Francia: crisi politica e sociale

In Francia il governo Borne è stato salvato dal centrodestra.

La mozione di sfiducia non è passata per soli 9 voti.

I sindacati hanno annunciato che prosegue la mobilitazione.

L’opposizione comunista e di sinistra #Nupes ha annunciato che raccoglierà le firme per referendum contro la “riforma” delle pensioni.

Il comunicato del segretario del PCF – Parti Communiste FrançaisFabien Roussel:

Pensioni: la lotta continua! Costruiamo un’altra maggioranza politica!

Con nove voti, la mozione di censura non è stata adottata. Che disastro per il governo! Questa riforma rimane illegittima.

La lotta continua perché nel nostro Paese esiste ancora una maggioranza progressista contro questa riforma. Dall’uso del 49-3, la rivolta è solo cresciuta.

Gli scioperi (…) cominciano a pesare sull’economia.

Di fronte al caos causato dal Presidente della Repubblica e dal suo governo, dobbiamo rispondere con la nostra unità, la nostra determinazione a far ritirare questa riforma, e questo nel rispetto della democrazia. Di fronte alla monarchia presidenziale che sta spaccando il nostro Paese, di fronte alla minaccia di scioglimento dell’Assemblea nazionale, chiedo innanzitutto il ritiro di questa riforma, unica richiesta avanzata oggi dai nostri concittadini.

Utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per sconfiggerla: ricorso al Consiglio costituzionale, referendum di iniziativa condivisa per restituire al nostro popolo i mezzi per imporre il ritiro del progetto del governo, mobilitazioni su appello dell’intersindacale. Incontriamoci giovedì 23 marzo per manifestare con l’obiettivo di farne un’altra eccezionale giornata di azione.

Noi possiamo vincere rimuovendo il progetto! Il futuro del Paese si gioca in questo momento.

Il campo della sinistra, del progresso e della giustizia sociale esce rafforzato da questa battaglia.

I sindacati, dal 19 gennaio, data della prima manifestazione, sono stati esemplari. Hanno moltiplicato le proposte alternative all’allungamento dell’età pensionabile, si sono rivolti continuamente al governo e al Presidente della Repubblica, hanno organizzato manifestazioni massicce, eccezionali, gioiose e determinate.

Le forze politiche di sinistra ed ecologiste, PCF, PS, LFI, EELV, GénérationS, GRS, con i loro parlamentari presenti nei sette gruppi del Senato e dell’Assemblea Nazionale, hanno dimostrato con la loro mobilitazione, con numerosi emendamenti comuni, che una riforma progressista delle pensioni era possibile, hanno unito le forze per decifrare la riforma del governo, si sono mobilitati in riunioni congiunte. Hanno lavorato in costante collegamento con i sindacati, attenendosi il più possibile alle loro aspettative.

Tutti insieme, attraverso manifestazioni, scioperi, battaglie parlamentari, abbiamo costruito un potente movimento esemplare. Di fronte a un potere ultra-minoritario nel Paese, invito a costruire un’alternativa di progresso, unendo tutte le forze della sinistra, lavorando con i sindacati, rispettando la democrazia sociale.

Costruiamo un patto per la ripresa sociale e democratica della Francia, in vista di una maggioranza e di un governo di sinistra ed ecologista uniti e rispettosi dei sindacati.

Contrariamente a quanto troppo spesso si sente dire, l’estrema destra sta perdendo terreno. Questa estrema destra, infatti, cosa ha fatto? Niente o molto poco. Niente nelle mobilitazioni, niente in Parlamento, niente nelle proposte se non una terribile abolizione dei contributi previdenziali sugli stipendi, privando la nostra Previdenza Sociale di ogni finanziamento. Si rifiuta di aumentare lo Smic, di ripristinare l’ISF e non smette di attaccare il nostro modello sociale e i sindacati tanto quanto i nostri connazionali di origine straniera di cui fa dei capri espiatori.

Il campo del progresso e della giustizia sociale ha una responsabilità storica. Forze di sinistra e forze sindacali, nel rispetto del ruolo di ognuno e delle nostre differenze, il futuro ora è dalla nostra parte!

