Cgil, un sindacato nel pantano il “bel risultato” della gestione Camusso

Cgil, il documento di minoranza non firmerà la certificazione delle assemblee di base

Congresso Cgil condotto in ossequio dei principi di democrazia, trasparenza e parità di condizioni? Il documento di minoranza, raccolto intorno a Giorgio Cremaschi e al suo slogan “Il sindacato è un’altra cosa” esprime dei fortissimi dubbi in proposito, e quasi sicuramente non firmerà la certificazione nazionale del risultato: troppe contraddizioni e conti che non tornano, senza parlare degli episodi di autentici “sgambetti in area di rigore”.

E per dimostrare la sua tesi di un congresso dall’andamento quantomeno bislacco ha elaborato un primo dossier con stime e cifre su quanti lavoratori hanno preso effettivamente parte al confronto interno sui due documenti. Molto pochi stando a quello che hanno potuto documentare i militanti del Documento II. Premesso che hanno potuto partecipare a circa il 15% delle assemblee di base, per una platea congressuale di riferimento di circa 1.053.000 iscritti, pari al 22,5% della platea complessiva, qui la media dei votanti è stata pari al 19,3% degli aventi diritto per un totale di circa 203.300 iscritti. Un dato che contrasta troppo con quello che risulta dalle assemblee a cui i militanti del Documento II NON hanno potuto partecipare, e dove il tasso di partecipazione al voto quasi si raddoppia magicamente. Infatti – secondo i dati ufficializzati dalle commissioni di garanzia territoriali e regionali – in queste assemblee, dove sarebbero stati coinvolti oltre 3.629.000 iscritti, avrebbero votato 1.352.354 iscritti, più del 37% degli aventi diritto. Possibile tutta questa differenza? Sì. E per rendersene conto basta fare il parallelo confronto con la percentuale andata al Documento II in questa seconda “tipologia” di assemblee, dove prende lo 0,15%.

“Questo raddoppio della partecipazione media al voto non ha nessuna giustificazione di categoria, di condizione o di territorio – si legge nel dossier – ma ha come unico punto unificante il fatto che si verifica laddove non c’è la presenza e il controllo della minoranza nello svolgimento congressuale. L’aumento ingiustificato e ingiustificabile dei votanti dove noi non ci siamo avviene, certo, in misura molto diversa a seconda della categoria e del territorio, ma avviene ovunque e dà appunto come risultato medio quel raddoppio dei votanti che emerge come dato assurdo. Anche perché come minoranza, non avendo potuto o essendoci stato impedito di partecipare a tutti i congressi, abbiamo scelto di concentrare le nostre forze nelle realtà meglio organizzate e più sindacalizzate”. E quindi a conti fatti, se il Documento II avesse potuto partecipare a tutte le assemblee e se in ogni assemblea si fosse riscontrato il tasso di partecipazione reale, che dove è stato registrato è pari a quasi il 20%, avrebbe ottenuto quasi il 15%. E’ tenendo conto di questa proporzione che il Documento II giunge alla conclusione che ci sono bene 650.000 “voti fantasma”. “Questo sarà il primo congresso della CGIL con una certificazione dei risultati decisa a maggioranza”, si legge nel dossier.

“I congressi si sono svolti in molti casi senza permettere alla minoranza di esercitare i suoi diritti – scrivono ancora i rappresentanti della minoranza in Cgil – in diversi casi si sono rilevate sopraffazioni e violazioni che sono state denunciate e che le commissioni di garanzia quasi sempre hanno respinto con assurde motivazioni procedurali; a volte, addirittura, senza neanche motivare. Ci sono casi scandalosi che non intendiamo lasciar cadere. Per questo stiamo raccogliendo un dossier che cresce e che renderemo pubblico nella sua versione completa al congresso nazionale della CGIL”.

La platea formalmente coinvolta nel congresso della Cgil è di circa 4.680.000 iscritti. Attualmente, però, i votanti registrati sono 1.555.700, potrebbero alla fine essere oltre 1.600.000.
Nonostante questa vigorosa azione di contrasto, in molti congressi di grandi e significative realtà il Documento II è risultato maggioritario come, soltanto per fare alcuni esempi, alla Same, alla Piaggio, al Corriere della Sera, negli stabilimenti Fiat di Atessa e di Termoli, alle Meccaniche di Mirafiori, all’ospedale S.Orsola di Bologna, in Tiscali a Cagliari, in Fincantieri a Napoli, ai musei di Venezia.

La Commissione nazionale di garanzia ancora non fa sapere l’andamento numerico dei congressi. E quindi non è possibile sapere nemmeno quali sono i numeri conquistati dagli emendamenti che, come sappiamo, tastano il polso al sindacato sullo scontro tra Fiom e Cgil.

Fabio Sebastiani

18/3/2014 www.controlacrisi.org

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