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    Blog, sanità e salute — Ottobre 18, 2014 1:31 pm

    Ebola: “Le case farmaceutiche non hanno interesse per una malattia che tocca solo i poveri”. > Nei Paesi occidentali, in particolare, dove ancora ci sono sistemi sanitari adeguati a prevenire e curare (fino a quando non entrerà all’opera ilc riminale accordo TTiP Europa/USA) oggi è entrato solo l’allarmismo mediatico che, comunque, basta a far innalzare i profitti delle case farmaceutiche

    Pubblicato da FrancoCile

    Ebola: “Le case farmaceutiche non hanno interesse per una malattia che tocca solo i poveri”

    Da mesi, l’epidemia di Ebola fa parte dell’attualità. Si vedono certamente immagini scioccanti ma nessuna analisi di fondo del problema. Perché un’epidemia di tale ampiezza?  Per “ Solidaire”,  alcuni studenti di medicina si sono immersi nella questione. Eccone un riassunto.

    L’epidemia di Ebola che attualmente imperversa in Africa Occidentale  è  in misura notevole la più importante epidemia che l’Africa abbia mai conosciuto. Il 26 settembre scorso  si contavano già 6.263 vittime di cui 2917 decedute. Ma le conseguenze vanno molto più lontano. Tutto il sistema di cure della Sanità nei paesi interessati è bloccato. I medici e gli infermieri scappano per paura di essere contaminati: in effetti non ci sono abbastanza strumenti di protezione. E’ per questo che, in questi ultimi mesi, si è potuto ugualmente constatare un aumento di altre malattie, come ad esempio la malaria. Cos’è dunque questo virus che causa così tanti morti e perché non si riesce a controllare l’epidemia?

    Ebola, una malattia della povertà

    Le malattie infettive come Ebola sono quelle che chiamiamo ” malattie della povertà “ : si producono principalmente in paesi, regioni o gruppi di popolazione poveri. Non è un caso se l’attuale epidemia di Ebola tocchi precisamente tre dei paesi più poveri al mondo. La Liberia, La Guinea e la Sierra Leone figurano rispettivamente ai numeri 175, 179 e 183  sulla lista dei 187  paesi dell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Diversi fattori rendono questi paesi più vulnerabili.

    Prima di tutto , nell’Africa Occidentale, la popolazione è in generale meno resistente ai germi patogeni. Le persone in effetti soffrono di malnutrizione,la qual cosa indebolisce il loro sistema immunitario. Poi la propagazione è favorita dalla mancanza di acqua incontaminata e dalle condizioni di vita poco igieniche. Infine il sistema della Sanità è fortemente sottosviluppato.

    E’qui la chiave nel trattamento di questa epidemia. La strategia più efficace per contenere l’attuale epidemia di Ebola è l’identificazione delle persone infettate per isolarle e curarle, seguita dalla ricerca e dall’esame dei loro contatti per fermare la catena di trasmissione. E’ anche in questo modo che le precedenti apparizioni di Ebola sono state combattute. Si tratta dunque di misure che, in sé, sono semplici, ma che esigono un perfetto coordinamento. Le strutture delle cure della Sanità di prima linea sono  a questo punto cruciali.

    Questione di solidarietà

    In altre parole, i paesi dell’Africa Occidentale mancano di mezzi. Di mezzi sì, ma anche di persone. Médecins sans Frontières sono stati i primi a suonare il campanello d’allarme. Il 24 giugno già lanciavano l’allarme: l’epidemia non era più controllabile e le équipes sul posto erano al limite delle loro possibilità. Lanciano un appello alla mobilitazione massiccia per fornire mezzi materiali e umani alla regione. Ma il silenzio è rimasto assordante. Solo il 31 luglio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reagito. L’occidente ha a malincuore liberato dei soldi, ma non erano sufficienti. Il 28 agosto, L’OMS e la sua direttrice generale Margaret Chan hanno lanciato una nuova richiesta di aiuto : ‹‹ I soldi e il materiale sono importanti ma, soli, non fermeranno l’epidemia di Ebola.››

    Il solo paese che ha reagito immediatamente è stata Cuba. Una notizia che riscalda il cuore.  Proprio come per le inondazioni in Pakistan o il Terremoto ad Haiti, il piccolo paese del Terzo Mondo ha mostrato ciò che può fare una società solidale. 165 professionisti della sanità andranno per sei mesi a rafforzare alla base la lotta delle autorità – ciò raddoppierà il numero dei professionisti stranieri presenti sul posto. Margaret Chan ha ringraziato e reso omaggio ai  cubani :‹‹ Cuba è mondialmente reputata per formare dei medici e degli infermieri eccellenti e per la generosità del suo aiuto verso altri paesi in sviluppo.››

    Malattie “trascurate”

    Amit Sengupta, del movimento internazionale People’s Health Movement, ha seguito gli avvenimenti da vicino. ‹‹ Il problema non risiede nella patologia della malattia, ma nella patologia della nostra società e dell’architettura politica ed economica globale ›› , spiega. Come esempio cita il disinteresse della ricerca farmaceutica: ‹‹ Conosciamo il virus Ebola già da quarant’anni : Pertanto non c’ è mai stato il vaccino o dei medicinali messi sul mercato. Nessuna casa farmaceutica è interessata ad un medicinale per una malattia che tocca solamente i poveri. ››  Un solo medicinale contro Ebola è stato analizzato in  questi ultimi anni, il famoso ZMapp, sempre allo stadio sperimentale.

