Gianni Minà


Ciao Gianni, che la terra sia lieve.
Ci ha lasciato il più grande giornalista italiano.
Un grande amico di Cuba e della sua Rivoluzione.

Per un lungo periodo ha fatto parte della Presidenza onoraria dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba.
Lo ricordiamo sempre al nostro fianco nelle battaglie per la difesa della sua amata Cuba.
Durante il nostro ultimo congresso nazionale ci aveva inviato un suo particolare saluto.
L’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba si unisce al dolore della sua compagna Loredana e di tutta la sua famiglia.
Grazie per tutto quello che hai dato al nostro paese ed a #Cuba.
Hasta la victoria siempre!

Nato a Torino, trascorse parte della sua infanzia a Brusasco, sempre sito nella provincia torinese, per via dei bombardamenti che interessarono la città durante la seconda guerra mondiale.
Incominciò la carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 ha esordito alla RAI come collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Nel 1965, dopo aver esordito al rotocalco televisivo di genere sportivo Sprint, diretto da Maurizio Barendson, iniziò a realizzare reportage e documentari per rubriche che hanno evoluto il linguaggio giornalistico della televisione, come Tv7, AZ, un fatto come e perché, i Servizi speciali del TG, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver.
Minà seguì otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli, diventati storici, dell’epoca di Muhammad Ali.
Realizzò una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio “Caccia al bisonte” con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata Facce piene di pugni.

Fu tra i fondatori dell’altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976, dopo 17 anni di precariato, venne assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato e iniziò a raccontare la grande boxe e l’America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze. In quegli anni ebbero inizio anche i reportage dall’America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera. Nel 1978, mentre seguiva come cronista il campionato mondiale di calcio 1978, venne ammonito e poi espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste (capo dell’ente per l’organizzazione del mondiale) durante una conferenza stampa, e aver cercato poi di raccogliere informazioni.

Nel 1981 il presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Nello stesso periodo, dopo aver collaborato a due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, dal 1981 al 1984 esordì come autore e conduttore di Blitz, un programma innovativo di Rai 2 che occupava tutta la domenica pomeriggio e nel quale intervennero fra gli altri Federico Fellini, Giulietta Masina, Sergio Leone, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Léo Ferré e Tito Schipa Jr.

Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro, in un documentario dal quale fu tratto un libro pubblicato in tutto il mondo. Da quello stesso incontro fu ricavato Fidel racconta il Che, un reportage nel quale il leader cubano per la prima e unica volta raccontò l’epopea di Ernesto Guevara. L’intervista fu ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo. I due incontri furono riuniti nel libro Fidel. Il prologo alla prima intervista con Fidel Castro fu scritto da Gabriel García Márquez; quello alla seconda, dallo scrittore brasiliano Jorge Amado.

Nel 1991 realizzò il programma Alta classe, una serie di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. Nello stesso anno presentò La Domenica Sportiva e ideò il programma di approfondimento Zona Cesarini, che seguiva la tradizionale rubrica riservata agli eventi agonistici.
Tra gli altri programmi realizzati: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi… domani? con Simona Marchini ed Enrico Vaime e due edizioni di Te voglio bene assaje, lo show ideato da Lucio Dalla e dedicato un anno alle canzoni di Antonello Venditti e l’altro a quelle di Zucchero Fornaciari. Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato Cassius Clay, una storia americana.

Nel 1992 incominciò un ciclo di opere rivolte al continente latinoamericano:
Storia di Rigoberta sul Nobel per la pace Rigoberta Menchú (premiato a Vienna in occasione del summit per i diritti umani organizzato dall’ONU),
Immagini dal Chiapas (Marcos e l’insurrezione zapatista) presentato al Festival di Venezia del 1996;
Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un’intervista esclusiva al subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán);
Il Che quarant’anni dopo ispirato alla vicenda umana e politica di Ernesto “Che” Guevara.

