• Archivio Lavoro & Salute
  • Medicina Democratica
Log in or Register
Close
Lost your password?
Lavoro & Salute – Blog
Visita Rifondazione.it
  • Home
  • Archivio
    • Cronache Politiche
    • Cronache Sociali
    • Comitati di Lotta
    • Cronache di Lavoro
    • Cronache Sindacali
    • Movimenti di Liberazione
    • Altra Informazione
  • Sito LeS Cartaceo
  • Editoriali
  • Annali
  • Altro Blog
SFOGLIA IL GIORNALE INTERATTIVO
Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, scriva a info@lavoroesalute.org Distribuito gratuitamente da 38 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori. Tutti i numeri in pdf www.lavoroesalute.org

  •  Seguici su Facebook Lavoro E Salute
  •  Seguimi su FacebookFranco Cilenti
Visita Medicina Democratica

LA RIVISTA NAZIONALE
MEDICINA DEMOCRATICA


Rifondazione Due per mille

Rifondazione Due per mille

Su La Testa – Argomenti per la rifondazione comunista

Su La Testa - Argomenti per la rifondazione comunista

Su La Testa - Argomenti per la rifondazione comunista

Sinistra Europea

Visita Sinistra Europea
Free Palestine
  • Intifada
  • OLP
  • Free Palestine FB Page

Blog Lavoro e Salute – Categorie

  • Ambiente e salute (2.169)
  • Blog (11.496)
    • Altra Informazione (9.775)
    • Comitati di Lotta (9.001)
    • Cronache di Lavoro (8.419)
    • Cronache Politiche (9.877)
    • Cronache Sindacali (7.721)
    • Cronache Sinistra Europea (8.113)
    • Cronache Sociali (9.747)
    • Culture (6.988)
    • Editoria Libera (5.399)
    • Movimenti di Liberazione (815)
    • Politiche di Rifondazione (9.220)
    • Storia e Lotte (6.113)
  • cronache sindacali (51)
  • Internazionale (1.668)
  • lavoratrici (31)
  • OSS sanità (11)
  • sanità e salute (4.953)
  • servizio sanitario privato (55)
  • sicurezza lavoro (1.608)
  • Uncategorized (97)

Archivio Settimanale

  • Agosto 8, 2022–Agosto 14, 2022
  • Agosto 1, 2022–Agosto 7, 2022
  • Luglio 25, 2022–Luglio 31, 2022
  • Luglio 18, 2022–Luglio 24, 2022
  • Luglio 11, 2022–Luglio 17, 2022
  • Luglio 4, 2022–Luglio 10, 2022
  • Giugno 27, 2022–Luglio 3, 2022
  • Giugno 20, 2022–Giugno 26, 2022
  • Giugno 13, 2022–Giugno 19, 2022
  • Giugno 6, 2022–Giugno 12, 2022
  • Maggio 30, 2022–Giugno 5, 2022
  • Maggio 23, 2022–Maggio 29, 2022
  • Maggio 16, 2022–Maggio 22, 2022
  • Maggio 9, 2022–Maggio 15, 2022
  • Maggio 2, 2022–Maggio 8, 2022

