CETA. Non è un buon affare per il nostro Paese

Greenpeace activists demonstrate for more resistance against the Canadian European Trade Agreement (CETA) with a burning CETA sign in front of the Parliament in Hamburg. Fuer mehr Widerstand gegen das hochumstrittene kanadisch-europaeische Handelsabkommen CETA demonstrieren Greenpeace-Aktivisten am fruehen Morgen vor dem Landesparlament in Hamburg. Mit einem drei Meter großen, gluehenden CETA-Symbol und einem Banner warnen die Umweltschuetzer:„CETA ist brandgefaehrlich“.

Parte la mobilitazione dei cittadini sui parlamentari italiani e contro il Ceta. L’accordo di libero scambio fra Unione europea e Canada – che la scorsa settimana ha avuto il via libera del Parlamento europeo – dovrà essere approvato dai singoli Stati. Mercoledì 22 febbraio il Senato è chiamato a discutere e votare una risoluzione sull’accordo: sarà il primo passo del processo di ratifica che chiederà al Parlamento italiano di approvare l’accordo col Canada. A sottolinearlo è la campagna Stop TTIP Italia che lancia una mobilitazione per chiedere ai senatori di esprimere una posizione contraria.

La Campagna chiede ai cittadini di scrivere ai senatori della propria circoscrizione, esprimendo le proprie preoccupazioni sull’accordo Ue-Canada. “Nonostante il CETA sia passato a Strasburgo con il benestare di parte degli eurodeputati eletti nel PD, non deve passare l’idea che quest’ultimo sia un buon affare per il nostro Paese – dicono da Stop TTIP Italia – Esattamente come il TTIP, infatti, l’accordo con il Canada abbassa il livello di tutela dei diritti e dell’ambiente in Europa e in Italia. Si rischia un abbandono definitivo del principio di precauzione in favore di un approccio irresponsabile che va a scapito dei lavoratori, dei servizi e della qualità dei prodotti”.

L’accordo è al centro di pareri estremamente discordanti: apprezzato dalla Commissione europea, è invece fortemente osteggiato da ampi settori della società civile e da numerose organizzazioni che temono e denunciano conseguenze negative per la salute pubblica, la tutela dell’ambiente, i diritti sociali. Per gli oppositori, l’accordo di libero scambio, con l’uniformazione delle diverse norme commerciali e di investimento fra Canada e Europa, rischia di risolversi in un attacco diretto verso gli standard di protezione per persone, diritti e ambiente. Senza contare le critiche raccolte dal sistema chiamato Investment Court System (ICS) che dovrebbe regolare la “protezione degli investimenti” e le cause fra multinazionali e Governi.

Nella lettera che la Campagna invita a mandare ai senatori italiani, si legge che “la recente ratifica del CETA al Parlamento europeo ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità la spaccatura interna non solo tra gli eurodeputati, ma anche in seno alle nostre società sugli impatti negativi che l’accordo con il Canada potrà avere sui diritti economici, sociali e ambientali. È assolutamente necessario aprire un ampio dibattito nazionale con la società civile, evitando qualsiasi accelerazione del processo di approvazione che possa danneggiare un confronto trasparente e un dibattito democratico, grandi assenti durante la fase negoziale del CETA”.

La lettera ricorda che nei mesi passati “oltre 450 tra Ong e associazioni di consumatori hanno inviato numerosi documenti e ricerche sui rischi del CETA e nei giorni scorsi diverse organizzazioni sindacali e di categoria si sono espresse con viva preoccupazione riguardo le ricadute occupazionali. Le Regioni Puglia, Calabria e Toscana hanno espresso la loro ferma contrarietà alla ratifica del trattato, consce dei rischi per l’agricoltura e le piccole imprese”.

Si chiede dunque ai senatori di esprimere parere contrario alla risoluzione. Sostiene ancora la lettera: “Il TTIP prima e adesso il CETA, per una serie di questioni già evidenti nei testi ufficiali, disegnano una prospettiva di sviluppo che rischia di impattare negativamente sulla filiera agroalimentare italiana, sulla tutela ambientale e persino sulle prerogative degli organismi democraticamente eletti nel nostro Paese, attraverso l’istituzione di un sistema per la risoluzione delle controversie potenzialmente lesivo delle prerogative costituzionali. Il tutto senza offrire garanzie esigibili per le condizioni e i diritti dei lavoratori”.

21/2/2017 www.helpconsumatori.it

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