Covid-19: USA, 13 Marzo 2020

Prima

È il 31 gennaio quando Donald Trump decide la sospensione degli ingressi dalla Cina per tutti i cittadini non-americani. Per lunghe settimane questa sarà l’unica misura adottata dagli Stati Uniti per contenere la diffusione del contagio. Per giorni cadono nel vuoto i gridi d’allarme degli esperti. Si moltiplicano invano gli appelli ad agire. Persino ex-funzionari della stessa amministrazione Trump invocano misure urgenti. Tra loro Tom Bossert, già assistente per la sicurezza interna, Scott Gottlieb, ex capo della FDA – Food and Drug Admininstration, e persino Gary Chon, ex capo del Consiglio per l’economia. Tutti denunciano ritardi nel prestare attenzione al nuovo rischio coronavirus. L’America resta indietro. La Casa Bianca non risponde. I contagi aumentano. Kelly Wroblewski, direttrice delle malattie infettive dell’APHL, l’Associazione che riunisce 125 laboratori di sanità pubblica negli Stati Uniti, ammette “ritardi ed errori”.[1]

Malgrado ciò, il presidente Trump mantiene la propria posizione. Rivendica come un successo il blocco degli arrivi dalla Cina. Sotto il peso di critiche e crescenti pressioni, a fine febbraio – 4 settimane dopo – crea la task force contro il Covid-19 affidandone la guida al vice presidente Mike Pence (26 febbraio). Impone controlli sanitari per chi è in arrivo dall’Italia, Korea del Sud e Iran (29 febbraio). Tre giorni dopo la prima vittima confermata negli USA. Ma Trump continua a sostenere la sua posizione, minimizzando il rischio coronavirus. Rilascia ripetutamente dichiarazioni prive di riscontro scientifico (il Washington Post documenta le 19 volte in cui il presidente degli USA ha lasciato dichiarazioni a riguardo).[2] Arriva persino a negare l’evidenza del contagio. E come spesso accade su questioni di politica interna, cerca un colpevole “esterno” alla sua amministrazione. In questo caso dapprima i democratici (il virus come un “imbroglio”, “a Democratic hoax ).[3] E poi  paesi da attaccare, come la Cina e l’Europa (ad eccezione del Regno Unito), definendolo un “foreign virus”[4] – un virus straniero.

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16/3/2020 www.saluteinternazionale.info

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