Fascisti su Facebook, a gestire i gruppi neri ci sono anche i poliziotti

fasci facebook

I neofascisti alzano il tiro. E ora – nella galassia nera del web dove si incita all’odio e si reclutano militanti – si è passati alla fase due: la “mobilitazione”.

Odio che promette di diventare non più virtuale ma reale, di oltrepassare i monitor e le tastiere per raggiungere le strade e compiere azioni dimostrative che servano a far capire che «la rivoluzione nera sta arrivando». Come documentano alcune conversazioni all’interno dei gruppi segreti su Facebook tra i nuovi fascisti, che L’Espresso ha avuto modo di vedere.

C’è un’indagine complessa, portata avanti dalla Polizia postale e coordinata dalle Procure di Roma, Milano e Torino, che sta monitorando una settantina di persone appartenenti a una rete virtuale attiva in tutta Italia, che incita all’odio e alla violenza. I suoi canali di diffusione sono, appunto, i gruppi segreti sui social che inneggiano al fascismo e i finti siti di informazione che inondano il web di bufale e fake news per condizionare l’opinione pubblica e fare proselitismo.

Stanze virtuali create e frequentate da molti sostenitori e attivisti di CasaPound e Forza Nuova, che vanno a caccia di consensi per conto dei due movimenti di estrema destra. Reclutatori che trovano terreno fertile fra personaggi borderline e che vantano precedenti penali per apologia del fascismo. Ma anche fra gente comune: avvocati,  impiegati, commercianti, taxisti. E pure qualche insospettabile: alcune di queste pagine sono gestite da appartenenti alle forze dell’ordine.

L’EX MARESCIALLO E LE BUFALE RAZZISTE

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Si moltiplicano le pagine dove si incita all’odio e alla violenza in nome dell’ideologia. All’attenzione degli inquirenti c’è in particolare la pagina web Avanguardia Nera, che vanta quasi 20 mila iscritti. È lì che sono state pubblicate per la prima volta bufale “storiche” di contenuto razzista – come la vicenda degli immigrati musulmani che distruggono un albero di Natale – e fotomontaggi poi diventati virali. Come quello che ritrae un’attrice americana spacciata per la sorella della Presidente  della Camera Laura Boldrini, colpevole – secondo chi ha orchestrato la bufala – di aver messo in piedi una serie di cooperative che lucrano sulla pelle dei profughi. Fra i siti amici di Avanguardia Nera, figura un’altra  pagina “clickbait” che fa affari d’oro grazie ai milioni di contatti giornalieri: si tratta di Vox News, il cui cavallo di battaglia sono i crimini degli immigrati. Tutti rigorosamente inventati. Però la rete ha i suoi anticorpi, e così nel web sono nati spontaneamente gruppi di cittadini che operano contro la diffusione delle bufale, come l’attivissimo comitato virtuale “Contro la diffusione della xenofobia e dell’ignoranza”. Avanguardia Nera – più volte segnalata alla Polizia postale e agli organismi di controllo di Facebook per istigazione all’odio razziale – è stata cosl finalmente chiusa lo scorso febbraio. Per poi rinascere però, qualche giorno dopo, con un nuovo nome di chiara ispirazione fascista: “Avanguardia Italia Nera, a Noi!”. Fra gli amministratori, risulta esserci anche un maresciallo dell’esercito italiano (ora in pensione) il cui profilo Facebook è all’esame degli uomini della polizia postale.

UOMINI IN DIVISA NEL “REGIO ESERCITO”

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Ma l’ex maresciallo è in buona compagnia. I gruppi di ispirazione fascista  nel  web  continuano a nascere quotidianamente, e alcuni di loro sono frequentati da forze dell’ordine. Ad amministrare il gruppo Facebook “Regio Esercito Fascista” – quasi 1.400  iscritti – c’è per  esempio un  giovane poliziotto in forza alla Questura di Padova, che risulta aver creato la comunità virtuale nove anni fa. Non si tratta di un gruppo considerato borderline. Al suo interno, va detto, non si leggono frasi di odio razziale o di incitamento alla violenza, ma vengono pubblicate immagini di combattimenti dell’esercito italiano  risalenti alla Seconda guerra mondiale, che sottolineano «l’eroismo dei soldati  italiani». Però compaiono anche foto storiche del Ventennio e del Duce. Mentre qualche membro pubblica i propri autoscatti mentre si cimenta nel saluto romano. Fra gli iscritti figurano diversi militari. E del resto i precedenti di “poliziotti neri” sono tanti: un anno fa i due agenti scelti  Cristian Movio e Luca Scatà dovettero rinunciare alla medaglia d’onore dopo aver catturato e ucciso il terrorista islamico Anis Amri  per essersi  fatti  immortalare, nei loro profili social, mentre facevano il saluto romano e inneggiavano a Benito Mussolini. Alcuni anni fa, fece scalpore la fotografia scattata da un passante che immortalava una bandiera con la croce celtica issata sul muro del Commissariato Città Studi di Milano.

IL CAPO ORDINOVISTA: “IMPICCARE BOLDRINI”

Il timore degli inquirenti che monitorano l’attività web dei gruppi neofascisti non è un mistero: le forze dell’ordine infiltrate vigilano  affinché gli sproloqui e l’incitamento alla violenza nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni non si tramutino in qualcosa di reale. Ma il lavoro di indagine è lungo e faticoso. Gli istigatori all’odio solitamente utilizzano nickname difficili da identificare, e la collaborazione del colosso americano Facebook all’identificazione dei profili sconosciuti a volte manca completamente o è troppo lenta. Perché in pochi di loro agiscono io modo scoperto.

Fra i nomi degli hater più monitorati dagli inquirenti c’è per esempio il cosentino Vittorio Boschelli, finito nel mirino della Postale per essersi scagliato con violenza contro la Presidente della Camera Laura Boldrini arrivando a scrivere che avrebbe voluto «impiccarla in piazza». Il nome di Boschelli, fondatore del Movimento politico fronte popolare e molto attivo nel web con post che incitano al razzismo non è nuovo agli inquirenti. L’aspirante politico figura infatti fra gli ideologi del partito Identità Nazionale, Il gruppo a cui, secondo il gip dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, faceva riferimento il gruppo di neofascisti clandestino Avanguardia Ordinovista, decapitato nel 2014 nell’ambito dell’operazione Aquila Nera. Quattordici arresti e decine di indagati che portarono alla luce una rete eversiva di estrema destra diffusa in tutta Italia che pianificava attentati dinamitardi contro Equitalia e nelle stazioni ferroviarie e che progettava l’omicidio di magistrati e politici senza scorta. Anche allora, i neofascisti che volevano resuscitare Ordine Nuovo incitavano all’odio razziale attraverso apposite pagine web e facevano proselitlsmo arruolando i propri “soldati” utilizzando il più veloce e impermeabile dei social network: Facebook, appunto. Una storia già vista.

Arianna Giunti

24/2/2018 da l’Espresso

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