Dove la notte è senza stelle

Quando i giornali del 30 dicembre 2019 hanno dato la notizia dell’arresto di Nicoletta Dosio l’hanno presentata come attivista NoTav di settantatré anni ma soprattutto come “professoressa di greco e latino” come se questa definizione da sola bastasse a provocare incredulità. Al momento dell’arresto una parte del paese era accorso davanti alla casa per impedire alle auto dei carabinieri di portarla via. Da subito l’arresto e la condanna a un anno era apparso spropositato per un episodio avvenuto durante una manifestazione sull’autostrada Torino-Bardonecchia. Da allora Nicoletta ha vissuto i primi mesi dell’anno nel carcere delle Vallette dove ha toccato con mano la disumanità di quel luogo.

Ha tenuto un diario che rende pubblico poche pagine alla volta. Del carcere ci si occupa poco, rimane un luogo a sé stante, quando per casi della vita capita che la società “civile” ci butti un occhio subito si ritrae inorridita mettendo una distanza fra quel luogo e la quotidianità. Dentro a quegli ingranaggi è risaputo ci finiscono perlopiù persone fragili, povere, con pochi strumenti. Persone che non interessano destinate alla marginalità. Senza scomodare la Banalità del male e Hannah Arendt non si fa i conti con buchi neri che la vita può riservare.

Gherardo Colombo si è dimesso dalla magistratura nel marzo del 2007, dopo trentatré anni di servizio. In una recente intervista ha detto: “L’idea di mandare in galera una persona mi tormentava, mettendomi davanti a interrogativi insolubili e angosciosi. Ho cominciato a pensare che il carcere non fosse più compatibile con il mio senso della giustizia, la mia concezione della dignità umana, la mia interpretazione della Costituzione. Più che pensare, in realtà sentivo tutta l’ingiustizia della prigione”. [Chiara Sasso]

Fogli di diario di Nicoletta Dosio

8 – 10 gennaio 2020

Tutta la notte mi è giunto un lamento. Viene dalle prime celle, le celle di rigore, che mi dicono essere usate anche per gli psichiatrici. È un lamento flebile, per questo più terribile, perché disperato. Come si può prendere sonno quando a pochi metri da te c’è un dolore senza risposta e senza conforto? Cercando di non svegliare la mia concellina, mi siedo alla finestra, sulla desolazione di questi cortili di cemento, dove la notte è senza stelle….

Da “radiocarcere” ho avuto notizie della donna rinchiusa nella cella di rigore. È arrivata qui da un’altra città dove vive la sua anziana mamma. Ha problemi psichiatrici. Non può tenere in cella né fornellini né accendini e neppure le cose minime (quali?) che potrebbe utilizzare per offendersi e offendere. Si è ribellata a una guardiana che le è zompata addosso durante un momento delle sue crisi e l’ha graffiata…

Mi chiedo che cosa ci faccia qui dentro una creatura come C., come possa essere questa la medicina per il suo disagio di vivere…

Ho chiesto di andare in infermeria, in rotonda, per misurarmi la pressione… Passando, ho buttato un occhio attraverso lo spioncino della prima cella. Completamente nuda, su un materasso a terra, in una cella vuota. Dorme. Intorno fa freddo, il freddo di gennaio in un carcere. Mi rivolgo alla secondina che mi sta accompagnando: “Perché?” “Si impiccherebbe con le sue mutande”. “Ma questa è la soluzione?” “Dosio, sbrigati”…

Oggi visite: una consigliera regionale, a me cara e non per la politica, ma per l’umanità; un deputato, accompagnato/controllato a vista da un graduato del carcere. Ho chiesto loro di andare a vedere quella cella numero 1 , dove è reclusa quell’inerme, abbandonata all’assurdo….

È notte fonda, non posso dormire. Tendo l’orecchio in questo silenzio pieno di storie, di rabbia e di sogni. Nulla. Tutto dorme e in cielo sta avanzando la luna, grande come non l’ho vista mai, e inonda con la sua luce i cortili, abbraccia i fabbricati, ma non riesce a penetrare attraverso le finestrelle dei cubicoli in cui siamo recluse. Compagna luna, porta conforto a C. nella sua cella di rigore….

Mattina. Ho chiesto di rimisurarmi la pressione. Percorrendo il corridoio dietro la guardiana, sbircio dentro cella di C. Sul materasso c’è una sagoma sotto una coperta. C. avrà un po’ meno freddo…. Stamattina in infermeria c’è il medico. Esamina la mia cartella clinica. Mi parla cordialmente e si spinge a domandarmi se mio marito è d’accordo con la mia scelta per lui incomprensibile. Come posso raccontargli di tutta una vita di lotte comuni, condivise, sulle quali si è radicato un mondo? Gli chiedo di C.: lui mi dice che per le donne il “luogo di cura psichiatrico” sta proprio nelle prime celle della sezione “nuove giunte”, e non perché ci siano particolari professionalità ad esse dedicate, ma perché ci sono le telecamere per controllare… Ritorno nel mio cubicolo. Mentre passo, mi fermo davanti alla prima cella. Il blindo è semiaperto. C. è vestita. Allungo una mano attraverso le sbarre, lei me la stringe…. La guardiana mi richiama: “Sbrigati, in cella!”.

30/5/2020 https://comune-info.net/

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