Atlantismo versus europeismo

Se si potesse discutere non sul baratro di una guerra sarebbe interessante riflettere su cosa significhi che Putin “critichi” Lenin per aver “riconosciuto” l’Ucraina naturalmente nell’ambito dell’Urss. E non se la prenda con Eltsin che sciolse l’Urss contro la volontà di Gorbaciov. Ma questa tendenza alla “grande Russia”, come tutti i “nazionalismi” e gli “imperi di mezzo” sono il frutto della guerra al comunismo fatta dall’Atlantismo già all’indomani della seconda guerra mondiale uccidendo le speranze nate dalla lotta al nazifascismo. Naturalmente nessuna assoluzione dello stalinismo ma certo la logica imperialista dell’Atlantismo ha prodotto il peggio. I danni fatti dall’espansionismo NATO dalla ex Yugoslavia alla ex URSS sono pesantissimi. Per altro con un atlantismo palesemente pieno di contraddizioni. Una Turchia “buona” per la NATO ma non per la UE. Le “autodeterminazioni” che valgono per gli ex Yugoslavia ma non per i curdi. Veramente 30 anni pessimi di “contesa” tra imperialismo e nazionalismi che avviene dentro la globalizzazione capitalistica finanziaria a cui tutti partecipano.

L’Atlantismo è uno di quei termini che la Storia condannerà e considererà tossico come il colonialismo. Diciamo che il mio è un auspicio ottimista. E per me anche un impegno di lotta. Credo che occorrerebbe istituire un vero e proprio “tribunale” democratico per ricercare, denunciare, rendere pubblici i “misfatti” commessi in nome  dell’Atlantismo. Questa ideologia  ha la responsabilità storica di aver nullificato le speranze “conquistate” al prezzo di due Guerre mondiali. La prima figlia dei conflitti tra le potenze imperialiste e coloniali. La seconda del delirio nazifascista e della acquiescenza occidentale e capitalistica provocata dell’anticomunismo. Non ho nessuna intenzione di “assolvere” le terribili degenerazioni staliniste e il fallimento del “socialismo reale”. Ma questi due elementi non possono essere un alibi per le responsabilità dell’Atlantismo. Che, per altro, è stato il vero elemento destabilizzante delle prospettive di pace che l’intero Mondo aveva dopo l’olocausto. Non solo l’Alleanza atlantica e la NATO nascono ben prima del Patto di Varsavia ma le loro dinamiche guerresche sono una assoluta prerogativa. Agiscono dall’esterno, dalla Corea, al Vietnam alle tante guerre che abbiamo visto moltiplicarsi anche dopo la fine del “pericolo comunista”. Promuovono golpe. Minano gli ordinamenti costituzionali dall’interno, dal maccartismo a Gladio. Ciò che si muove invece fuori dall’Atlantismo sono i grandi movimenti di liberazione e le rivoluzioni, dalla Cina all’Africa. La logica di blocco che caratterizza il patto di Varsavia appare quasi “difensiva” per quanto ingiustificabile. Per altro il “mondo comunista”, non è un monolite come dimostra il muoversi su logiche diverse tra URSS e Cina. Al contrario l’imperialismo atlantico mostra una “disciplina di classe” realmente “bolscevica”.

Di fatto l’Atlantismo ferisce nel profondo lo spirito del dopoguerra.

Non ha alcun senso geografico o storico. È puramente ideologico e di classe. È l’arma della restaurazione. Passa con “disinvoltura cinica” dall’anticomunismo, alle guerre a terroristi che spesso sono stati prima alleati, addirittura alla definizione “maligna” dei “tratti asiatici” che sembra una parodia del politicamente corretto tanto falsamente evocato.

Divide l’Europa non solo tra Est e Ovest ma ripetutamente al proprio interno geopolitico e sociale. C’è chi sostiene che la nascita stessa del processo di unità europea fosse in chiave anti URSS. Non è la mia idea. O meglio, penso che ci sia qualcosa di vero ma che l’Europa, da cui provengono le origini coloniali che daranno vita all’impero USA, abbia storicamente realizzato un compromesso sociale “avanzato” che ha maturato sul campo. Per questo l’”Europeismo” non è leggibile come pura articolazione dell’Atlantismo, ma ha contraddizioni reali e potenziali. Certo la gestione del dopo ’89, le chiavi mercatista e anticomunista assunte dalla UE di Maastricht e dall’allargamento “intrecciato” con quello della NATO, fanno pensare a una lettura classicamente interimperialistica. Ma, da un lato la dimensione totalizzante della globalizzazione finanziaria capitalistica muta i caratteri tradizionali di queste contraddizioni in nome del prevalente della lotta di classe rovesciata. Dall’altro, il compromesso sociale europeo, per quanto aggredito sistematicamente, non riesce ad essere del tutto cancellato. Certo la UE in costruzione condivide gran parte delle responsabilità atlantiche del trentennio inglorioso, dalla ex Yugoslavia alla Ucraina, passando per tutte le guerre. E, addirittura, partecipa di processi di “revisionismo” storico che negano la “verità storica” della lotta al nazifascismo e dunque della stessa genesi democratica. Eppure il modello sociale europeo continua ad essere “eccessivo” per il capitalismo globalizzato.

Nel frattempo all’ombra del capitalismo globale finanziarizzato che si unisce nella lotta di classe rovesciata, “grazie” alla “vittoria” sul comunismo (quello sovietico), il Mondo si è riarticolato per grandi aree conniventi e confliggenti a seconda dei momenti e dei temi. La Russia di Putin. La Cina. La Turchia, Gli Emirati. L’India. Non proprio un avanzamento rispetto al dopoguerra. Le contraddizioni politiche e valoriali dell’Atlantismo sono tanto manifeste per quanto è totalizzante la propaganda a sostegno. Come dicevo all’inizio la Turchia di Erdogan non è buona per la UE ma va bene per la NATO. Le “autodeterminazioni” dei popoli sono valide a correnti alterne. Le guerre umanitarie meriterebbero processi. L’Ucraina del massacro di Odessa è l’ultima ed attuale. Che però mostra cosa significa “convergere” nella finanziarizzazione ma poi pagare le bollette della energia quotata in borsa. Non sono i pozzi in fiamme per la guerra in Irak ma i contratti spot fatti per speculare sul metano che ora si impennano in borsa per i venti di guerra a mostrare le connivenze confliggenti del capitalismo di oggi. Certo, come per la pandemia, le big dell’energia, come quelle dei farmaci, fanno profitti enormi e comunque. Ma negare i “costi sociali” di tutto ciò è difficile. Si può “giocare” con l’autarchia delle estrazioni o con il nuovo “miracolo nucleare”, additare Putin come “cattivo dei rubinetti” (cosa negata dai fatti) ma resta che l’Atlantismo lo paghiamo in bolletta, anche molto caro.

Ecco che un nuovo Europeismo non solo autonomo ma sociale, democratico, riconnesso con le aspettative di democrazia globale del secondo dopoguerra e con i problemi planetari dell’oggi, sarebbe necessariamente versus l’Atlantismo. Non solo fuori dalla NATO ma impegnato a dichiarare questa organizzazione per quello che è, “illegale” e contraria alla democrazia globale.

Roberto Musacchio

23/2/2022 https://transform-italia.it

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