Contrastare e non aumentare le disuguaglianze in Sanità

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Su tempi di attesa, gestione delle cronicità, accesso ai farmaci innovativi, coperture vaccinali e screening oncologici si registrano disuguaglianze sempre più nette fra le varie aree del Paese. E non sempre al Nord va meglio che al Sud.

Ad esempio se le regioni meridionali arrancano sull’adesione agli screening oncologici, sulle coperture vaccinali sono soprattutto quelle del Centro-Sud ad aver raggiunto la soglia del 95%. Se al Nord si investe di più e meglio per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, sulle liste di attesa si registrano picchi negativi anche nelle aree settentrionali; ad esempio, per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto che in Calabria e per una coronarografia più in Piemonte che in Abruzzo. Questo il quadro che emerge dal VI Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il contributo non condizionato di Bristol-Myers Squibb, Janssen e Sanofi.

Si stanno liquidando di fatto i principi di solidarietà, equità e unitarietà del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Le proposte di autonomia differenziata, attualmente in discussione, finiranno per differenziare ancora di più l’esigibilità dei diritti dei pazienti. Ad essere fortemente compresse saranno le funzioni del livello centrale, di indirizzo, coordinamento e controllo delle politiche sanitarie e dell’erogazione dei servizi. L’unica vera forma di controllo che continuerà ad essere nelle mani del livello centrale sarà quella sui conti delle Regioni”. Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva che continua: “Per questo esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e chiediamo al Ministro della Salute l’immediata costituzione di un tavolo di confronto sulle proposte di autonomia differenziata,  prima che il Consiglio dei Ministri le approvi, aperto alle Associazioni di cittadini-pazienti e alle organizzazioni rappresentative dei professionisti della salute. Il tavolo dovrebbe valutare la sostenibilità dal punto di vista dei cittadini della proposta, valutarne gli effetti rispetto ai principi fondanti del SSN e al diritto alla salute delle persone, definire i requisiti che le Regioni devono soddisfare per poter avanzare una proposta di autonomia, individuare i giusti contrappesi in termini di controllo e intervento da parte dello Stato centrale. Servono azioni per contrastare e non per aumentare le disuguaglianze in sanità.Chiediamo che sia approvata la nostra proposta di riforma costituzionale che intende ridurre le disuguaglianze in sanità restituendo centralità alla tutela del diritto alla salute nel rispetto del diritto dell’individuo,  la revisione dei criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale, la riforma del sistema di monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza per garantire veramente un controllo sui servizi e che sia prevista la partecipazione delle Organizzazioni dei cittadini all’interno del Comitato LEA.

Urgente è l’approvazione degli standard dell’assistenza sanitaria territoriale come annunciato dal Ministero della salute e l’attuazione uniforme in tutte le Regioni del Piano nazionale cronicità oltre che un piano straordinario sugli screening oncologici organizzati. E sulla prossima Legge di Bilancio servono maggiori risorse per il SSN, oltre al miliardo di aumento già previsto, al fine di garantire l’effettiva attuazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e l’abrogazione del superticket. Tutti impegni assunti dal Governo.

Spesa sanitaria pubblica, garanzia dei servizi e spesa privata: le Regioni a confronto
Passano da 5 a 2 le Regioni che il Ministero della Salute valuta inadempienti rispetto all’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza: restano indietro la Calabria, che perde 3 punti rispetto all’anno precedente, e la Campania che si attesta sul punteggio più basso.  E’ il Veneto la Regione con il punteggio LEA più elevato pari a 209. Tra la prima e l’ultima Regione ci sono 85 punti di scarto.

La spesa sanitaria pubblica procapite varia da un minimo di 1.770 euro della Campania, ad un massimo di 2.430 euro della PA di Bolzano e 2.120 dell’Emilia Romagna.

Profonde anche le differenze sulla spesa sanitaria annuale a carico delle famiglie: si va dai 159 euro in media della Lombardia, ai 64 euro della Campania. Stesse differenze per la quota di ticket pro capite sostenuta dai cittadini: nel 2017 si passa dai 95 euro in Valle d’Aosta ai 32,8 della Sardegna.

È tutto merito del superticket, ovvero i 10 euro aggiuntivi su ricetta, se gli introiti per lo Statoderivanti dai ticket sono in costante riduzione: si passa da oltre 1,548 MLD di euro del 2012 a poco più di 1,336 MLD del 2017, cioè 212 milioni di euro in meno l’anno.

Sette Regioni, ossia Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata, si sono avvalse della possibilità di ricorrere a misure alternative ai 10 euro. Recentemente, inoltre, hanno adottato iniziative volte ad eliminare o ridurre il peso del Superticket le Regioni Emilia RomagnaLombardia e Abruzzo.

Sul fronte degli investimenti in sanità per ammodernare le strutture e i macchinari del SSN, a fronte di Regioni come Veneto, Emilia Romagna, Toscana che hanno sottoscritto il 100% delle risorse destinate, ve ne sono altre che hanno investito molto meno come Campania (31,1%), Molise (21,5%), Abruzzo (36,5%), Calabria (57,5%).

questo link è disponibile un ampio approfondimento sui contenuti del SestoRapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanitàpresentato dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva. Per ulteriori informazioni: stampa@cittadinanzattiva.it.

18/10/2018 www.cittadinanzattiva.it

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