Con Draghi al Quirinale torna la monarchia

Passato anche questo Natale l’orizzonte degli eventi non sembra particolarmente incoraggiante, visto che l’ormai imminente approvazione della Legge di Bilancio si basa sui soli voti di fiducia, senza nessuna discussione parlamentare e senza nemmeno che i parlamentari abbiano potuto prendere visione in tempi congrui dei vari articoli e discuterne. Con addirittura un collegato, quello sul via libera all’Autonomia differenziata, che al momento è formato solo dal titolo, con il testo che verrà aggiunto solo successivamente, evidentemente dopo decisioni prese nelle segrete stanze, in base alle alchimie spartitorie e agli equilibri di governo, anche in vista della elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Va rilevato che l’Italia sembra rapidamente indietreggiare nel corso della storia, per tornare ai tempi della monarchia assoluta, quando il monarca decideva e imponeva con i ministri da lui solo nominati tasse e investimenti e il suo governo era definito “dei migliori”. La storia cambiò solo con le Rivoluzioni, inglese e francese, e con la conseguente nascita dei Parlamenti.

Il salto indietro dell’Italia è quindi quanto mai preoccupante. E’ vero che anche negli ultimi anni si era arrivati con il fiatone all’approvazione della Legge di Bilancio, ma una compressione e una mancanza assoluta di dibattito come quest’anno non si era mai raggiunta. Un vulnus notevole che dovrebbe preoccupare cittadini, media e vertici dello Stato e che invece passa nell’indifferenza generale. Si è passati dalla aristocrazia del sangue a quella della finanza e visto che la storia è ciclica e spesso si ripete e “insegna ma non ha scolari”, sarà interessante vedere cosa accadrà nel prossimo futuro visto l’acuirsi della crisi.

Malgrado il quotidiano elogio a reti unificate a Draghi, se analizziamo solo i più recenti avvenimenti, notiamo che l’azione del Governo è tutta volta a solo vantaggio di confindustriali e prenditori vari e che la frase “non è il momento di prendere ma di dare ai cittadini”, pronunciata da Draghi ad inizio mandato, era riferita esclusivamente a queste due categorie, agli altri cittadini, i diseredati, la prossima Befana porterà solo carbone. Alla conferenza stampa di fine anno un giornalista de “Il Fatto Quotidiano” ha posto precise domande a Draghi sulla scelta governativa di favorire i redditi medio-alti in Legge di Bilancio in approvazione, ma il premier ha risposto trincerandosi dietro un giro di parole utile a depistare gli ascoltatori meno accorti, facendo leva sull’uso di “termini percentuali”.

È però evidente a tutti che un beneficio di 200€ a chi guadagna 20.000€/anno sia “percentualmente” maggiore di 500€ a chi ne guadagna 100.000€. Eppure si sta sempre regalando 500€ (cifra comunque maggiore di 200€) a chi guadagna 100 mila euro, altro che “progressività” scritta in Costituzione.

Così la presupposta “manovra espansiva” tanto decantata da governo e miopi politicanti a servizio permanente, con la prevista revisione Irpef va a tutto vantaggio dei redditi medio-alti e in combinazione con il Superbonus 110, si configura come assolutamente regressiva. Oltretutto queste risorse potrebbero avere un utilizzo socialmente più utile che non le ristrutturazioni di immobili di chi ha un reddito medio-alto, ad esempio essere utilizzate per compensare e sostenere il welfare di quei redditi più bassi che sono quelli meno favoriti dalla revisione, visto che nel caso in cui si prevedesse l’impossibilità di utilizzare il Superbonus per chi ha redditi superiori a 50 mila euro, il risparmio di imposta sarebbe di 9,6 miliardi, che corrisponde a circa due miliardi all’anno. Questo sì che andrebbe in quell’ottica di “dare” ai cittadini “in difficoltà” e non di dare ai “soliti” cittadini.

A maggior ragione se si pensa che ben 4,6 milioni di persone vivono oggi in condizione di povertà assoluta, contro i 2,8 milioni del 2008, secondo dati Istat. In questo modo si potrebbe iniziare ad aiutare concretamente quei cittadini più in difficoltà, che sono per la maggior quota nel Mezzogiorno, dove la situazione, già drammatica come testimoniato dai recenti dati Istat ed Eurispes sull’indice di povertà, che vede il Sud al primo posto d’Europa come Macroregione, diventerà presto insostenibile. Doveroso infatti rimarcare che il Sud dall’apparizione di Draghi e del suo governo infarcito di leghisti e neo liberisti, è stato completamente cancellato non solo dall’agenda politica, ma anche dal dibattito dei media.

