Dobbiamo scegliere da che parte stare

Credo che noi insegnanti si abbia oggi una responsabilità maggiore. Credo che oggi si debbano pesare e soppesare le parole, trattarle con maggior accuratezza e cautela, direi con amorevole gentilezza. Abbiamo una grande responsabilità perché parliamo con i nostri alunni in una sorta di dialogo continuo, fatto di sguardi, di pensieri, di rimandi,di ascolto.

Come insegnanti della scuola pubblica abbiamo il dovere di difendere l’umanità che c’è ancora, difenderla con le unghie e con i denti, fare sì muro ma contro le parole di odio che purtroppo anche nella scuola, anche tra docenti di ogni ordine rimbalzano ferocemente. E fanno male.

Come insegnanti che credono fermamente nella scuola come comunità accogliente, diversa e divergente, bella perché è il luogo dell’incontro e della contaminazione, abbiamo il dovere di far sentire il nostro no a chi lascia morire uomini, donne e bambini in mare trattandoli come finti bambocci fatti ad arte , abbiamo il dovere di allontanare gli echi che ci riportano drammaticamente indietro quando nelle classi facevano uscire alunni e docenti ebrei, quelli non di “razza”. Dobbiamo alzarci in piedi e opporci. Tirare su la testa.

“Segnalare i docenti che a scuola fanno politica” dice una fantomatica rappresentante di questo governo che in realtà vuole dire segnalare chiunque osi opporsi alle strategie di odio, al razzismo imperante di questa classe politica sciatta, indecente e cialtrona.

Io faccio politica ogni volta che entro in classe nel senso che politica è affermare un pensiero, creare immaginari, ascoltare e guardare i nostri ragazzi, i nostri bambini, faccio politica perché rivendico una scuola aperta sul mondo, che lo fa entrare senza timori nelle aule, faccio politica perché penso che la cultura sia davvero un ottima arma contro la violenza di ogni genere, che il confronto pacifico e rispettoso sia indice di civiltà aperta.

«Una profonda frattura è sorta tra la nostra fiducia nel “possibile” ed il nostro modo privato di condurre la nostra vita immediata›› affermava anni fa Jerome Bruner che fu profetico.

Noi docenti dobbiamo affermare nella scuola il principio fondamentale della libertà del pensiero attraverso la narrazione delle reciproche vite e preparaci al nuovo incontro. Dobbiamo salvaguardare il concetto importante di difesa all’esistenza di tutti, aprendoci verso chi fa fatica a vivere ed è privato di ogni sostentamento. Dobbiamo scegliere da che parte stare. La scuola deve stare dalla parte degli ultimi e cacciare fuori i sostenitori di razze, quelli di “meglio gli italiani” quelli che fare ronde e pestare i “froci” non è reato, quelli che tengono in mano il vangelo ma con l’altra colpiscono il povero, quelli che.

Organizziamo allora giornate disobbedienti, di opposizione nelle piazze e nelle scuole, studenti e docenti, andiamo oltre le nostre discipline, lavoriamo ogni giorno sul concetto di accoglienza e cittadinanza, apriamo tavoli educativi in ogni scuola basati sulla benevolenza e l’ascolto, cancelliamo le facili parole pericolose farcite di odio e innalziamo creativamente nuovi scenari, nuovi fondali per storie di bellezza e di gioiosa rivoluzione.

Facciamo che ogni scuola prepari un testo, un segno concreto di presa di posizione, organizzi incontri, seminari, giornate di studio antirazziste e su questo facciamo rete e incontriamoci.

Iniziamo il prossimo anno scolastico con una vera splendida e umana insurrezione. Chi è d’accordo firmi (in coda a questo pezzo, nello spazio “Commenti”) e faccia girare.

Catia Castellani

Insegnante d’arte, allieva di Bruno Munari è consulente per la didattica dell’arte contemporanea presso istituzioni, teatri e musei. Conduce laboratori di non-didattica dell’arte contemporanea e di arteattiva per bambini e bambine di scuole elementari e materne; si occupa di formazione per insegnanti

21/7/2018 https://comune-info.net

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