smaltimento dei suoi dispositivi elettronici che potrebbero invece essere costruiti per durare e riparati quando hanno problemi per prolungarne ulteriormente la durata.

Apple non ha alcun incentivo a creare prodotti che possono essere facilmente riparati o a smettere di promuovere gli aggiornamenti incrementali come rivoluzioni hardware che le persone semplicemente devono avere. Ciò ridurrebbe le vendite, i ricavi e il valore per gli azionisti. Invece, sta cercando di incentivare un consumo più regolare attraverso progetti come il programma di aggiornamento per iPhone, che consente ai clienti di pagare un canone mensile e aggiornare il proprio telefono ogni 12 mesi.

Le grandi aziende come Apple vogliono farci credere che si preoccupano del pianeta e stanno affrontando le loro pratiche insostenibili mentre continuano a operare praticamente nello stesso modo di prima. Dobbiamo smettere di credere che le multinazionali guideranno la corsa verso un mondo sostenibile. Il capitalismo limiterà sempre la loro capacità di apportare i cambiamenti davvero necessari.

Paris Marx è il conduttore del podcast Tech Won’t Save Us. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

17/6/2021 https://jacobinitalia.it

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