Detrazioni in cambio di aumenti salariali e contrattuali. E’ questa la sostanza del problema

rischio

Il Governo ha approvato il taglio del cuneo fiscale (attraverso sia il bonus Irpef che la detrazione fiscale), partirà dal 1 Luglio e stando alle dichiarazioni del Governo non sarà un provvedimento a tempo ma cambiamento strutturale delle nostre buste paga.
Uno studio, del 2019, della Fondazione di Vittorio evidenziava la perdita di acquisto dei salari e delle pensioni, quantificando in oltre 1000 euro netti la perdita dei salari negli ultimi 7\8 anni, ossia dal 2011 al 2019. Stando ai dati Ocse, mentre gli stipendi italiani perdevano potere di acquisto, in Francia e in Germania invece si registrava la tendenza opposta.
Allora, mentre noi perdevamo 1000 euro, in Francia i salari aumentavano di circa 2000 mila, in Germania di oltre 3800. E ricordiamo che questi sono dati Ocse, gli stessi che i Governi dei vari paesi prendono, o dovrebbero farlo, in considerazione. Se poi prendiamo in esame le retribuzioni part time, la perdita salariale in Italia è ancora piu’ accentuata se confrontata con i part time francesi e tedeschi.

Sono ben 13 milioni i lavoratori e e lavoratrici che nel nostro paese attendono il rinnovo dei loro contratti nazionali, si va rafforzando l’idea che la manovra governativa sia destinata a contrarre gli aumenti nei prossimi rinnovi di ccnl, proprio in virtu’ della manovra fiscale appena licenziata dal Governo.
Il vero e solo problema è rappresentato dai consumi, stagnanti, senza i quali non puo’ esserci ripresa economica. Altro dato da prendere in considerazione è quello legato al capitalismo italiano che per 30 anni ha delocalizzato produzioni senza investire in nuove tecnologie e formazione, tanto che i dati parlano di aumento della forza lavoro con basse qualifiche (e soggetta a riduzioni del potere di acquisto e di contrattazione soprattutto nel variegato mondo degli appalti), questa caratteristica del capitalismo italiano sta alla base della perdita di competività dell’intero sistema e di conseguenza con minore produttività (ma aumento sensibile dei carichi di lavoro) a perderci sono sempre i salari e la forza lavoro.

Dal 1° luglio, il bonus Renzi di 80 euro aumenta a 100 euro netti mensili fino a 26.600 euro lordi. Un reddito compreso da 26.600 euro a 28mila, ad oggi escluso dal Bonus Irpef, avrà un incremento di 100 euro al mese in busta paga.Poi, da 28 mila euro a 40 mila le cifre andranno a diminuire fino a scomparire per i redditi over 40 mila.
Si allarga la platea dei beneficiari passando da a 11,7 milioni di persone che percepivano il bonus Renzi a 16 milioni di lavoratori interessati al nuovo sistema di detrazione fiscale.

Prima di esultare il sindacato e il mondo del lavoro dovrebbe conoscere bene i problemi o non deviare la pubblica attenzione dalle questioni dirimenti ossia che la manovra fiscale non puo’ sostituirsi alle dinamiche contrattuali e agli aumenti stipendiali perchè finalizzata a recuperare parte del potere di acquisto perduto nell’ultimo decennio. Il rischio concreto è quello dello scambio diseguale: accettare nuovi contratti da fame che alla fine ci faranno perdere potere di acquisto e di contrattazione, giustificando la debacle sindacale con la manovra fiscale del Governo che partirà dal 1 luglio 2021.

Federico Giusti

26/1/2020 www.controlacrisi.org

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