Farmaci, lo scandalo Purdue

È arrivato il momento di prendere in mano gli scritti di Ivan Illich e leggerseli per bene. Profitto sulla sanità, espropriazione della salute pubblica, iatrogenesi clinica – sociale – culturale che privano gli individui del controllo sulla propria salute generando una dipendenza patologica dallo sviluppo di mezzi tecnologici sempre più sofisticati ed inefficienti. Come diceva Illich, la medicalizzazione della società può solo portare ad un grande paradosso.

Oltre alla crisi da Covid-19, anche il caso di questi giorni sembra proprio dargli ragione. Purdue Pharma, la società farmaceutica statunitense produttrice del farmaco oppioide Oxycontin, si è dichiarata colpevole di tre reati federali in un’inchiesta penale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per aver causato la crisi sanitaria nazionale da dipendenza di oppioidi. Una tragedia che negli ultimi anni ha causato centinaia di migliaia di morti negli Stati Uniti. Tra le responsabilità del colosso farmaceutico anche l’ammissione di aver ostacolato il lavoro dell’agenzia federale antidroga nel contrastare la diffusione della dipendenza da oppioidi.

Come parte dell’accordo per l’ammissione di responsabilità Purdue Pharma dovrebbe pagare un risarcimento di 8 miliardi di dollari e 225 milioni di dollari al governo federale per poi chiudere la società. Ovviamente nessuno dei dirigenti della compagnia farmaceutica e della famiglia Sackler sconterà la pena, d’altronde sappiamo bene come funziona il complesso carcerario-industriale negli USA: in galera vanno solo i poveracci.

Non solo! La società aveva dichiarato bancarotta a settembre 2019 e non sarà probabilmente in grado di versare tutti i soldi. Oltre il danno anche la beffa! Però, i membri della famiglia proprietaria, che sulla base dell’intesa raggiunta non riceveranno accuse penali, subiranno confische fino a raggiungere la cifra di 2 miliardi di dollari.

Milioni di persone erano diventati dipendenti dall’Oxycontin dopo che era stato pubblicizzato, a livelli quasi maniacali, come farmaco che non dava conseguenze. Purdue Pharma è accusata infatti di aver tratto profitto curando una dipendenza che lei stessa aveva contribuito a creare.

Il risarcimento versato da Purdue Pharma, secondo fonti americane, sarà utilizzato anche per produrre farmaci che servano a contrastare la dipendenza da oppioidi, compresi quelli salvavita in caso di overdose.

Come parte dell’accordo già stipulato nel 2019 con 24 stati e oltre 2000 tra città, contee e altri denuncianti statunitensi per chiudere le migliaia di cause che erano in corso nel paese, i capitali residui di Purdue Pharma verranno utilizzati per creare una nuova società gestita dagli stessi querelanti: sarà una società pubblica, in una formula per cui tutti i suoi proventi andranno agli stati, alle città e alle comunità che hanno fatto causa a Purdue. La nuova società, inoltre, dovrà produrre farmaci che servano a contrastare la dipendenza da oppioidi.

file:///C:/Users/PepWeb/AppData/Local/Temp/usa-afghanistan-1.jpg
A boy plays on a street as U.S. Army soldiers of the Battle company, 1-508 Parachute Infantry battalion, 4th Brigade Combat Team, 82nd Airborne Division, patrol during a mission in Zahri district of Kandahar province, southern Afghanistan May 30, 2012. REUTERS/Shamil Zhumatov

Non so quanto sia attendibile e concreta questa notizia, ma questo scandalo può farci riflettere su ciò che la Guerra in Afghanistan, tanto voluta dagli USA, ha portato a vantaggio delle case farmaceutiche americane: il business sugli oppiacei.

Il governo afghano da sempre si oppone ma non offre alternative, mentre i Talebani lo incitano perché incassano grandi percentuali sulle vendite dell’oppio ogni anno. Si tratta di un affare internazionale che, con l’aiuto di burocrati corrotti, di 150 gruppo mafiosi e di 2.000 gruppi criminali, contribuisce in 9.000 tonnellate metriche l’anno. In più i coltivatori afghani avevano chiesto aiuti su coltivazioni alternative, ma il governo si è opposto. Dal 2016 all’aprile 2018 c’è stato un incremento del 87% attraverso coltivazioni di papaveri di oppio che sono aumentate del 63%. Le coltivazioni di oppio e di hashish sono le principali fonti d’economia nel Sud del Paese, mentre in questi anni anche a Nord si sono diffuse queste coltivazioni.

Secondo gli studi di Franco Fracassi, giornalista ed ex-inviato di guerra in Afghanistan, nel 2017 sono stati prodotti 9 milioni di kilogrammi di oppio con un incremento quasi del 100% rispetto all’anno precedente. La guerra ha ampliato la produzione di droga se pensiamo che nel 2001, quando è iniziata questa guerra, furono prodotti solo 180 kg di oppio.

Una parte di questo oppio viene trattato e trasformato anche in eroina di cui, nel 2017, ne sono stati prodotti circa 500.000 kg. Ci sono stati inoltre altri 500.000 kg di oppio che non sono finiti in mano ai cartelli della droga, ma bensì alle case farmaceutiche. La maggior parte dei farmaci venduti al mondo è a base di oppio e la guerra in Afghanistan è stato un grande business per Big Pharma. Un’inchiesta portata avanti dal Fracassi e da sua moglie portò alla luce che la maggior parte dei generali della NATO in Afghanistan non si occupano di guerra, militari, ricostruzioni, ma di lobbismo per case farmaceutiche, occupandosi di trattare il prezzo dell’oppio per conto loro.

La maggior parte della produzione d’oppio si trova nella regione di Helmand, dove si trovano truppe americane e britanniche, mentre la coltivazione è concentrata in un’area di 3.280 km quadrati che genera un giro d’affari di 250 miliardi di dollari annui circa. Di questi solo 1 miliardo circa finisce nelle mani di estremisti islamici come Al Qaida e l’Isis.

Nel 2001 negli Usa c’erano 180mila eroinomani, mentre nel 2019 il numero è cresciuto fino a 4,5 milioni.

Oltre 90 miliardi di dollari l’anno è il fatturato delle case farmaceutiche vendendo farmaci a base di oppiacei, la cui una buona parte proviene dall’Afghanistan, la cui produzione è aumentata del 5.000.000% da quando è iniziata la guerra 18 anni fa. La guerra in Afghanistan è costata più di 1000 miliardi di dollari e solo all’Italia è costata 8 miliardi. Gli unici a beneficiare di quel conflitto non sono gli afghani, ma le case farmaceutiche, i produttori di armi, le società di mercenari, le mafie anche italiane e gli estremisti islamici.

Alla luce dello scandalo di Purdue, sarebbe bello far luce su dove arriva l’oppio che per anni hanno venduto come farmaco benefico.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

27 novembre 2020

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *