Caso Cucchi, la fatica della democrazia, l’onore della nazione

Dopo nove anni di colpevoli depistaggi la svolta nel “caso Cucchi” fa scrivere di “crollo della menzogna di stato (perché di questo si trattava) ” e di “senso dello stato confiscato per lunghi nove anni nella ricerca affannosa di un’impunità per gli assassini di Stefano Cucchi” (Ezio Mauro, “l’onore di una nazione, Repubblica 9 aprile 2019).

Si scrive ancora in quell’articolo di “copertura istituzionalizzata della violenza” e ci si richiama anche alla tragica vicenda della Diaz, nei giorni del G8 2001.

Vicende tutte queste (salgono alla mente altri nomi come quello di Aldrovandi) che richiamano alla fatica del conquistare quotidianamente la democrazia rispetto a quelli che si sono sempre considerati “corpi separati”.

Di “corpi separati e “deviati” si parlò anche all’epoca dei tentativi di colpo di stato, delle grandi stragi a partire da Piazza della Fontana, del rapimento Moro.

Nessuno, invece, parlò di corpi separati quando, per molto tempo, la polizia di stato svolse una sistematica repressione nei riguardi degli operai delle fabbriche che difendevano i loro posti di lavoro e dei contadini che occupavano le terre dei latifondisti.

Se è chiamata in causa la mafia (in collusione con la “politica”) per Portella della Ginestra, nessuno dalla parte del potere costituito, della borghesia, dei suoi giornali scrisse di “onore della nazione” per Melissa, Montescaglioso, Modena, Avola, Battipaglia fino ai morti di Reggio Emilia e per tante altre occasioni di violenza gratuita, di uccisioni al riguardo del proletariato italiano in lotta.

Evochiamo antichi passaggi della nostra storia di lotta per l’emancipazione di classe assumendo con tutta la positività necessaria gli avvenimento di questi giorni che, in effetti, stanno dimostrando l’apertura di uno squarcio in un muro di omertà, bugie, falsificazioni, abusi.

Non possiamo però dimenticare quanto è stata lastricata di sassi la via dell’inferno dentro del quale ci si è trovati nella lotta per la sopravvivenza sociale e politica delle classi subalterne in questo paese.

Il nostro pensiero deve rivolgersi grato ai nostri martiri in ogni momento in cui sentiamo parlare oppure leggiamo di sopraffazioni criminali da parte di che è convinto di costituire un “corpo separato dello Stato” contravvenendo in questo al dettame più intimo e profondo della Costituzione Repubblicana.

Quanto si è realizzato, di parziale, nell’inveramento del dettato costituzionale è stato precipuamente per opera della classe operaia, dei contadini in lotta, delle persone – donne e uomini – che hanno fatto il loro dovere in un periodo nel quale ogni loro azione di lotta per l’emancipazione sociale era soggetta a feroce repressione poliziesca.

Da non dimenticare mai.

Franco Astengo

10 aprile 2019 www.lasinistraquotidiana.it

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