Fuori da Amazon

“Buongiorno, vi invitiamo a sospendere la vendita dei libri di PENTÀGORA, in quanto la vostra politica commerciale è in conflitto con la nostra politica editoriale, e la permanenza dei nostri titoli nella vostra piattaforma di e-commerce arreca danno economico e di immagine alla nostra casa editrice. Vi chiediamo pertanto, al ricevimento della presente, di rimuovere i nostri libri dalla vostra piattaforma. Saluti cordiali”.

Questa iniziativa è stata presa dopo una consultazione rivolta a tutta la nostra comunità editoriale, sulle quale quasi tutti quelli che sono stati interpellati si sono espressi, in forma pubblica o in privato, con pareri generalmente concordi, ma alcuni anche con qualche riserva.

Amazon è la più grande piattaforma commerciale online (in particolare, la più grande libreria virtuale) al mondo. Oggi vende tutto quanto si possa vendere, così che, se fino a pochi anni fa per cercare un libro si andava in libreria o ci si rivolgeva alla casa editrice, oggi tanti vanno su Amazon come se fosse un motore di ricerca o, sempre più, la ‘libreria’ per eccellenza, quella che a prezzi scontati – nella misura eccessiva che in Italia la legge permette – fa ricevere il libro, ma più in generale qualunque oggetto, in breve tempo e senza necessità di uscire di casa e dalla rete.

Tutto questo si sta traducendo nel progressivo smantellamento del piccolo commercio, nella cancellazione di posti di lavoro [leggi Amazon brucia più posti di lavoro di quelli che crea?], nel settore editoriale è concausa della progressiva chiusura delle librerie e pratica un sistema di concorrenza non sostenibile per noi, che applichiamo prezzi di copertina minimi e sinceri e, per questo, non facciamo sconti.

Nelle fiere ormai vediamo persone che fotografano i nostri libri: “Scusi, perché lo fotografa?”. “Così lo compro su Amazon: costa di meno e lo ricevo a casa“. E così il nostro prezzo minimo e sincero va a farsi benedire.

Ora: non è questo lo spazio adatto per indagare e riflettere su tutto ciò che il modello-Amazon significa in termini di condizioni di lavoro estremo per i dipendenti e gli addetti alle consegne [leggi Storie e denunce di chi smista i pacchi Amazon a Passo Corese], sulle critiche di natura fiscale e la mancanza di riguardo per l’ambiente di cui talora viene accusata Amazon; su ciò che riguarda i mutamenti nello stile di vita di chi sempre più è incoraggiato a relazionarsi virtualmente col mondo, in una società che, a sua volta, sempre più assomiglia a un arcipelago di solitudini digitali. L’acquisto online è certamente una grande possibilità, ma soprattutto per chi non può muoversi da casa o vive in posizione disagiata: per chiunque altro è – non solo un’ulteriore rinuncia alla relazione diretta e personale, ma anche – l’accettazione a vivere come da invalidi senza esserlo.

Peraltro, sappiamo bene che lo sfruttamento estremo di chi lavora non lo ha inventato Amazon, che non è la sola responsabile del tentativo di rimpiazzare la vendita in libreria o presso l’editore con la vendita online, né ha l’esclusiva nella spinta alla concentrazione e verso un regime di monopolio. Eppure di questo processo Amazon oggi rappresenta un’eccellenza, una punta avanzata, un modello vincente.

E allora noi che c’entriamo? Perché ci dissociamo? Noi siamo piccoli, fieramente piccoli; non ci piacciono le concentrazioni, e tantomeno i monopoli; con i nostri libri tracciamo il segno di un altro modo di stare in relazione, un modo che non cede all’impulso verso la competizione, all’idolatria del profitto, alla crescita economica senza limiti, alla concorrenza eretta a sistema, all’aggressività nei comportamenti commerciali (e non solo).

Ci piacciono i libri, le librerie e i librai perché ci piacciono gli incontri diretti e personali; non applichiamo sconti e non ci piace chi alza i prezzi all’origine e poi gli sconti li applica già in partenza per attirare chi acquista.

Mi piace sottolineare che la nostra non è una scelta di contrapposizione: se così fosse credo saremmo velleitari, forse ingenui, come lo sarebbe chi pensasse di alzarsi in piedi e da solo volesse fermare un rinoceronte, una folla o, peggio, un esercito. La nostra è una scelta di schieramento e di stile e di valori, in linea col percorso fatto finora da Pentàgora e con i principi dai quali attinge la sua forza. E i principi e i valori sono cosa seria, anzi serissima. E credo che non possano venire meno per ragioni economiche, per tornaconto, per copie di libri vendute, perché se i principi si indebolissero o si arrestassero dove cominciano gli interessi personali, allora i valori proclamati non sarebbero che un abito di scena, buone intenzioni, maschere dell’opportunismo, e le belle parole si rivelerebbero per quello che sono: chiacchiere.

Riteniamo che Amazon meriti di essere presa sul serio e con preoccupazione non solo per quello che in forma eccellente rappresenta, ma anche per ciò che sta diventando e – mettiamoci immaginazione – per il modello di cui è apripista in un futuro più vicino di quanto si potrebbe credere.

Amazon concorre a far chiudere le librerie indipendenti, le botteghe, la piccola distribuzione, le piccole case editrici, i posti di lavoro? Noi chiudiamo ad Amazon. Con un gesto chiaro di schieramento e affermazione di principi e valori: in sintesi, con una scelta di bellezza.

Massimo Angelini

Direttore editoriale di Pentàgora (http://blog.pentagora.it)

25/9/2019 https://comune-info.net

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