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    Altra Informazione, Ambiente e salute, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione, sicurezza lavoro, Storia e Lotte — Febbraio 23, 2020 9:33 am

    Nelle ultime tre settimane l’accadimento più importante che si verifica in Brasile è la lotta, attraverso lo sciopero e forme diverse di mobilitazione e coinvolgimento di altri soggetti, dei lavoratori del settore petrolchimico. Il fulcro dell’organizzazione è la FUP/Federazione unica dei petrolieri che ha nella Petrobrás il suo centro.

    Brasile – Il settore petrolifero in lotta

    Pubblicato da franco.cilenti

    Brasile – Il settore petrolifero in lotta

    Il 19 febbraio è dunque il 19° giorno di uno sciopero, iniziato il 1° febbraio, molto duro in cui i poteri forti usano strumenti giudiziari e intimidatori di vario tipo e cercano in ogni modo di evitare la trattativa. La Petrobras è la principale industria del Brasile a capitale pubblico; è per smontare questo fondamentale perno dell’economia nazionale che è stato costruito e realizzato il processo in buona parte eversivo iniziato nel 2016 e approdato nella formazione di governi di destra e estrema destra neoliberisti e antisociali.

    Lo sciopero dei lavoratori della Petrobras è quindi di estrema importanza. Non si dice nulla di nuovo nell’affermare che in questo lungo periodo di avanzata delle destre con propensione autoritaria in diversi paesi dell’Occidente la difficoltà di promuovere e organizzare lotte con esiti positivi è il punto di massima criticità. È quindi opportuno seguire questo confronto di ampio respiro e collegarlo ad altri: per non andare lontano, quello dell’ArcelorMittal, ex Ilva di Tarano, altro grande gruppo industriale sotto attacco neoliberista.

    Ha avuto anche buona eco in Brasile e sulla scena internazionale la nomination del decumentario di Petra Costa “Democracia em vertigem” sulla deposizione anticostituzionale della presidente Dilma Rousseff e ciò che ne è seguito. Il documentario è stato oggetto di attacchi da parte dell’esecutivo bolsonarista (e nessun governo degno di questo nome attacca un proprio film che ha successo all’estero, anche se non lo condivide, se non altro per interesse commerciale…).

    Infine si moltiplicano le situazioni di violenza più o meno grave nel mondo nebbioso delle milizie, forti soprattutto a Rio. In questo contesto si colloca pure la morte in scontro a fuoco con la polizia di un miliziano probabilmente coinvolto, fra l’altro, nell’assasinio di Marielle Franco e del suo autista.

    Grave è la brutalità verso i popoli indigeni sia in aree amazzoniche che in regioni urbane: la situazione, per chi è interessato, può essere seguita sul sito del CIMI/Conselho indigenista misionario: www.cimi.org.br

    19° giorno: in sciopero, i petrolieri incalzano per maggiori passi avanti

    21.000 petrolieri mobilitati in 121 unidades del Sistema Petrobras

    Nella terza settimana, lo sciopero dei petrolieri ha già ottenuto la sospensione temporanea dei licenziamenti nella Fábrica de Fertilizantes Nitrogenados do Paraná (Fafen)*. La lotta della categoria si propone di ottenere che la Araucária Nitrogenados, impresa 100% Petrobras, rispetti la Clausola 26 dell’Accordo Collettivo di Lavoro (del 2019/2020) , in cui vi è l’impegno a non decidere licenziamenti collettivi o plurimi senza previa discussione con il sindacato.

    Inoltre i petrolieri in sciopero esigono il rispetto dei tavoli di negoziazione previsti dall’Accordo Collettivo e la sospensione delle misure autoritarie, imposte dalla gestione della Patrobras in disprezzo di quanto negoziato con le rappresentanze sindacali, come nel caso della nuova tabella di turni di rotazione, impiantata dall’impresa nelle aree industriali.

    La categoria quindi continua la mobilitazione in 121 unità della Petrobras, fra cui 58 piattaforme, 24 terminali e tutto il complesso di raffinazione dell’impresa: 11 raffinerie, SIX (fabbrica di scisti),

    Lubnor (Lubrificantes do Nordeste), AIG (Guamaré). (L’elenco completo è consultabile sul sito della FUP).

    Delegazione dei petrolieri a Brasilia

    Dalla scorsa settimana una delegazione dei petrolieri tiene riunioni a Brasilia con parlamentari e rappresentanti della Giustizia del Lavoto nella ricerca dell’apertura di un canale di negoziazione per risolvere il conflitto dello sciopero della categoria.

