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Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Culture, Editoria Libera, Politiche di Rifondazione, sanità e salute, Storia e Lotte — Luglio 23, 2019 10:15 am

Differenze di genere e disuguaglianze sociali sono due aspetti che dovrebbero essere affrontati insieme. Cosa ci insegna lo studio multidimensionale

Genere e disuguaglianze prima e dopo la crisi

Pubblicato da franco.cilenti

anziani

Lo studio della disuguaglianza è un concetto sempre presente nelle analisi economiche, sociali e politiche. Un’eccessiva disuguaglianza porta infatti a effetti negativi sia sul piano monetario (rispetto al prodotto interno lordo) ma anche a livello sociale, soprattutto quando è protratta nel tempo, favorendo disagi, peggiore salute, e incidendo negativamente sulla partecipazione politica e sulla sicurezza delle persone. 

Tuttavia, nella maggior parte degli studi riguardanti le disuguaglianze di benessere, ci si limita ad analizzare una sola variabile, di solito il reddito, senza soffermarsi su tutte quelle variabili definite “non monetarie” – come l’istruzione, il lavoro o la salute – che vengono misurate separatamente, quando sarebbe utile inserire il loro contributo nelle analisi complessive.

Nella ricerca da cui nasce questo articolo abbiamo cercato di misurare in modo multidimensionale la disuguaglianza di genere focalizzandoci sui valori prima e dopo la crisi economica del 2007-2008 e sulle differenze territoriali.

Impiegando un metodo definito constitutional approach, è stata utilizzata la costituzione italiana per selezionare le dimensioni di benessere essenziali studiate poi all’interno dell’It-Silc, un database compilato dall’Istat per oltre 40mila individui, che offre una gamma eterogenea di informazioni sul benessere delle persone.

Abbiamo quindi preso in esame dieci di queste dimensioni: reddito disponibile, lavoro, salute, istruzione, stato dell’abitazione, sicurezza alimentare, sicurezza economica, comunicazioni, ambiente, relazioni sociali e tempo libero. E analizzato come sono cambiate prima e dopo la crisi, concentrandoci su due anni di riferimento, il 2005 ed il 2014. 

Il valore delle singole dimensioni riportato nella tabella rappresenta l’indice calcolato per le varie dimensioni separatamente. Si tratta di una cifra che va da 0 (perfetta uguaglianza) a 1 (massima disuguaglianza), e che quindi si può interpretare anche come percentuale.

Quello che salta subito agli occhi è come i valori più bassi di disuguaglianza tra le donne e tra gli uomini siano proprio quelli relativi al reddito, ossia quelli che più di ogni altro vengono utilizzati per questo genere di statistiche. Come si può vedere, ad esempio, per il 2005 la differenza di disuguaglianza di reddito tra uomini e donne è di circa lo 0,01 per cento, mentre per il lavoro è di oltre il 3.

Tabella1 – Indice di disuguaglianza tra gli uomini e tra le donne calcolato per le dimensioni di benessere delle persone (2005, 2014)

Fonte: Elaborazione dell’autore da dati IT-SILC

I livelli più alti si possono osservare invece per lavoro, sicurezza economica, comunicazioni e svago. È anche visibile come non tutte le dimensioni siano peggiorate a seguito della crisi: in alcune, come l’istruzione, la disuguaglianza è diminuita. È anche per ragioni come questa che è importante lo studio multidimensionale della disuguaglianza: esso permette di analizzare svariati aspetti del benessere e di comprendere quali siano in miglioramento e quali invece siano peggiorati nel tempo.

Soffermandoci sulle disuguaglianze nel tempo, vediamo che queste sono maggiori nel lavoro e nell’istruzione; e che sono rimaste pressoché costanti in molte dimensioni, anche se sono aumentate per istruzione, sicurezza economica, comunicazioni (l’unica dimensione in cui nel 2005 la differenza era leggermente negativa), ambiente e svago (dove la disuguaglianza purtroppo è addirittura raddoppiata). Come nota positiva, il divario si è ridotto per la dimensione domestica e di sicurezza alimentare.

Nel grafico a sinistra, che racchiude tutte le 10 dimensioni in un unico indice, il parametro riportato nell’asse delle ascisse rappresenta il coefficiente di avversione alla disuguaglianza. Man mano che ci si sposta verso destra nel grafico, ossia per valori sempre più negativi del coefficiente, si dà più peso allla parte ‘povera’ della popolazione, in senso multidimensionale. Ciò serve per osservare cosa succede a coloro che si trovano con livelli più bassi di benessere. Se invece avessimo preso valori maggiori di 1, sarebbe stato dato più risalto alla parte ricca.

Sull’asse delle ordinate si trovano invece i valori dell’indice che, come già detto, vanno da 0 a 1.

Osservando i valori nazionali per entrambi gli anni, è possibile notare come per tutti i valori del parametro la disuguaglianza tra le donne sia sempre maggiore di quella tra gli uomini. È inoltre possibile vedere che i livelli sono aumentati in maniera definita nel periodo successivo alla crisi, anche se le divergenze di genere sono aumentate solo quando il parametro di avversione è maggiore di 0 (a sinistra), mentre negli altri casi sono rimaste pressoché stabili. Ciò significa che vi è stato un allargamento del gap per la classe media, mentre per la parte più povera esso è rimasto pressoché uguale, con piccole diminuzioni. 

È inoltre possibile vedere ciò che è accaduto nelle diverse macro regioni (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole), osservando i livelli prima per il 2005 e poi per il 2014.

Fonte: Elaborazione dell’autore da dati IT-SILC

L’andamento regionale mostra come le differenze di genere si sono mantenute, con la disuguaglianza tra le donne sempre maggiore di quella maschile per qualunque macro regione analizzata. L’altro importante risultato è relativo alle differenze territoriali, in cui è possibile vedere come le zone con maggior disuguaglianza siano quelle a Sud e nelle isole, mentre le regioni del Nord abbiano valori più ridotti.

Come su scala nazionale, è possibile notare che i livelli di disuguaglianza sono ancora una volta aumentati per ogni macro regione.

Osserviamo adesso non più i valori puri dell’indice, soffermandoci sulle differenze tra disuguaglianza femminile e maschile.

Fonte: Elaborazione dell’autore da dati IT-SILC

Ad esempio, nel 2005 per il Nord-Ovest, la disuguaglianza femminile era maggiore di quella maschile per 0,0157, quindi di circa 1,5%. Vi è stato un aumento delle differenze di genere in tutte le aree analizzate, anche se la differenza è stata più moderata per le aree settentrionali, mentre le zone del Sud e delle isole hanno risentito dell’aumento in maniera più forte.

Sebbene l’incremento complessivo non sia elevato, è comunque un’evidente campanello d’allarme: le differenze di genere esistono e sono più marcate nelle regioni meridionali, già alle prese con notevoli problematiche. È da tenere presente che il discorso fatto sui parametri per il livello nazionale si applica anche qui.

Per concludere, la questione di genere e lo studio delle disuguaglianze sono due argomenti che dovrebbero essere affrontati insieme. Lo studio multidimensionale rivela che esistono divergenze ben più profonde di quelle normalmente osservate dalle analisi convenzionali, divergenze territoriali e divergenze in specifici settori di vita, molte delle quali si sono purtroppo inasprite a seguito della crisi economica. Qualcosa di cui governi e istituzioni dovrebbero tener conto.

Riferimenti

Aaberge, R., & Brandolini, A. (2014). Multidimensional poverty and inequality (Banca d’Italia Working Paper No. 976)

Burchi, F., De Muro, P., & Kollar, E. (2014). Constructing well-being and poverty dimensions on political grounds. In ISQOLS conference “sustaining quality of life across the globe”, Free University, Berlin.

De Muro, P. (2016). Not Just Slicing the Pie: The Need for a Broader Approach to Economic Inequality. Varieties of Economic Inequality. London: Routledge.

Maasoumi, E. (1986). The measurement and decomposition of multi-dimensional inequality. Econometrica: Journal of the Econometric Society, 991-997.

Piketty, T. (2014). Capital in the 21st Century.

Piketty, T. (2015). About capital in the twenty-first century. American Economic Review, 105(5), 48-53.

Sen, A. (1992). Inequality reexamined. Clarendon Press.

Sen, A. K. (1997). From income inequality to economic inequality. Southern Economic Journal, 64(2), 384-401.

Sen, Amartya (1999). Development as freedom (1st ed.). New York: Oxford University Press. ISBN 9780198297581.

Stiglitz, J. E. (2012). The price of inequality: How today’s divided society endangers our future. WW Norton & Company.

Stiglitz, J. E., Sen, A., & Fitoussi, J. P. (2010). Report by the commission on the measurement of economic performance and social progress. Paris: Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress.

Tsui, K. Y. (1995). Multidimensional generalizations of the relative and absolute inequality indices: the Atkinson-Kolm-Sen approach. Journal of Economic Theory, 67(1), 251-265.

Tommaso Bechini

18/7/2019 www.ingenere.it

Note

Questo articolo nasce dalla ricerca A multidimensional analysis of well-being inequality in Italy, before and after the Great Recession che l’autore sta svolgendo con il Professor Pasquale de Muro dell’Università Roma Tre ed è oggetto del dottorato che l’autore sta tenendo presso l’Università Sapienza di Roma.

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