    Ebola in effetti fa parte di quelle malattie dette ‹‹ trascurate ››. Come la malaria, la tubercolosi, la Khala Azar, la malattia di Chagas e molte altre. Queste malattie sono tralasciate dall’industria della ricerca perché non possono smorzare sufficientemente la sete di profitto delle multinazionali farmaceutiche. La ginecologa Marleen Temmerman, direttrice del dipartimento della Salute riproduttiva e della Ricerca dell’OMS e che ha lavorato per anni in Africa, ha reagito a fine luglio nel De Morgen : ‹‹ Occorrerebbe avere più attenzione verso queste “malattie trascurate” che toccano soprattutto l’Africa. E non solamente nei momenti di picco. Attualmente, l’occidente accorda una grande attenzione a Ebola perché la malattia, attraverso la globalizzazione potrebbe arrivare anche da noi. E se tra due anni, scoppiasse un nuovo virus, ci sarebbe di nuovo questa reazione di panico. Ma occorrerebbe occuparsi del problema in modo continuativo.››

    Qui sotto una comparazione delle zone toccate da Ebola in Africa dal 1976 al 2014.

    Responsabilità

    La lentezza della reazione dell’OMS è anche il sintomo di un problema più grande. The Lancet, la celebre rivista medica, ne attribuisce la responsabilità agli stati membri che finanziano l’OMS. In questi ultimi anni, ne hanno ridotto il budget. Di conseguenza, questi ultimi due anni, il budget per le crisi  le epidemie è stato diminuito, da 469 milioni nel 2012-2013 a 228 milioni nel 2014-2015. La crisi di Ebola mostra cosa può succedere nel momento in cui la Sanità Pubblica non è più una priorità per lo Stato.

    La responsabilità dell’Occidente non sarà mai sufficientemente sottolineata. Per la riduzione dei contributi all’OMS, per il disinvestimento della ricerca farmaceutica, per avere ignorato gli appelli di urgenza di MSF e dell’OMS e dei paesi interessati. Ma soprattutto : per la storia secolare di sfruttamento, di colonialismo e neocolonialismo: Senza la stretta economica dei debiti e dei rapporti commerciali iniqui, questi paesi avrebbero potuto svilupparsi da tempo: dispositivi sociali, sistema di insegnamento ben organizzato, miglioramenti delle infrastrutture, cure della salute di prima linea accessibili … Solo se l’Africa Occidentale si svilupperà potrà gradualmente riprendere forza e affrontare epidemie come Ebola.

    O come dice Rabatiou Sérah Diallo, segretario generale della Confederazione nazionale dei lavoratori della Guinea ( DeWereldMorgen, 2 aprile 2014): “Come potremo evitare in futuro un’epidemia come questa? Date alle persone l’accesso ad un insegnamento e un accesso alle cure di buona qualità, date loro un salario corretto per il loro lavoro. Dei cittadini coscienti si occuperanno essi stessi del resto”

    Qui sotto le zone contaminate da Ebola nel 2014 e mortalità di Ebola per focolaio e per anno.

    Una nuova malattia?.

    Ebola non è una nuova malattia. E’ stata registrata per la prima volta nel 1976 in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. Il belga peter Piotr è stato uno dei primi ad occuparsi della questione. In Congo l’infezione  è apparsa vicino al fiume Ebola, da cui il nome dato al virus. Dal 1976 sono stati registrati 24 focolai d’infezione. Si suppone che la popolazione africana sia stata colpita dalle infezioni di Ebola da più di quarant’anni. Per molto tempo, sono rimaste non registrate nelle comunità rurali.

    Trasmissione

    Il modo di trasmissione più conosciuto è la contaminazione da  umano a umano, attraverso il sangue e altri liquidi corporali. La cura dei pazienti deceduti è a questo proposito  molto a rischio. Secondo certe ipotesi, l’uomo potrebbe contrarre il virus attraverso una specie particolare di pipistrelli frugivori ( via saliva o deiezioni sui frutti). Si ritiene che anche gli scimpanzé , i gorilla, le piccole scimmie, le antilopi e i porcospini siano fonti di contagio animali. Dato che la possibilità di una fonte di contagio animale non è stata ancora sufficientemente rinforzata scientificamente, la prevenzione e il controllo restano molto difficili.

    Quali sono i sintomi di Ebola?

    Ebola comincia in modo tipico con un  rapido aumento della febbre, brividi e malessere generale. Altri sintomi sono debolezza, diminuzione dell’appetito e forti mal di testa. La manifestazione clinica di Ebola è straordinaria con una rapida progressione dell’infezione verso la morte delle cellule e dei sintomi come sanguinamenti interni ed esterni, vomito e diarrea. Il tasso di mortalità è elevato, e varia tra il 50 e il 90%.

    Tim Jov, Lien Mertens e Jakob Christiaens

    Fonte : Solidaire

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