Con il nuovo Patto per la salute, passo avanti sul finanziamento ma sulle diseguaglianze non convince

speranza

Il “Patto per la salute”, appena sottoscritto dal governo e dalle regioni, è stato accolto, da giudizi molto positivi. Alcuni sottolineano il suo ruolo di difesa del Ssn, altri lo considerano un punto di partenza per un nuovo percorso, altri un ragionevole equilibrio raggiunto.

Non vedo grandi discontinuità
A me fanno impressione due cose:
• che alcuni dicano, trionfanti, che il Patto difende l’universalismo della sanità mentre è in campo, come tutti sanno, il regionalismo differenziato, cioè fa impressione la doppia morale politica di chi fa una intesa con il governo sostanzialmente per avere i finanziamenti di cui necessita e nello stesso tempo gli lavora contro per cambiare le regole del gioco,
• che nessuno si renda conto, in particolare le regioni del sud, che questo Patto a proposito di universalismo negato, quindi di diseguaglianze e di discriminazioni, non offre in realtà nessuna strategia convincente, ma solo assistenzialismo  alle regioni sfortunate , nella convinzione ridicola che il divario nord sud si risolva per via ammnistrativa e per di più senza toccare gli interessi in gioco.

Mi è quindi difficile essere d’accordo con chi parla di questo Patto come di una “discontinuità”.  In realtà quello che cambia non è la struttura strategica del Patto, che resta quella di sempre quindi quella al tempo della Lorenzin, della Grillo, ed ora di Speranza, ma il contesto politico economico in cui esso si inserisce. Prima delle ultime elezioni del 4 marzo 2019 la sanità era de finanziata oggi è rifinanziata. Questo è il vero cambiamento ma null’altro.

L’ARTICOLO CONTINUA SU www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=79923

Ivan Cavicchi

20/12/2019

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