    A fine pomeriggio di ieri (18 febbraio), dopo una riunione con un gruppo di parlamentari, che ha visto la partecipazione dei petrolieri della FUP e della CUT, il ministro del TST/Tribunale Superiore del Lavoro, Ives Gandra, ha pubblicato un comunicato relativo al processo del dissidio collettivo dello sciopero, convocando una riunione di mediazione per venerdì 21 febbraio “per discutere delle questioni che rigiardano lo sciopero in corso, condizinando la realizzazione della stessa all’ immediata cessazione del’agitazione”, come dice il documento.**

    La delegazione dei petrolieri rimane a Brasilia e partecipa a riunioni con deputati e senatori dell’area progressita, discutendo nuovi contatti affinché l’ordine del giorno dello sciopero sia integralmente realizzato.

    FUP e sindacati valutano i prossimi passi

    Dirigenti dei 13 sindacati affiliati alla FUP sono riuniti oggi mercoledì 19 febbraio con la direzione della FUP stessa per decidere sui prossimi passi dello sciopero, in base alle valutazioni e ai dibattiti avuti con i lavoratori.

    Occupazioni, veglia e marcia in appoggio allo sciopero

    Lo sciopero dei petrolieri si è già allargato oltre la categoria e cresce giorno dopo giorno nella società, con movimenti di solidarietà e lotta in tutto il paese. Nell’edificio della sede della Petrobras a Rio de Janeiro la Commissione Permanente di Negoziazione della FUP da 20 giorni è riunita in una sala del quarto piano chiedendo un canale di dialogo con la direzione, per ottenere un accogliemento delle rivendicazioni dello sciopero.

    Fuori, nella Avenida Cile, la Veglia Resistenza Petroliera organizza appoggi e partecipazione attiva di diverse categorie, organizzazioni popolari, studenti e movimenti sociali, per la costruzione di un fronte ampio di lotta in difesa della Petrobras e contro le privatizzazioni (particolarmente importante la mobilitazione dei cammionisti colpiti dal costo del carburante).

    Ieri, una marcia storica di appoggio allo sciopero dei petrolieri ha occupato il centro di Rio, con la partecipazione di 15.000 persone. Ad Araucária, petrolieri e petrolchimici della Fafen-PR e le loro famiglie sono accampati da 30 giorni davanti alla fabbrica, resistendo alla chiusura dell’unità e rivendicando il rispetto della Clausola 26 dell’Accordo Collettivo sottoscritto dall’impresa, affinché non vi siano dimissioni di massa senza previa discussione con il sindacato.

    * I licenziamenti di dipendenti della Fábrica de Fertilizantes Nitrogenados do Paraná

    (Fafen-PR) sono stati sospesi dopo una udienza di conciliazione presso il Tribunale Regionale del Paraná (TRT-PR).

    ** Il ministro del Tribunale Superiore del Lavoro (TST), Ives Gandra, há decretato l’illegalità dello sciopero dei petrolieri con decisione monocratica. La FUP e i suoi sindicati faranno ricorso.

    Fonte: https://www.fup.org.br/ Sul sito della FUP il 20 febbraio si potevano leggere i seguenti titoli: “Usciremo dal tavolo come siamo entrati: uniti e forti”; FUP e sindacati indicono la sospensione provvisoria dello sciopero per accumulare forze nella negoziazione mediata dal TST; La giustizia federale del Paraná indagherà sulle denincia dei petrolchimici che documenta come la chiusura di Fafen dabbeggi il paese.

    Democracia em vertigem

    Come Petra Costa ha dichiarato alla CNN nei giorni di inizio febbraio di selezione dei documentari presentati per gli Oscar, il film parla di come le democrazie muoiono oggi. Non con carri armati, non con i militari insediandosi, ma con l’erosione delle istituzioni, la disseminazione di notizie false e campagne di social media.

    L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva aggiungeva su Facebook: Democracia em Vertigem è um documenrario storico urgente e necessario per tutti coloro che osano defendere la verità in tempi di predicazione della menzogna.

    L’ex presidente Dilma Rousseff sottolineava che “la Segreteria di Comunicazione Sociale della Presidenza ha diffuso un video, fatto con denaro pubblico, per offendere una artista brasiliana solo perché ha esercitato l’inalienabile dirittto di criticare il governo in una rete TV. Si tratta di censura e brutale disprezzo della libertà di espressione. L’insulto più grave della Secom a Petra Costa è stato di accusarla di essere militante antiBrasile all’estero. Questo non solo è una menzogna, ma anche un capovolgimento assoluto della realtà. …

    Ma Petra ci riempie di orgoglio. Per essere donna, di talento, per rappresentare il paese all’Oscar e per aver fatto un film che smaschera il colpo di stato dell’impeachment illegale del 2016 che ha portato il Brasile al disatro chimato Bolsonaro.

