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    Blog, Cronache Politiche — Aprile 22, 2016 6:46 am

    35% di pensionati in meno vuol dire 35% di giovani disoccupati in più. Non ci vuole un premio Nobel dell’economia per capire che in una situazione di crisi accompagnata da progresso tecnologico, se si aumenta l’orario di chi lavora si aumenta la disoccupazione per tutti gli altri.

    Ci vuole tanto a capire che la legge Fornero è un crimine sociale?

    Pubblicato da franco.cilenti

    pensione e morte

    L’Inps ha fatto sapere che con i primi dati dell’anno risulta che il numero di coloro che sono andati in pensione è del 35% inferiore a quello dello stesso periodo dell’anno precedente. È un numero enorme, composto soprattutto di donne che si son viste alzare in pochi mesi lo scalino della pensione di tre e anche quattro anni. È il frutto marcio della legge Fornero, che ha portato l’età della quiescenza in Italia sul tetto d’Europa ,e anche dello scattare delle clausole peggiori delle leggi precedenti. Quelle che considerano un danno l’allungamento dell’aspettativa di vita maturato negli anni passati. Negli anni passati perché ora la vita peggiora e l’ISTAT segnala addirittura un ritorno indietro, di poche settimane ma significativo. Disoccupazione, impoverimento, sfruttamento, tagli alla sanità ci faranno vivere un poco di meno del previsto, ma intanto in pensione si andrà sempre più tardi. Un bel successo per le politiche di austerità: se tutti i pensionati morissero in fretta ci sarebbe un bel guadagno da portare in Europa.

    Si va in pensione meno perché si lavora di più, anche quando le condizioni di lavoro sono proibitive. Immaginatevi un macchinista, un vigile del fuoco, un operaio di cantiere o di catena di montaggio, una infermiera o una maestra d’asilo, immaginatevi chi fatica davvero col suo lavoro costretto farlo fino ai 65 anni e oltre…Duro immaginarlo anche per le aziende e infatti è per conto loro che Boeri chiede flessibilità in uscita. Cioè la possibilità di mandar via dal lavoro gli anziani che non ce la fanno più, senza che le imprese o lo stato ci mettano soldi. Insomma trovare il modo di superare i danni alle imprese provocati dalla Fornero facendoli pagare alle sue prime vittime, i lavoratori. Così pare che il governo pensi addirittura a un prestito bancario con cui il lavoratore coprirebbe, stando a casa, gli anni che gli mancano alla pensione. Che poi dovrebbe restituire in discreta parte per pagare il prestito. Eh sì quando c’è da favorire le banche il governo Renzi supera di fantasia i broker più spericolati.

    35% in meno di dimissioni per quiescenza vuole dire 35% di mancate assunzioni in più. Quindi la disoccupazione, in particolare quella giovanile, è destinata a crescere e i 15 miliardi spesi per finanziare il Jobsact avranno effetto finale zero.

    Non ci vuole un premio Nobel dell’economia per capire che in una situazione di crisi accompagnata da progresso tecnologico, se si aumenta l’orario di chi lavora si aumenta la disoccupazione per tutti gli altri. La Fornero e le leggi precedenti hanno aumentato di molti anni il tempo complessivo di lavoro, quindi hanno fatto crescere di centinaia di migliaia il numero dei disoccupati.

    È una cosa semplice da capire, ma quando compaiono le regole dell’austerità dettate dalla Troika e dalla UE, diligentemente eseguite dai nostri governi, questa semplice evidenza viene cancellata.E così si sprecano discorsi e chiacchiere di politici ed esperti in malafede per cancellare la semplice verità: l’aumento della età pensionabile fa male alla salute di chi lavora e impedisce di lavorare a chi è disoccupato. La legge Fornero è un crimine sociale e nessuna proposta sulle pensioni sarà minimamente giusta e credibile se non partirà dalla sua completa abolizione.

    Giorgio Cremaschi

    21/4/2016

    Tags: beni comuni capitalismo civiltà democrazia diritti disinformazione giornalismo indipendente governo informazione jobs act lavoratori lavoro lavoroesalute lotte sociali pensionati politica antagonista precarietà rifondazione comunista sindacati stampa di potere stato sociale tagli economici tutele sociali welfare
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    Autore: franco.cilenti
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