Archivio Mensile

  • Agosto 2022 (31)
  • Luglio 2022 (171)
  • Giugno 2022 (152)
  • Maggio 2022 (156)
  • Aprile 2022 (148)
  • Marzo 2022 (204)
  • Febbraio 2022 (178)
  • Gennaio 2022 (202)
  • Dicembre 2021 (210)
  • Novembre 2021 (181)
  • Ottobre 2021 (152)
  • Settembre 2021 (144)
  • Agosto 2021 (68)
  • Luglio 2021 (180)
  • Giugno 2021 (167)
  • Maggio 2021 (192)
  • Aprile 2021 (219)
  • Marzo 2021 (200)
  • Febbraio 2021 (174)
  • Gennaio 2021 (203)
  • Dicembre 2020 (211)
  • Novembre 2020 (205)
  • Ottobre 2020 (192)
  • Settembre 2020 (149)
  • Agosto 2020 (124)
  • Luglio 2020 (184)
  • Giugno 2020 (123)
  • Maggio 2020 (135)
  • Aprile 2020 (166)
  • Marzo 2020 (221)
  • Febbraio 2020 (161)
  • Gennaio 2020 (148)
  • Dicembre 2019 (143)
  • Novembre 2019 (127)
  • Ottobre 2019 (113)
  • Settembre 2019 (114)
  • Agosto 2019 (83)
  • Luglio 2019 (116)
  • Giugno 2019 (103)
  • Maggio 2019 (120)
  • Aprile 2019 (107)
  • Marzo 2019 (114)
  • Febbraio 2019 (111)
  • Gennaio 2019 (106)
  • Dicembre 2018 (117)
  • Novembre 2018 (100)
  • Ottobre 2018 (112)
  • Settembre 2018 (99)
  • Agosto 2018 (91)
  • Luglio 2018 (104)
  • Giugno 2018 (102)
  • Maggio 2018 (103)
  • Aprile 2018 (96)
  • Marzo 2018 (108)
  • Febbraio 2018 (98)
  • Gennaio 2018 (86)
  • Dicembre 2017 (81)
  • Novembre 2017 (100)
  • Ottobre 2017 (98)
  • Settembre 2017 (73)
  • Agosto 2017 (50)
  • Luglio 2017 (115)
  • Giugno 2017 (100)
  • Maggio 2017 (94)
  • Aprile 2017 (108)
  • Marzo 2017 (112)
  • Febbraio 2017 (139)
  • Gennaio 2017 (126)
  • Dicembre 2016 (109)
  • Novembre 2016 (94)
  • Ottobre 2016 (97)
  • Settembre 2016 (66)
  • Agosto 2016 (37)
  • Luglio 2016 (82)
  • Giugno 2016 (76)
  • Maggio 2016 (65)
  • Aprile 2016 (78)
  • Marzo 2016 (67)
  • Febbraio 2016 (71)
  • Gennaio 2016 (71)
  • Dicembre 2015 (87)
  • Novembre 2015 (90)
  • Ottobre 2015 (91)
  • Settembre 2015 (64)
  • Agosto 2015 (28)
  • Luglio 2015 (71)
  • Giugno 2015 (69)
  • Maggio 2015 (77)
  • Aprile 2015 (87)
  • Marzo 2015 (96)
  • Febbraio 2015 (105)
  • Gennaio 2015 (107)
  • Dicembre 2014 (101)
  • Novembre 2014 (89)
  • Ottobre 2014 (120)
  • Settembre 2014 (34)
  • Agosto 2014 (18)
  • Luglio 2014 (33)
  • Giugno 2014 (33)
  • Maggio 2014 (29)
  • Aprile 2014 (27)
  • Marzo 2014 (65)
  • Febbraio 2014 (22)
  • Ottobre 2013 (11)

Commenti di Mauro Biani

    Visitatori Blog da Ottobre 2016

    • 87Questo articolo:
    • 2470575Totale letture:
    • 1011991Totale visitatori:
    • 335Ieri:
    • 3823Visitatori per mese in corso:
    • 3Utenti attualmente in linea:
    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Culture, Editoria Libera, Movimenti di Liberazione, Politiche di Rifondazione, Storia e Lotte — Marzo 19, 2020 6:25 am

    «Ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia». Il 18 marzo 2019 ha emozionato tanti la morte di Lorenzo Orsetti per mano dell’Isis mentre vestiva l’uniforme dell’esercito curdo. Ora occorre fare tesoro delle sue parole