Maurizio Acerbo

Segretario nazionale di Rifondazione Comunista

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FRANCIA: PENSIONI, CRISI SOCIALE E POLITICA

La riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron (al secondo mandato da Presidente della Repubblica dal maggio 2022) che prevede tra l’altro l’estensione dell’età legale da 62 a 64 anni, ha appena infiammato i deputati dell’Assemblea nazionale.

Una riforma presentata come economicamente indispensabile mentre il rapporto del COR (Conseil d’orientation des retraites) confuta le argomentazioni del governo: “La spesa pensionistica è globalmente stabilizzata e, anche a lunghissimo termine, diminuisce in tre ipotesi su quattro. Nell’ipotesi più sfavorevole, aumenta senza crescere in modo molto significativo […]. Quindi la spesa pensionistica è relativamente sotto controllo. Nella maggior parte delle ipotesi, diminuisce nel lungo periodo e nell’ipotesi sostenuta dal governo diminuisce molto, molto poco, ma un po’ nel lungo periodo”. “La spesa pensionistica non è però compatibile con gli obiettivi di politica economica e di finanza pubblica del governo”, ossia realizzare risparmi e ridurre il deficit secondo la traiettoria di bilancio del governo trasmessa alla Commissione europea (in particolare, portare il deficit pubblico sotto il 3% entro 5 anni: 5% nel 2023, 4,5% nel 2024, 4% nel 2025, 3,4% nel 2026, 2,9% nel 2027).  ”

Ci troviamo davanti a un presidente che si rifiuta di tassare i super-profitti, ma che vuole realizzare risparmi di bilancio sulle spalle dei lavoratori per ottenere un buon punteggio da parte delle agenzie di rating finanziario che impongono i criteri del settore finanziario agli Stati, cioè alle finanze pubbliche.

L’opposizione della maggioranza dei francesi, l’unità dei sindacati nella lotta contro questa riforma, le manifestazioni, gli scioperi, i blocchi che da due mesi scuotono le strade della Francia per chiedere il ritiro di questa riforma non sono stati ascoltati. Il presidente Macron, 12 minuti prima del voto finale su questa riforma all’Assemblea Nazionale, ha scelto il 49-3, un ricorso che gli permette di far passare la sua riforma senza il voto dei deputati. Il Primo Ministro Elisabeth Borne lo ha annunciato nell’emiciclo dell’Assemblea Nazionale impegnando il suo governo. In effetti, questa riforma è stata adottata.

Adottata, ma da chi? Da una minoranza presidenziale che non ha la maggioranza all’Assemblea Nazionale, che non ha la fiducia del popolo. Solo il Senato ha votato per questa riforma. Una procedura democratica a metà, con un presidente sordo e cieco e un governo contro il popolo. Un presidente fallito, che sta perdendo colpi, arroccato nella sua arroganza e nel suo disprezzo.

Non è stato ancora deciso nulla. Per contrastare il 49-3, diversi gruppi dell’Assemblea Nazionale presenteranno ciascuno una mozione di censura che sarà votata al più tardi lunedì. Se la mozione passerà, il governo sarà obbligato a dimettersi e il suo testo sarà respinto. I deputati accetteranno di proteggere il popolo francese da una riforma antisociale e non di salvaguardare i loro interessi personali e di parte? Lo vedremo al più tardi lunedì.

Una manifestazione studentesca si è unita a un raduno spontaneo a Place de la Concorde a Parigi, con una forte presenza della polizia. Lo stesso fenomeno – la voglia di stare insieme in strada per protestare – si è verificato in altre città francesi. Questa sera (16 marzo, N.d.T.) si terrà la riunione intersindacale per decidere cosa fare del movimento di protesta sociale. Si alzano voci per dire “non ci arrendiamo” con una determinazione esacerbata dall’uso del 49-3.

Nel 2010 è stata votata una riforma che ha portato l’età pensionabile da 60 a 62 anni e ora una nuova riforma vuole imporre 64 anni e domani 65, 67 ecc. I francesi non lo vogliono, non lo possono più sopportare. Il lavoro come valore centrale della nostra vita è superato. È tempo di ripensare la nozione di lavoro, le sue condizioni, la sua durata e il suo significato. Se la nostra aspettativa di vita è aumentata, è anche perché nel corso della nostra storia il tempo e la durata del lavoro sono diminuiti.

La rabbia sta crescendo.

Gebrielle Negrel

17/3/2023 https://www.pressenza.com

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo

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