Dallo Stato di diritto allo Stato di polizia

Dallo Stato di diritto allo Stato di polizia

In Italia ormai il razzismo è legale. Immigrazione e gentrificazione hanno fornito lo spunto per generare  e radicare le astruse quanto tossiche convinzioni, foraggiate dal populismo dilagante e sovrano, che alcuni gruppi di persone siano più pericolose di altre e che la loro permanenza nei nostri territori sia sicuramente  e meramente funzionale a generare atti violenti e contro la legge. Per questo quei gruppi di persone, identificati soprattutto nei  migranti di colore, sono da considerare aprioristicamente indesiderabili e out dal tessuto sociale. Per questo non possono accedere ai diritti primari della sopravvivenza, né ai servizi sociali.

Il  motivo è evidente anche solo ad una prima obiettiva analisi.  Non è il colore della pelle, né il luogo di provenienza. Ѐ che sono  talmente poveri, talmente impauriti, talmente succubi di chi li ha resi ombra di se stessi, da perdere oltre il diritto alla sopravvivenza anche la dignità, per l’assurda, quanto cinica logica, che chi cade in disgrazia, anche se  non per sua colpa, non merita di vivere degnamente. Solo i ricchi possono essere anche neri, senza che lo status venga scalfito.

Ѐ un vero ossimoro. Per essere incolpevolmente poveri e perseguitati meritano atti di denigrazione e  soprusi ovunque vadano, mentre dovrebbero naturalmente accedere  alla solidarietà e ai diritti avendone facoltà come tutti, perché a fronte dei diritti siamo tutti cittadini del mondo  e non dovrebbero esistere i muri e le ostilità verso il diverso. I guai del migrante che cerca l’isola felice scaturiscono dall’ ingenuità, dall’inconsapevolezza  che al termine di un travagliato e spesso letale viaggio della speranza,  per  raggiungere un luogo ove la loro vita possa migliorare, non troveranno accoglienza e integrazione, ma la stessa disperazione che hanno lasciato a casa. Il motivo è altro che la guerra e la fame e la miseria di cui sono vittime nei loro paesi d’origine. Il motivo è l’altra faccia, quella nostrana, della disperazione e della rabbia sociale.

Nella presupposta terra felice, la nostra, migrano alla ricerca di un’esistenza migliore, pur essendo nella loro terra nativa,  tanti sfruttati, umiliati e offesi. Gente a cui non basta la cittadinanza per ius sanguinis per accedere ad una vita degna. Anche qui c’è un mondo del sottobosco che lotta per l’esistenza, per avere gli stessi diritti negati a priori  ai  migranti . Anche qui la gente non ha diritto ad un lavoro che assicuri la sussistenza, ad una casa, alla cura della salute. Perché qui da noi quei diritti li hanno congelati negli intrighi e nelle malefatte dei palazzi del potere. E allora, dai palazzi del potere bisognava trovare un colpevole che agisse come arma di distrazione di massa. E il colpevole è il migrante che viene qui e ruba spazi, lavoro e gode di chissà quali privilegi che spetterebbero a loro, legittimi cittadini di un Paese allo sbando.

Allora il potere sguinzaglia il mantra “Prima gli Italiani”. E così si scatena la guerra fra poveri. Il colpevole è il migrante che serve per distrarre dall’incompetenza e dalla tracotanza di chi  al potere ci arriva “fregando la povera gente”, per avere consensi elettorali con false promesse che poi è evidentemente incapace di mantenere. E mentre si investe nelle grandi opere e negli armamenti si tolgono i diritti primari e si decretano leggi razziali, giocando sulla paura del diverso che diventa, per antonomasia strumentale, il violento, l’esecutore  di efferati crimini. Bisogna rendergli la vita impossibile e rimandarli a casa.

Bisogna anzitutto creare consensi, ottenendo che la maggioranza della popolazione si schieri dalla parte del potente che tutto risolve. Bisogna far scattare la protezione del forte sul debole, bisogna far scattare la paura del diverso, il terrore di incontrare l’uomo nero .che stupra le donne degli altri, ruba ed è portatore di malattie. S’instaura e si radica una dinamica perversa,  generata da menti perverse, affette da patologia fascista. Una dinamica che istiga e autorizza gli attuali orrori aizzando l’uomo contro l’uomo. Si scatena un loop, un cortocircuito da cui sembra impossibile uscirne, se non individuando che il nemico è un altro. Risiede nei piani alti del Palazzo e gode indebitamente di tutti i privilegi.

Su questa dinamica al massacro si radica sempre più nella nostra società il  razzismo che dilaga anche fra le classi disagiate, nel popolo dal basso, togliendo forza alle lotte di classe, alla democrazia e stravolgendo un paese che sta regalando alle destre reazionarie il potere. E avviene che nelle stanze del potere venga elaborato, discusso e approvato il peggior decreto delle legislature nate con la costituzione repubblicana. Un decreto anticostituzionale, di stampo fascista, il decreto Salvini.

L’intento è di  dare ai diritti umani e sociali una nuova accezione, quella del privilegio di cui solo alcuni gruppi umani possano usufruire. Neanche a dirlo saranno quelli maggiormente integrati nel tessuto sociale, quelli “nati con la camicia della fortuna”, quelli a cui non è mai passata accanto l’ombra cupa della povertà e dello sfruttamento. Gli altri, i senzatetto, i migranti, gli sfruttati nel lavoro, i disoccupati, i licenziati dal lavoro, i richiedenti asilo,i clochards, formano un sottogruppo foltissimo e non possono accedere alle pari opportunità e che devono anche pagarla cara, perdendo il diritto umano e sociale di essere riconosciuti come persone da rispettare in quanto tali, a prescindere da etnie, colore della pelle e religione.

Sono bollati senza scampo con il marchio del sospetto e con la funzione permanente di capro espiatorio di tutto il degrado e la miseria in cui versa la maggioranza della popolazione. In un tempo molto oscuro della storia dell’umanità il capro espiatorio erano gli Ebrei, ora sono i migranti e tutto il popolo degli invisibili che ha l’unica colpa di non saper ancora riconoscere chi è il vero nemico da combattere. Sappiamo dove ci ha condotti nel passato questa estrema xenofobia, gestita dall’uomo solo al comando.

Nel decreto Salvini, approvato all’unanimità dal CdM, vengono accorpati i due provvedimenti sull’immigrazione e la sicurezza. Il fulcro del provvedimento sull’immigrazione sta nell’abrogazione della protezione umanitaria, ampliandone i requisiti per ottenerla e riducendone i privilegi a poche categorie, così da colpire pienamente il migrante irregolare e  il prolungamento da tre a sei mesi nei Cpr (Centri di permanenza).

L’abrogazione contempla il rilascio di permessi solo temporanei e solo per sei categorie di migranti. Il rilascio verrà concesso per gravi condizioni di salute, riconoscimenti al valore civile e provenienza da Paesi con gravi calamità naturali. Lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) verrà riservato solo a minori non accompagnati e titolari di protezione internazionale. Per essere espulsi basta dimostrare, o  anche solo supporre,  la pericolosità sociale. Ulteriori restrizioni sulla concessione della cittadinanza e rifiuto all’accoglienza per gli espulsi da altri paesi dall’area Schengen. Estensione del  Daspo per gli eventi sportivi e urbano per iniziative pubbliche. Potenziamento delle forze di polizia e possibilità dell’uso di armi a impulsi elettrici (Taser), in caso di necessità. Sgomberi forzati su occupazioni abusive, anche in edifici dismessi ed espulsione dei migranti irregolari che vi hanno trovato rifugio.

Il decreto Salvini, così come concepito, è indicativo dell’incapacità dello Stato di produrre diritti, eguaglianza e libertà e riconoscere il principio di uguaglianza. Uno Stato che si avvicina sempre più ad uno Stato d’eccezione, dove saltano tutte le norme, in nome di emergenze fittizie per colpire le fasce più deboli, mentre vengono ignorate le emergenze umanitarie che riguardano i diritti primari della persona. Uno Stato che si affida a decreti governativi, saltando spesso l’iter parlamentare.

Ѐ significativo che vengano sempre più colpiti gli invisibili, quelle persone che nessuna istituzione vuole riconoscere, creando così delle disuguaglianze sociali nette, come se i diritti costituzionali appartenessero solo a categorie privilegiate. Il decreto Salvini, così com’è costituito,  lancia nel tessuto sociale il nuovo modello di razzismo legalizzato, teso alla totale sospensione dei diritti, per questo va contestato aspramente. Una sola piazza agli Indivisibili non potrà bastare per evitare che allo Stato di diritto sopraggiunga lo Stato di polizia. Ce ne vorranno molte altre di piazze e sempre più affollate e indignate.

Alba Vastano

Giornalista. Collaboratrice redazione di Lavoro e Salute

www.lavoroesalute.org

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