    Fonte: Jornal GGN 4 febbraio 2020

    Perché Bolsonaro è preoccupato per il telefono di Adriano

    di Helena Chagas

    Jair Bolsonaro è riuscito nel fatto inedito di unire contro di sé venti governatori delle più diverse tendenze e matrici politiche*. La lettera dei governatori ha come sfondo il succedersi di incomprensioni fra il capo dell’esecutivo e i titolari delle amministrazioni statali: ultima la sfida a ridurre l’ICMS/Imposta sulla circolazione di merci, dei combuastibili. Ma i firmatari si sono impegnati a mirare al punto più debole del presidente della Repubblica: le relazioni con componenti delle milizie di Rio come l’ex capitano Adriano da Nóbrega, ucciso dalla polizia baiana la settimana scorsa**.

    Nel porre al centro della loro lettera la solidarietà al governatore del PT/Partito dei lavoratori di Bahia Rui Costa, accusato da Bolsonaro della supposta esecuzione di Nóbrega, i governatori alzano il tema al livello di questione istituzionale. E espongono Bolsonaro come non mai. Grazie al caso Adriano, il presidente della Repubblica ha lasciato da parte il suo abituale comportamento di appoggio alla violenza poliziesca per porsi a lato dei difensori dei diritti umani, nel caso dei diritti di Adriano, miliziano e amico di famiglia. Non che lui non abbia diritto agli stessi, come chiunque; quello che colpisce è l’inflessione del discorso presidenziale.

    Qualcuno immaginava di vedere Bolsonaro vociare contro l’esecuzione di un “bandito”? Ma questo è ancora poco. Il presidente della Repubblica continua a scivolare sulla buccia di banana che rispettosamente i governatori hanno posto sulla sua strada. Questa mattina, via twitter, chiedeva una “perizia indipendente” sulla possibile esecuzione, usando argomenti e linguaggio propri dell’opposizione e di chi mette in discussione perizie ufficiali, fatte da istituzioni pubbliche come la polizia, il ministero pubblico ecc. Qualcuno aveva già visto il presidente difendere perizia indipendente da quelle degli organi dello Stato?

    Non contento, in altri twitter nel corso della mattinata, Bolsonaro lasciava trapelare la sua enorme preoccupazione di quello che si sarebbe potuto ritrovare nei telefoni di Adriano: “chi farà la perizia nei telefoni di Adriano? Potrebbe forgiare scambi di messaggi e audio ricevuti? Innocenti sarebbero accusati del crimine?”

    E intanto nel mondo corre lo sciopero dei petrolieri, il tentativo di chiudere il testo della riforma della previdenza, i numeri deboli dell’economia ecc. Strane le preoccupazioni di questo presidente della Repubblica, e inevitabile adesso la curiosità, dopo avere “stanato la lepre”***: chi avrà mai parlato con Adriano?

    * Il 17 febbraio 20 governatori su 27 hanno sottoscritto e reso pubblica una lettera aperta al presidente della Repubblica mettendo in discussione in modo assai circostanziato le sue modalità di relazionarsi con i governatori stessi che “non contribuiscono alla evoluzione della democrazia in Brasile”.

    **Il 9 febbraio nell’entroterra dello stato di Bahia in uno scontro a fuoco con la polizia veniva ucciso Adriano da Nóbrega, considerato uno dei capi delle milizie di Rio de Janeiro, coinvolto anche nell’assasinio di Marielle Franco e componente dell’universo di miliziani che ruotano attorno a alti poteri di Rio.

    ***Espressione idiomatica che significa rendere manifesto qualche cosa che tutti sapevano, ma rimaneva semi nascosta.

    Fonte: Jornal GGN – 18/02/20

    21/2/2020 www.rifondazione.it

    Per articoli precedenti si veda: www.latinoamerica-online.it. Organizzazione e traduzione di Teresa Isenburg

    Tags: Amazzonia Bolsonaro Brasile CIMI/Conselho indigenista misionario Dilma Rousseff FUP Jornal GGN Lula Marielle Franco Petra Costa Petrobras petrolio popolo indigeno sfruttamento
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