    Cosa significa «essere goccia»? Orso, un anno dopo

    Pubblicato da FrancoCile

    «Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Be’, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà». Lo ha scritto Lorenzo Orsetti, Orso per gli amici, Tekosher Piling per le Unità di protezione del popolo (Ypg), l’esercito rivoluzionario curdo di cui vestiva l’uniforme mentre è caduto in combattimento il 18 marzo 2019 in Siria, presso Baghuz. Partecipava al penultimo assalto contro lo Stato islamico, nelle decisive fasi di una guerra che aveva provocato in cinque anni decine di migliaia di morti. Giustizia, eguaglianza e libertà non erano compatibili con il Califfato dell’Isis, mentre lo erano con le trasformazioni di genere, sociali, politiche ed economiche avviate nelle zone liberate dal Movimento per la società democratica (Tev Dem), di cui le Ypg sono le forze di protezione. «Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Vi auguro tutto il bene possibile». 

    Fare della propria vita «un successo» e non mera sopravvivenza: questo sembra rendesse felice Lorenzo, anche mentre rischiava la vita. Di che genere di «successo» stiamo parlando? Non certo quello imprenditoriale dei ristoratori fiorentini per cui Lorenzo aveva lavorato per anni, e che disprezzava, considerandolo responsabile delle riproduzione sul mercato del lavoro dell’individualismo egoista, dello sfruttamento cinico e di una competizione immorale tra le persone. La sua idea di successo era opposta – vertiginosamente: «Spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza». Un’inclinazione talmente radicale ad agire per gli altri, anziché contro gli altri, da donare loro la vita. Non perché l’abbia ordinato il cielo, ma perché «soltanto così» si cambiano la vita e la terra.

    Era arrivato nell’autunno del 2017 in Rojava, la regione curda della Siria, e fu lì che lo incontrai di persona un’unica volta. Pochi mesi dopo avrebbe combattuto per difendere Afrin, nella provincia di Aleppo, da ventimila miliziani jihadisti coperti dall’avanzata dell’esercito turco. Fu lì che lui, italiano, si trovò a combattere contro gli elicotteri venduti alla Turchia dall’Italia a protezione (informarsi per credere) dei fondamentalisti islamici; e fu testimone dei crimini di guerra che grazie a quei mezzi in Siria vengono commessi. Sarebbe sopravvissuto per miracolo insieme a Jacopo, Maria Edgarda e altri italiani. Tutti impegnati come volontari senza premi o guadagno di sorta, per aiutare una rivoluzione sotto attacco là dove sentivano che ce n’era bisogno. Questo, naturalmente, significava rischiare la vita, e tutti loro, ad Afrin come altrove, ne erano consapevoli. Pure Lorenzo ne era consapevole e ciononostante partecipò anche, nei mesi successivi, alla lunga offensiva contro l’Isis a Deir el-Zor.

    Chi era con lui dice che il suo stato d’animo era cambiato durante il periodo in Rojava, e in meglio. «Il viso gli si era come illuminato, era un’altra persona», racconta un italiano che ha combattuto con lui nel fumetto Macelli, splendido omaggio a Orso di Zerocalcare. Io lo sentivo su internet, perché ero ritornato in Italia proprio dopo averlo incontrato. Pochi giorni prima di morire aveva finito di leggere, nelle retrovie in cui la sua unità era stata ritirata, il libro che avevo scritto sulla rivoluzione che lui stava difendendo, Il fiore del deserto. L’aveva apprezzato e ne fui felice. Il suo giudizio contava per me. Non lo conoscevo bene, ma non avevo mai avuto a che fare con un volontario italiano che mostrasse tale dedizione per la causa. Speravo inoltre che leggere un approfondimento sulle cooperative egualitarie, le comuni popolari, le assemblee delle donne (che lui poteva visitare solo di rado, perché impegnato nell’esercito) gli desse ancor più morale e spirito nel combattere.

