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Commenti di Mauro Biani

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    Blog, Politiche di Rifondazione — Maggio 18, 2015 10:36 am

    Se la mobilitazione mantiene il profilo alto tenuto finora lo stesso iter parlamentare ne risentirebbe e allora si dimostrerebbe che non è impossibile fermarli. Renzi ne è consapevole, tant’è vero che in questi giorni si è prodotto in uno sforzo comunicativo senza precedenti, arrivando perfino ad utilizzare gli indirizzi email istituzionali degli insegnanti per una sua iniziativa, recapitare loro una lettera di pura propaganda sul provvedimento in discussione, che di istituzionale non ha proprio nulla.

    Contro la Malascuola di Renzi tre giorni di mobilitazione davanti alle prefetture.

    Pubblicato da franco.cilenti

    Crescere contro la “buona scuola”

    Il grande movimento contro la “malascuola”di Renzi non si ferma: dopo lo straordinario sciopero del 5 maggio con scuole vuote e piazze piene, grazie ad una inedita unita’ sindacale e a una visibile nuova connessione fra lavoratori e lavoratrici della scuola, studenti, genitori, cittadini si appresta ad affrontare altre scadenze di lotta, nell’imminenza della discussione parlamentare di un DDL di cui si chiede il ritiro.

    Nessuno si è lasciato ingannare dalle aperture e dagli incontri con i sindacati, ne’ intimidire dalla repressione del dissenso a Renzi, come le denunce di chi a Bologna ha osato contestare il Presidente del Consiglio alla festa dell‘ Unita. Così la vastità della protesta si è sperimentata  ancora il giorno delle prove Invalsi delle superiori, il 12 maggio: il boicottaggio dei test si è articolato in modo significativo in tutto il territorio nazionale, testimoniando l’allargamento della consapevolezza del significato dei test, sia dal punto di vista strettamente didattico come trionfo del tecnicismo valutativo che esclude relazioni, contesto e differenze di punto di partenza, sia dal punto di vista simbolico. Quel tipo di sistema  valutativo allude a un capovolgimento della funzione della scuola.

    La pratica del valutare e punire,dividere e selezionare secondo una feroce logica gerarchica e di classe si scontra  con il modo di essere della scuola italiana,con le sue fondamenta costituzionali ma anche con la sua costituzione materiale, con le pratiche didattiche e pedagogiche che ne hanno fatto un sistema capace di essere contemporaneamente scuola di massa e scuola di eccellenza, in grado di resistere per forza autonoma, grazie alla libertà di insegnamento e alle pratiche di collegialità e di democrazia, a 20 anni di attacco neo liberista. Gli ispiratori di questo attacco (di Moratti, Gelmini, Profumo ma anche di Luigi Berlinguer) sono stati gli articoli del trattato di Maastricht 127,128,129 che attraverso una visione economicistica della formazione e il mantra della razionalizzazione miravano a trasformare  la scuola da istituzione pubblica a servizio a domanda individuale sempre più sottratta  alle funzioni dello stato e quindi messa a disposizione del “libero” mercato. Renzi porta a compimento questo processo: dopo la immisione nel sistema pubblico delle paritarie private, la distruzione del tempo pieno e del tempo prolungato (modello di scuola di base invidiato da tutto il mondo), i tagli ai bilanci, il mantenimento dei precari come dato strutturale dequalificante, il dimensionamento delle scuole, il colpevole abbandono della edilizia scolastica, il continuo aumento dei fondi alle private Renzi cancella la scuola della Costituzione.

    Il DDl sulla buona scuola fa scomparire diritti e  poteri di studenti e docenti, trasformando in potenziale precario anche chi è in ruolo, suddito nelle mani del preside sceriffo, è una riorganizzazione della “governance “della scuola /servizio con al centro la rete dei dirigenti.

    Il decreto  sulla buona scuola inoltre ha al suo interno clausole che sottraggono al Parlamento ,alle Commissioni parlamentari e allo stesso CSPI, organismo di rappresentanza interno alla Pubblica Istruzione ogni potere di controllo successivo in rapporto alle future deleghe che toccheranno punti dirimenti per la democrazia e la qualità della istruzione. Si azzera così la funzione di quello che Calamandrei chiamava il quarto organo costituzionale cioè il sistema scolastico pubblico unico strumento per attuare nel vivo della vita sociale a partire dall’infanzia quel processo di rimozione della disuguaglianze che è il cardine su  cui si fonda il patto sociale nato dalla Resistenza.

    La mobilitazione dunque continua in questi giorni  18, 19, 20 maggio con presidi davanti alle prefetture per manifestare al Parlamento la contrarietà al contenuto della legge e al metodo  antidemocratico con cui e stata elaborata. Come Partito della Rifondazione Comunista siamo impegnati a partecipare, a sostenere, a moltiplicare questi momenti di controinformazione e di lotta.

    Giovanna Capelli

    segreteria nazionale PRC-SE

    18/5/2015 www.rifondazione.it

    leggi anche:

    Perché diciamo no alla scuola di Renzi (volantino PRC)

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    Autore: franco.cilenti
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