Nel 2001 Minà firmò Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per la vita dell’ex calciatore. Nel 2004 realizzò un progetto inseguito per undici anni e basato sui diari giovanili di Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado quando, nel 1952, attraversarono in motocicletta l’America Latina, partendo dall’Argentina e proseguendo per il sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l’Amazzonia peruviana, la Colombia e il Venezuela. Dopo aver collaborato alla costruzione del film tratto da questa avventura e intitolato I diari della motocicletta diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik, Minà diresse il lungometraggio In viaggio con Che Guevara, ripercorrendo con l’ottantenne Alberto Granado quell’avventura mitica. L’opera, invitata al Sundance Festival, alla Berlinale e ai Festival di Annecy, di Morelia (Messico), di Valladolid e di Belgrado, vinse il Festival di Montréal e in Italia il Nastro d’argento, il premio della critica.
Collaboratore per anni di la Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e il manifesto, Minà realizzò dal 1996 al 1998 il programma televisivo Storie, dove intervennero tra gli altri il Dalai Lama, Jorge Amado, Luis Sepúlveda, Martin Scorsese, Naomi Campbell, John John Kennedy, Pietro Ingrao; programma dal quale furono tratti due libri. Un suo saggio Continente desaparecido, realizzato con interviste a Gabriel García Márquez, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Rigoberta Menchú, mons. Samuel Ruiz García, Frei Betto e Pombo e Urbano, compagni sopravvissuti a Che Guevara in Bolivia, ha dato il titolo a una collana di saggi sull’America Latina edita dalla Sperling & Kupfer.

Nel 2003 Minà scrisse Un mondo migliore è possibile, un saggio sulle idee germogliate al Forum sociale mondiale di Porto Alegre che hanno cambiato l’America Latina. L’opera fu tradotta in lingua spagnola, portoghese e francese.
Il suo penultimo lavoro editoriale, edito sempre dalla Sperling & Kupfer, si intitolò Politicamente scorretto, un giornalista fuori dal coro, raccolta di suoi articoli e saggi pubblicati tra il 1990 e il 2007 su la Repubblica, l’Unità, il manifesto, Latinoamerica, costituenti un autentico esercizio di controinformazione sugli avvenimenti più diversi e controversi dei primi anni del terzo millennio. Nel 2007 Minà, per la GME Produzioni S.r.l., Rai Trade e La Gazzetta dello Sport, fece uscire Maradona, non sarò mai un uomo comune, la storia del mitico calciatore argentino in 10 DVD. L’opera, con 1 200 000 copie vendute si è rivelata record di vendite negli ultimi dieci anni.

Nel 2008 produsse il film documentario Cuba nell’epoca di Obama, un viaggio nella Cuba del passato con interviste a personaggi storici dell’Isola come Roberto Fernandez Retamar o la ballerina classica Alicia Alonso, e in quella del futuro, con interviste alle nuove generazioni nelle scuole d’avanguardia. Questo documentario fece vincere a Minà il suo secondo Nastro d’argento nel 2012. Sempre nel 2008 andò in onda su Rai 3 La stagione di Blitz, un programma in 10 puntate, parziale rivisitazione del primo anno del programma di Minà Blitz, della stagione televisiva 1983-85.

Nel 2014, con Rai Eri, distribuito dalla Rizzoli, uscì Il mio Alì, un libro-raccolta di articoli scritti da Minà su Muhammad Alì dal 1971 a oggi. Minà ebbe sempre una attenzione particolare per campioni complessi come Maradona, Pietro Mennea, Tommie Smith, Lee Evans, Roberto Baggio, Alberto Tomba, Marco Pantani.

Nel 2015 Minà produsse Papa Francesco, Cuba e Fidel, un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta a Cuba nel settembre del 2015 e con il quale vinse, nel 2016, l’Award of Excellence all’ICFF di Toronto, Canada. Infine, nel

2016, Minà produsse L’ultima intervista a Fidel Castro, della durata di 40 minuti, effettuata alcuni mesi prima della scomparsa dello storico leader cubano. Dal 2000 al 2015 Minà diresse con Alessandra Riccio la storica rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo, un trimestrale di geopolitica dove hanno scritto gli intellettuali più prestigiosi del continente americano.

Nel 2017 uscì il libro-intervista Così va il mondo, con Giuseppe De Marzo, dove Minà raccontò cinquant’anni di giornalismo con un’attenzione particolare ai diritti dei più deboli e a chi si ribella alle ingiustizie in Italia, negli Stati Uniti, in America latina, ovunque.

Nel 2020 Minà pubblicò il libro autobiografico Storia di un boxeur latino, edito da Minimun fax.
È morto dopo una breve malattia cardiaca il 27 marzo 2023 a Roma, presso la clinica Villa del Rosario, a 84 anni

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

27/3/2023 https://italiacuba.it

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