    Prima di chiudere la conversazione, quell’ultima volta, mi scrisse: «A presto. Per qualsiasi cosa, io sono qui». Qui? Restai stupito. Per qualsiasi cosa tu sei lì, in Siria, sul fronte di Deir el-Zor, ad avanzare contro gli ultimi superstiti, i più fanatizzati, dello Stato islamico? Se lo avessi conosciuto altrimenti, ne sono sicuro, non avrei avuto modo di scoprire la forza del sentimento umano che era in lui. Lui «c’era» – per me! – mentre si trovava in guerra. Mi aveva visto una volta, non avevamo neanche combattuto insieme, mi conosceva per lo più attraverso ciò che avevo scritto; mentre lui combatteva, io stavo a Torino attaccato a un computer, eppure lui «c’era» per me. Sono certo che non si rese neanche conto della generosità incredibile, anche perché totalmente ingenua e spontanea, contenuta in quel pensiero. Più di un pensiero: in quei giorni era stato intervistato da Le iene, e la prima cosa che aveva detto era stata che il suo pensiero «correva subito ai compagni Eddi, Jacopo, Jak, Paolo e Davide», perché la procura di Torino ci aveva dichiarati «socialmente pericolosi» per aver sostenuto la causa confederale, proponendo di relegarci a una «sorveglianza speciale». Prospettiva poco piacevole, certo, ma certo non paragonabile a quella che affrontava lui. Eppure lui era lì per noi.

    Mancavano poche ore al momento in cui l’Isis avrebbe diffuso la foto dei suoi documenti e i suoi compagni avrebbero fatto circolare le sue ultime parole. Credo possa fare a tutti un certo effetto rileggerle in questo particolare momento. «Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo». Dobbiamo tenere a mente che, per quanto sia difficile la situazione che noi stiamo vivendo ora, non sarà mai paragonabile a quella che viveva lui quando ci scriveva, un anno fa. «Non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza». Proviamo a immaginare cosa deve aver vissuto in quei mesi. Proviamo ad approssimare. Ci sono cose che si «capiscono» soltanto in guerra; ciononostante chi non ha vissuto la guerra può provare a immaginare, ne ha anzi credo il dovere. «Anche quando tutto sembra perduto e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve». E ricordate, continuava, «che ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia».

    Questa frase, un anno fa, ha colpito l’Italia. È stata un fulmine per milioni di persone. È rimbalzata su internet, sui quotidiani, sui telegiornali. Essere goccia, rendere possibile la «tempesta». Una tempesta? Che cos’è? Si percepisce qui la distanza da cui la lettera è stata spedita, rispetto ai milioni che l’hanno ricevuta. Nella tempesta lui c’era. Noi no. Soltanto chi ha attraversato la rivoluzione, chi ha partecipato alle offensive delle Forze siriane democratiche può intuire quale genere di tempesta Lorenzo potesse in quel momento avere attorno e nel cuore. Non risulta da nessuna testimonianza che Lorenzo amasse la violenza. La tempesta è un cambiamento storico, sociale e politico la cui forza è proporzionale ai torti fatti dagli uomini alle donne, e dagli uomini ad altri uomini, nel corso della storia. È il tentativo di avviare un percorso inverso per porvi fine. La violenza rivoluzionaria, se agita secondo un’etica socialista e democratica, forgiata nell’autocritica e nella trasformazione di sé, non costituisce un «inizio», magari pretestuoso, delle ostilità. Si inserisce in una lunghissima storia di ostilità: poiché se vi sono ingiustizia, diseguaglianza e negazione della libertà, queste sono ostilità, e non è quindi la rivoluzione a iniziarle. Ed è questo genere di tempesta, lo ricordino tutti, cui Orso si riferiva.

    Tuttavia è curioso che, in questi dodici mesi, tanti abbiano scritto sui muri e sui social network, o abbiano urlato nei microfoni: «Saremo tempesta». Orso non ha mai scritto «siate tempesta», semmai: «siate goccia». C’è una differenza. «Saremo tempesta» suona come un equivoco, effetto di una qualche disattenzione, forse rivelatrice; una sorta di lost in translation familiare, perché dall’italiano all’italiano ma dalla guerra alla pace, dalla rivoluzione alla facile promessa, dal testamento politico allo slogan. Questa reazione può aiutare a capire perché Lorenzo, così rivoluzionario in Siria, non era mai stato un militante in Italia. Non lo era stato neanche in quei mille gruppi impegnati e frammentati che giustamente ne alzano oggi il ritratto. Ricordo come reagì quando gli chiesi, in Rojava, se appartenesse a qualche collettivo o centro sociale della sua città: nel dire di no assunse un’aria strana, come se preferisse non parlarne. Mi è stato spiegato poi che non aveva una grande opinione dei centri sociali fiorentini, e neanche di un certo genere di «militanti politici», tra i quali io indubbiamente ricadevo.

