Aumenta la povertà nel Meridione e tra i minori

Aggiorniamo grazie all’Istat i dati sulla povertà in Italia. Nel 2021 in povertà assoluta troviamo 5,6 milioni di persone e 1,9 milioni di famiglie. Il 9,4% degli italiani vive in povertà assoluta, una conferma del “record” toccato nel 2020, l’anno di maggior impatto della pandemia da covid. 1,4 milioni tra le persone in queste condizioni sono minori, il 14,2% del totale. Il dato di stabilità non deve però ingannare: l’incremento dell’1,7% nella spesa per consumi delle famiglie povere si scontra con un’inflazione arrivata all’1,9% nel 2021 (un dato che sappiamo già destinato ad aumentare di grandezza nel 2022, avendo i dati sull’inflazione di quest’anno sotto gli occhi). Se la compensazione dell’inflazione fosse stata in assoluta parità la cifra di persone e famiglia povere sarebbe scesa al 7% contro il 7,7 % attuale e quella degli individui all’8,8% contro il 9,4%.

La povertà assoluta resta più alta nel Sud d’Italia, con il 10% delle famiglie colpite contro la media nazionale del 7,7% e con un aumento dello 0,6% rispetto al 2020, mentre è leggermento sceso al Nord, dal 7,6 al 6,7%. Il 42,2% delle famiglie povere risiede nel Mezzogiorno, +3,6% rispetto al 2020, mentre nel settentrione la media si è abbassata dal 47% al 42,6%. Per quanto riguarda le singole persone il Nord registra una riduzione dal 9,3% all’8,2% mentre cresce al Sud dall’11,1% del 2020 al 12,1% del 2021 (13,2% al Sud). A determinare la ripresa del Nord sono in particolare le regioni del Nord Ovest dove l’economia sembra riprendere quota. La ripresa del Nord Ovest ha fatto sì che il numero di poveri sia ridiventato sostanzialmente simile tra nord e meridione, tornando ai livelli del 2019.

Lo studio dell’Istat ci racconta anche che a essere colpite più duramente sono le famiglie più numerose. La loro condizione ha subito un netto peggioramento tra il 2020 e il 2021. La povertà assoluta tocca, tra i circa due milioni di nuclei colpiti in totale, il 22,6 delle famiglie con cinque e più componenti, l’11,6% di quelle con quattro componenti, mentre quelle con tre componenti diminuiscono dall’8,5 al 7,1% e diminuiscono anche quelle con due componenti dal 5,7 al 5,0%). Questa rilevazione ci porta al problema forse più grave tra gli altri dovuti alla povertà, quella dei minori. I nuclei familiari in povertà con tre o più minori sono il 22,8% contro l’8,1% dei nuclei con un minore. Dai minori all’infanzia il passo è breve, con il 12,1% di famiglie in povertà assoluta dove sono presenti bambini. In totale troviamo 1 milione e 382 mila tra bambine e bambini in povertà assoluta, il 14,2% come media nazionale che raggiunge il 16,1% al Sud.

Due dati per concludere la sintesi del rapporto Istat. Per quanto riguarda gli anziani, la povertà è minore nelle famiglie in cui è presente almeno un anziano, il 5,5%, e del 3,6% per le coppie in cui almeno uno dei due sia in età da pensione. Infine gli stranieri, che passano dal 29,3% in povertà assoluta del 2020 al 32,4% del 2021, per un totale di un milione e seicentomila persone.

Una breve considerazione finale. Pochi giorni fa, mentre questi dati venivano resi pubblici, si è svolto un dibattito nel corso del Festival Internazionale dell’Economia di Torino tra Muhammad Yunus, bengalese, uno dei padri del microcredito, e il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Yunus, partendo dalla sua esperienza nell’est del mondo, tentava di spiegare che la povertà si poteva sconfiggere utilizzando tre binari: il denaro, tramite il microcredito, per poter avviare un’attività economica in proprio; la libertà di scegliere e quindi di poter inventarsi e condurre un’impresa; l’emancipazione delle donne come fattore di sviluppo sociale ed economico. Una ricetta assolutamente compatibile con un modello economico capitalista. Le obiezioni dell’esponente del gruppo Gedi riguardavano sostanzialmente l’inapplicabilità del microcredito in contesti occidentali, perchè da noi non sarebbe possibile un controllo sociale così forte come nelle aree geografiche da cui proviene Yunus, così forte per cui la mancata restituzione del credito venga considerata una minaccia verso l’intera società e come tale trattata anche giuridicamente. I più poveri, concludeva Molinari, comunque, anche se supportati dal microcredito, non potranno mai uscire tutti dalla trappola della povertà, intendendo come povertà la sussistenza. Libero di pensarla come vuole naturalmente, sta di fatto che identificare la povertà con la sussistenza è esattamente ciò che impedisce in un Paese come il nostro al 9,4% dei cittadini di avere un futuro.

Gianluca Cicinelli

18/6/2022 https://www.labottegadelbarbieri.org

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