Dai movimenti ai sindaci: per fermare lo Sblocca Italia

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Dopo anni di politiche di austerità, tra tagli alle spese pubbliche e pressioni sugli enti locali con patto di stabilità, pareggio di bilancio e spending review, lo scorso autunno il governo Renzi ha varato, tra le tante riforme lacrime e sangue, lo Sblocca Italia. Il decreto legge 133/2014 in netta continuità con l’attacco della finanza agli enti locali e ai territori, favorisce la speculazione sugli stessi. Vuole dare l’avvio ad altri grandi progetti inutili. In nome del profitto, si vuole intensificare la cementificazione del paese con autostrade, trivellazioni, Tav…

Lo Sblocca Italia consolida anche il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti come braccio armato dei poteri finanziari; quella stessa Cdp che da tempo abbiamo individuato come una possibile leva finanziaria in grado di garantire investimenti per i servizi pubblici, e un motore per il rilancio di una finanza pubblica a servizio delle persone. In linea con la forte pressione in atto sugli enti locali, per quanto riguarda le privatizzazioni, il D.L insieme alla legge di stabilità, garantisce incentivi alle amministrazioni che svendono i servizi, concedendogli l’uso dei ricavi al di fuori del patto di stabilità.

La legge é anche occasione per mettere ancora le mani su Bagnoli. Alla città di Napoli é dedicato l’articolo 33 che prevede il commissariamento di un intero quartiere. Si toglie non solo ai cittadini, ma anche all’amministrazione la possibilità di decidere sul litorale, l’ex-Italsider e l’ex area Nato: la stesura del piano urbanistico spetterà ad un commissario.

Così, ad ottobre scorso, da Bagnoli é stato lanciato un appello ai movimenti in difesa del territorio e dei beni comuni, e il 7 novembre un grande corteo attraversava l’area flegrea, costeggiando l’ex-Italsider. Si é concluso con le manganellate della polizia che presidiava Città della Scienza, situata proprio su quel litorale che dovrebbe essere liberato, bonificato e riconsegnato ai cittadini come stipulato una delibera d’iniziativa popolare sulle spiaggie pubbliche, approvata nel 2012.

Un mese dopo, il 7 dicembre, si costituiva in un’assemblea all’Ex Asilo Filangieri di Napoli, un Coordinamento dei Movimenti del centro-sud contro lo Sblocca Italia.

Da allora, si sono intensificati i contatti con i NoTav, simboli nazionali della lotta contro la speculazione sul territorio; ed in coerenza, si é spontaneamente deciso di aderire ed appoggiare la battaglia NoExpo, e di considerare il 1° maggio milanese una tappa importante.

Il 18 gennaio, a Montesano Scalo, si é svolta una seconda assemblea alla quale ha partecipato anche il sindaco De Magistris che ha preso l’impegno di costituire una rete dei sindaci contro lo Sblocca Italia. Nelle settimane successive, anche con una pressione e un sostegno da parte dei movimenti napoletani, si é lavorato in quel senso. Così, il 18 aprile, é stata convocata una prima assemblea dei sindaci che con atti istituzionali si erano già espressi contro lo Sblocca Italia. La partecipazione dei movimenti é stata importante: si é ribadito con forza la necessità di ampliare e consolidare questa rete di sindaci non solo contro lo Sblocca Italia, ma contro gli attacchi orchestrati dalla finanza ai territori. Sindaci della Val di Susa, come della Sicilia o di altre regioni, hanno evidenziato le difficoltà di amministrare enti locali ai tempi della crisi. Questi sindaci, come primi rappresentanti degli abitanti di un territorio, devono opporsi con forza a quel ruolo di esecutori ultimi di un processo di privatizzazione imposto dalla Troika, e rivendicare invece una nuova finanza pubblica.

 Raphael Pepe

Articolo tratto dal Manifesto del 25 aprile 2015, rubrica Nuova Finanza Pubblica

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