    Lungi da me presentare qualsiasi atteggiamento di Lorenzo come il verbo, soltanto perché è morto. Nulla potrebbe essere più stupido, e lui stesso ne riderebbe a crepapelle. Ci direbbe anzi: pensate piuttosto a Leopoldo Odelli, vivo, che è a Kobane oggi a rischiare la vita nel Rojava occupato e sotto attacco, e nessuno ne parla. I nostri amici inestimabili non possono ottenere attenzione soltanto se e quando tornano cadaveri. Leopoldo, un giovane di Cremona, ha diffuso in questi mesi diversi messaggi dal Rojava. Pensiamo a lui e a tutte e tutti gli internazionalisti oggi laggiù, ogni giorno e ogni volta che pensiamo a Lorenzo e al suo messaggio; e ripensiamo bene a quel messaggio. Le Ypg scrivono sui muri: «Ogni martire è un esempio di vita»; e noi, senza idealizzarlo, dobbiamo arrovellarci su quale sia l’esempio di Lorenzo – l’uomo, il combattente, il ragazzo che, immerso nella guerra, a un passo dalla morte, ci ha scritto: «siate gocce». Ha poi aggiunto che ci ama tutti, ma anche un’altra cosa importante: «Spero farete tesoro di queste parole».

    Facciamone tesoro, quindi, e chiediamoci: preferiamo essere «tempesta» nella nostra immaginazione onirica, triviale, propagandistica o patetica, o gocce nella realtà? Perché la tempesta reale non esiste senza gocce, mentre quella immaginaria può tranquillamente raccontare sé stessa altrimenti.

    Non si crede da tempo a ciò che si dice. Non gli si dà peso, invece un peso ce l’ha. Se un giorno la storia o la vita mi portassero dentro a una tempesta simile a quella che una volta ho vissuto, mi sentirei mancare il fiato. Non collochiamo Orso in un catalogo di famiglia. Quel catalogo di famiglia non esiste. Lui, in ogni caso, non ci dovrebbe stare. Il suo gesto è stato alto, altissimo, fuori dal comune. Non investiamo la delicatezza della sua modestia con fraseologie roboanti. Lorenzo non conferma nessuna delle nostre certezze. Non ha centrato le aspettative di nessun mondo separato. Lorenzo ha colpito l’immaginazione del popolo. Pochi giorni dopo il suo martirio una professoressa mi ha mandato, su Facebook, la lettera inviatale da un suo alunno:

    Ciao prof., ci hai detto che se abbiamo casini te lo possiamo dire o scrivere. Questo non è un casino ma dall’altro giorno ho una questione. Te la dico: mi dispiace per questo lutto, non ho capito se lei conosceva Lorenzo Orsetti di persona o no ma forse non importa. Io non lo conoscevo, anzi non sapevo proprio chi era, però dall’altro giorno ci penso perché non capisco delle cose e a uno così avrei voluto fargli delle domande. Ho cercato su Google la guerra in Siria ed è troppo complicata, mi sono stancato di leggere (se poi ce la dice a scuola potrebbe essere interessante), però mi sembra che questi gruppi di cui abbiamo parlato lottino per cose molto comprensibili: la libertà e la vita sono valori che capiamo tutti. O no? Prof., come si prende una decisione così? Immagino che anche tu hai pianto, io sì, però a casa. Sai che penso che di fronte a un coraggio così grande io sono piccolissimo? Se Lorenzo è stato così coraggioso forse anche noi dovremmo esserlo di più: non solo per andare in guerra ma anche per cose più piccole. Qualche giorno fa (prima che ci parlasse di Lorenzo) ai giardinetti vicino al comune c’era uno che ha tirato un calcio a un piccione che era già mezzo morto. Io volevo dirgli qualcosa ma ho avuto paura che picchiasse anche me. Penso invece che dovevo andare da lui e incazzarmi, non solo per quel piccione ma anche per altri piccioni o per le persone a cui questo idiota può fare del male. È un modo di essere goccia? Tu come fai ad essere goccia? La paura non ci può bloccare sempre e anche se ce l’abbiamo non può essere una giustificazione per rimanere immobili. Hai detto che quando c’è una situazione ingiusta se noi non decidiamo da che parte stare allora stiamo dalla parte sbagliata. Penso che hai ragione. Glielo volevo dire ma non in classe perché non si riesce a parlare bene. Ci vediamo giovedì.

    Davide Grasso

    dal 2015 è attivo tra Europa e Siria in sostegno della Federazione democratica della Siria del Nord e nel 2016 si è unito alle Forze siriane democratiche per combattere l’Isis. È autore di New York Regina Underground. Racconti dalla Grande Mela (Stilo Editrice, 2013), Hevalen. Perchè sono andato a combattere l’Isis in Siria (Alegre, 2017) e di Il fiore del deserto (Agenzia X, 2018)

    18/3/2020 jacobinitalia.it

    Tags: Abdullah Ocalan combattenti curde Curdi Davide Davide Grasso donne curde Eddi erdogan Jacopo Jak Kurdistan Lorenzo Orsetti Paolo repressione curdi Rete Kurdistan di solidarietà Rojava Siria turchia Ypg Ypj
    • Condividi questo post:
    • Facebook
    • Twitter
    • Delicious
    • Digg
    franco.cilenti@libero.it' Autore: FrancoCile
    © Copyright 2022 — Lavoro & Salute – Blog. All Rights Reserved - Created by Pep Web - Privacy Policy
    blog-lavoroesalute.org è un blog collettivo di giornalisti e di autori e non una testata giornalistica. Il suo aggiornamento è infatti senza periodicità. blog-lavoroesalute.org non è quindi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. I contenuti e le opinioni di blog-lavoroesalute.org devono per questo motivo essere considerati espressione esclusiva di chi ne è autore e, in ogni senso, sotto la sua individuale e personale responsabilità. I contributi multimediali utilizzati da blog-lavoroesalute.org- testi, foto, video, audio e grafiche - se non di produzione o di proprietà dei giornalisti e degli autori o concessi esplicitamente da autori terzi o dalle persone ritratte, sono di pubblico dominio perché, ove possibile, offerti dalla rete e trattati, in relazione alle loro opzioni di riproduzione o elaborazione, come contenuti di blog-lavoroesalute.org, nel rispetto dei 6 livelli di tutela dell’autorialità previsti dalla versione inglese e dalle bozze italiane del CCPL 4.0 per la gestione della pubblicazione e della elaborazione di Creative Commons. Se gli autori o i soggetti ritratti o riprodotti fossero contrari, nella forma utilizzata o in assoluto, alla pubblicazione su blog-lavoroesalute.org di contenuti che li riguardano, hanno facoltà di inviare una segnalazione a blog-lavoroesalute.org per la loro correzione, in ogni modo indicato, o per la loro rimozione, con il diritto di stabilire la rilevanza della eventuale rettifica, compreso anche quanto pubblicato sui social-network. Ogni contribuzione volontaria o entrata pubblicitaria ricevuta da blog-lavoroesalute.org è esclusivamente funzionale al suo mantenimento.
    Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Cliccando sul tasto o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
    Accetto
    Privacy & Cookies Policy

    Privacy Overview

    This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
    Necessary
    Sempre abilitato
    Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
    Non-necessary
    Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
    ACCETTA E SALVA