Epatiti acute in aumento: la situazione in Italia e nel mondo

epatiti

Il 28 luglio si rinnova l’appuntamento con la Giornata Mondiale delle Epatiti. È l’occasione per fare il punto sulla lotta contro le epatiti virali. La comunità scientifica è al lavoro per migliorare sempre più gli screening per l’Epatite C (per la quale non esiste ancora un vaccino), e per l’ampliamento della prevenzione nei confronti dell’Epatite B. Inoltre, è in fase di approvazione la nuova terapia per l’Epatite Delta.

Nel mondo sarebbero 325 milioni le persone con infezione da epatite B e C. Un milione e 400mila i morti di epatite ogni anno.

In Italia, secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità (Iss), l’incidenza dell’epatite C è scesa da 5 casi ogni 100mila abitanti nel 1985 a 0,2 casi nel 2016. L’epatite B è passata da 12 casi nel 1985 a 0,6 casi nel 2016.

Ad oggi sono noti 5 tipi di epatite virale Vediamo quali sono e come si curano e si possono prevenire.

  • Epatite A

In Italia sono disponibili due diversi vaccini che forniscono una protezione dall’infezione già dopo 14-21 giorni. Molto importanti sono le norme igieniche generali per la prevenzione delle infezioni oro-fecali (igiene personale, lavaggio e cottura delle verdure, molluschi ecc.) e il controllo della coltivazione e della commercializzazione dei frutti di mare.

  • Epatite B

Il periodo di incubazione varia fra 45 e 180 giorni. Il vaccino attualmente in uso è prodotto con tecniche di ingegneria genetica, si è dimostrato sicuro ed efficace e fornisce immunità di lunga durata. In Italia, dal 1991 la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e, fino al 2003, lo è stata anche per gli adolescenti a 12 anni, e fortemente raccomandata per i gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione (tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale sanitario, ecc).

  • Epatite C

A tutt’oggi non esiste un vaccino contro l’epatite C e l’uso di immunoglobuline non si è mostrato efficace. Misure profilattiche efficaci sono rappresentate dalle generali norme igieniche, la sterilizzazione degli strumenti chirurgici e per i trattamenti estetici, l’utilizzo di materiali monouso, la protezione nei rapporti sessuali a rischio.

  • Epatite D (Delta)

L’infezione da virus D è diffusa in tutto il mondo, e si stima che siano circa 10 milioni le persone affette da epatite D e dal suo virus di sostegno. Per quanto riguarda le misure preventive, vale la profilassi per l’epatite B.

  • Epatite E

È presente in tutto il mondo: epidemie e casi sporadici sono stati registrati principalmente in aree geografiche con livelli igienici inadeguati. Per la prevenzione è stata proposta la somministrazione di gammaglobuline, soprattutto nelle donne gravide, ma la loro efficacia deve essere dimostrata. Sono in corso studi clinici sperimentali per la commercializzazione di due vaccini.

Epatite C: puoi contrarla senza accorgertene

Il problema dell’epatite C è che risente dei casi sommersi. Molti soggetti hanno contratto l’infezione ma non ne sono ancora a conoscenza. Secondo quanto emerge dai risultati preliminari di uno studio osservazionale-prospettico dell’Ospedale San Giuseppe di Milano – Gruppo MultiMedica pubblicati su “Liver International”, il sommerso è maggiore nella fascia d’età compresa fra i 50 e 70 anni rispetto alle fasce più giovanili. Dunque, bisogna potenziare gli screening e lavorare sulle strategie di prevenzione.

Recenti casi anomali di epatite E dove si consuma cinghiale crudo

In questi giorni le attenzioni dei sanitari sono rivolte sui casi in aumento di epatite E dovuta al consumo di carne di cinghiale cruda. Solo l’Umbria, regione dove è diffuso il consumo di questo alimento, lavorato in salumi, ne ha registrati 8 dall’inizio dell’anno. Mentre, in tutto il 2021 se ne erano conteggiati 5. Il giornale locale Tuttoggi riferisce che le autorità sanitarie regionali e l’Istituto zooprofilattico Umbria Marche hanno messo in guardia la popolazione. Su 178 capi abbattuti, il 43% presentava l’epatite E.

Aumentano le epatiti acute nei bambini: ecco i sintomi

Quest’anno sono stati segnalati aumenti anomali di epatiti acute nei bambini. Fondazione Umberto Veronesi conferma che sono ancora ignote le cause delle epatiti pediatriche registrate negli ultimi mesi. Adenovirus e Sars-Cov-2 (covid) sono tra i principali indiziati. In questi casi di confusione e incertezza è fondamentale non trascurare i sintomi. Maria Buti dell’Easl (Associazione europea per lo studio del fegato) si rivolge alle famiglie: “Se un bambino ha l’ittero, il colorito giallastro tipico delle epatiti, e sintomi gastrointestinali come diarrea e vomito, non perdete tempo e portatelo dal pediatra”. Sulle cause, due team di ricercatori, di Londra e Glasgow, sono arrivati alla stessa conclusione che escluderebbe il Covid. A riportarlo è il Corriere della Sera, secondo cui  i bambini presi in esame dagli studi sono stati infettati da un adenovirus o HHV6, un comune herpesvirus che normalmente provoca raffreddori e disturbi di stomaco, e contemporaneamente da un virus AAV2, che normalmente non provoca malattie e richiede un virus coinfettante — come l’adenovirus — per replicarsi. “Non solo, le epatiti si sono mostrate gravi ma rare perché serviva una terza condizione insieme alle prime due: i bambini avevano anche una variante specifica di un gene ospite chiamato antigene leucocitario umano o HLA che li ha resi suscettibili ad epatite grave. È questa una variante genetica trovata in 8 casi” spiega il quotidiano.

27/7/2022 https://ilsalvagente.it

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