In questa direzione classista va anche il recente sblocco dei licenziamenti preteso e ottenuto da Confindustria; sblocco che già da qualche mese sta producendo i suoi effetti disastrosi sull’occupazione con licenziamenti a pioggia, alcuni addirittura via email.

Bisogna ricordare che sia i sindacati confederali che hanno accettato lo schema governativo e che solo ultimamente e limitatamente a CGIL e Uil han dato segnali di “risveglio” con lo sciopero generale del 16 dicembre, sia alcuni dei partiti che  sostengono il governo, dopo aver fatto da sponda alle richieste di Confindustria, ora si stupiscono se le aziende licenziano, mentre c’è chi preme per togliere il Reddito di Cittadinanza al fine di dare tutti i fondi ai prenditori. Il fatto avviene proprio quando il Rapporto Inps 2020, con la fredda logica dei numeri, ha confermato che senza sussidi, RdC e senza il blocco dei licenziamenti l’Italia sarebbe andata incontro ad un vera e propria catastrofe sociale, con la diseguaglianza, che già è altissima, che sarebbe addirittura raddoppiata.

A proposito di diseguaglianza è doveroso ricordare la situazione che sta vivendo il Mezzogiorno, che già da prima della crisi Covid era in enorme difficoltà stretto tra razzismo di Stato e decennali scippi di fondi e risorse, l’ultimo sul Pnrr. Il Cnel nel suo rapporto 2020 ci informa che “Il risultato più drammatico del Covid è l’accentuazione del divario Nord-Sud nella speranza di vita che, mentre a livello nazionale continua ad essere la seconda più alta d’Europa, presenta difformità significative tra le città di Milano e Napoli fino a 3 anni che aumentano a 10 se si considerano le fasce sociali più povere del Mezzogiorno e quelle più ricche dell’Italia settentrionale”.

Stupisce che Papa Francesco nella sua omelia di S.Stefano si meravigli “dell’inverno demografico” in Italia, per una popolazione che fra denatalità ed emigrazioni bibliche è in calo anno dopo anno. Ma forse il Papa non è a conoscenza del fatto che ormai l’Italia, grazie alle ricette neoliberiste che ci propinano da trent’anni tutti i governi di centrodestra e centrosinistra, è un inferno di precariato dove le famiglie non possono più programmare un futuro dignitoso per sè e i propri figli. Evidentemente non conosce le condizioni di sfruttamento bestiale dei rider, dei precari di ogni genere e tipo, che ricordano quelle descritti da Dickens nella Londra dell’800.

A questo siamo tornati nell’Italia attuale, con una Costituzione tradita, mai interamente applicata e più volte ritoccata in peggio in passato e anche recentemente con la riduzione dei parlamentari, che han trasformato il Paese, grazie a politicanti imbelli, in un laboratorio mondiale dell’ordoliberismo.

Ben venga pertanto una iniziativa come quella della raccolta firma on line di Transform!italia (https://transform-italia.it/appello-piu-salari-piu-diritti/) per i salari minimi ed i diritti dei lavoratori. Utile a sollevare e segnalare il problema ai parlamentari europei. Ricordando che i salari italiani sono, caso unico in Europa, più bassi oggi che nel 1990.

Un Paese l’Italia che avanza verso il burrone con la testa girata all’indietro, mentre giovani e cittadini senza futuro e speranza emigrano in massa all’estero.

Chi è responsabile della crisi attuale (e delle precedenti) dovrebbe ora per la stampa mainstream risolverla, usando però solo le vecchie ricette che ci hanno portato all’attuale situazione. Mentre addirittura c’è chi auspica un ritorno ad una monarchia di fatto, con un Presidente della Repubblica che dirige dall’alto l’operato del Governo, ovviamente a solo a vantaggio dei “migliori”. Il tutto riponendo la Costituzione del 1948 dentro un cassetto, visto che Il semipresidenzialismo non è previsto. Il che, dopo aver giurato di rispettare la Costituzione da parte di Premier e Ministri, è semplicemente eversivo.

Natale Cuccurese

29712/2021 https://transform-italia.it

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