Gli altri siamo noi

cile54 sardine

E’sempre una fatica concettuale mettere in risalto delle ovvietà che tutti conoscono ma che non le considerano reali, o del tutto, perché se non vengono dette e ripetute con continuità dalla televisione, come da tutti gli altri mezzi che oggi ci comunicano pensieri altrui ma che ci fanno introiettare come fossero anche nostri?

Ora, immaginate le seguenti domande fatte nelle trasmissioni televisive, dai telegiornali e dai conduttori dei salotti patinati del confronto tra politici, pensate che l’Italia sarebbe lo stesso incivile Paese? Sono semplici domande sulle quali sarebbe difficile sfuggire anche per un navigato politico o per un opinionista di mestiere:

Perché muoiono tre persone al giorno sul lavoro?

Perché per curarci vige la tangente del ticket mentre regalano la sanità al profitto?

Perché siamo più malati per l’inquinamento?

Perché i diritti per un dignitoso benessere sono sempre più precari?

Perché il lavoro è ridotto a schiavitù?

Perché i ricchi ci rubano con l’evasione fiscale e le nostre pensioni sono impoverite?

Perché ogni anno migliaia di giovani italiani emigrano?

Perché spendiamo 80 milioni al giorno per sostenere le guerre di aggressione?

Perché oltre il 90% dei reati è commesso da bianchi?

Perché vi lasciate sedurre da ladri, mafiosi e fantocci travestiti da politici per azzerare storia e civiltà?

L’ultima domanda, ovviamente, non pretendiamo che la si faccia in televisione ma possiamo farcela tra di noi: perché vi lasciate sedurre da ladri, mafiosi e fantocci travestiti da politici mentre azzerano la storia e la civiltà?

Vi chiederete perché puntiamo il dito sulla televisione? Perché già negli anni 80/90 una minoranza politica in Parlamento (Rifondazione Comunista) aveva già denunciato la sciagurata scelta di del governo Craxi di concedere alle TV commerciali di Mediaset la possibilità di fare concorrenza alla TV pubblica lasciando mano libera al progetto eversivo di Berlusconi per conto dei poteri economici che, dopo la sconfitta del movimento operaio e sindacale dei primi anni 80, volevano dare il colpo finale a un sistema parlamentare e sociale che comunque assicurava un’attiva partecipazione dei cittadini alla vita politica. Come da progetto della massoneria segreta P2 di Licio Gelli.

Perché è da quella concessione – che in questi in questi quarant’anni ha atrofizzata i nostri cervelli e la nostra coscienza civile con il marciume prodotto da arruffapopoli di professione- è iniziata la semina Ogm per trasformare questo Paese in un letamaio di disuguaglianze e odio verso “gli altri” inculcando nel popolo che ha poco o niente l’idea che chi ha meno, in termini di reddito, di lavoro, di salute, di libertà, sono i nemici mentre loro, i ricchi, sono da ammirare e proteggere con il consenso acritico.

Ci sono riusciti. In Italia l’ideologia liberista (la libertà per i potenti di operare il continuo trasferimento di risorse dal lavoro al capitale riducendo al minimo i diritti contrattuali, precarizzandolo con atti legislativi, ad esempio il Jobs-Act, e privatizzando ogni attività produttiva) è ancora il “pensiero unico” dominante nelle università, sulla stampa, nei dibattiti in tv e soprattutto in parlamento.

Però il loro dominio è fragile perché si basa sulla mistificazione.

Leggete quanto afferma il Premio Nobel e ex-economista capo della Banca Mondiale Stiglitz, che non è certo un comunista. “ Per 40 anni, le élite dei paesi ricchi e poveri hanno promesso che le politiche neoliberiste avrebbero portato a una crescita economica più rapida e che i benefici sarebbero diminuiti in modo tale che tutti, compresi i più poveri, sarebbero stati meglio. Ora che la prova c’è stata, c’è da meravigliarsi che la fiducia nelle élite e la fiducia nella democrazia siano crollate? ” “ L’unica strada da percorrere, l’unica via per salvare il nostro pianeta e la nostra civiltà, è una rinascita della storia. Dobbiamo rivitalizzare l’Illuminismo e raccomandare di onorare i suoi valori di libertà, rispetto per la conoscenza e democrazia. ”.

In questa Italia povera di reale conoscenza e democrazia praticata tutto, o quasi, ruota intorno all’asse che unisce ignoranza, pregiudizio, odio, crudeltà, apatia sociale, antipolitica, qualunquismo, sovranismo, razzismo, xenofobia, omofobia e antisemitismo.

Questo abbandono imposto dalle politiche di disuguaglianza dei governi succedutosi negli ultimi vent’anni non fa inorridire le coscienze? Macché, non fa neanche scandalo e tantomeno produce indignazione – neanche nei diretti interessati e nei loro familiari – l’abbandono della propria terra.

Il Rapporto Svimez 2019 che certifica un drammatico dato per la stesso Pil (prodotto interno lordo), cioè la ricchezza produttiva che viene a mancare: dall’inizio degli anni 2000 hanno lasciato il sud Italia 2 milioni e 15 mila residenti, di questi la metà sono giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, e si prevede, stante questa situazione politica, che i prossimi decenni lasceranno questo malpaese altri 5 milioni di persone.

E se questo non bastasse a far inorridire chi non ha archiviato i neuroni, al sud nel 2018 sono nati seimila bambini in meno e non basta più la natalità delle donne immigrate a compensare l’obbligata bassa propensione delle italiane a fare figli causa mancanza di lavoro, di sostegno dello Stato e di servizi sociali elementari come la sanità pubblica.

Tanto è vero che anche per curarsi la gente del sud emigra perché aumenta ogni anno l’emigrazione ospedaliera verso il Centro-Nord.

E vogliamo parlare della voglia di secessione, chiamata ipocritamente “Autonomia differenziata” delle regioni del nord? Temo sia uno tsunami per il sud che molta della sua gente non ha ancora percepito, ancora presa dalla Sindrome di Stoccolma (ammirazione per il proprio carnefice Salvini) il suo arrivo che legifererà la desertificazione in atto, se non verrà sconfitto anche nella formulazione soft che questo governo PD/5stelle sta propagandando senza vergogna, a conferma della continuità con il precedente governo con la Lega.

A fronte di questo stato di cose chiediamo perché questa assenza di cognizione della realtà che modifica le condizioni di vita, quindi delle stesse relazioni sociali e della sfera familiare?

La realtà che ci gira intorno spesso non la consideriamo, presi dalla supponenza di credere che sappiamo “partire da noi” ci allontaniamo dagli altri nelle nostre stesse condizioni, negandoci la capacità di protagonismo insieme ai nostri simili cadendo nella sudditanza nei confronti di chi ci tiene nelle condizioni di sofferenza, loro sì, personaggi e gruppi di potere, capaci di manipolare e mistificare per i propri interessi, senza freni inibitori e rimorsi di coscienza.

Ad esempio, nella loro opera quotidiana di distorcere la realtà dei crudi fatti, prendiamo il caso del Corriere della Sera che sforna, in malafede e senza soste, fake-news sul tema del lavoro a beneficio della Confindustria. Prima dell’estate l’editorialista De Bortoli ci regalò una perla “Il lavoro c’è e ci sarà, ma mancano i lavoratori” mentre i dati statistici e gli studi degli economisti (non solo quelli comunisti) ci raccontano un’altra storia: i posti vacanti occupabili dai disoccupati, sono un infimo numero nella voragine della disoccupazione. Questi dati sono a conoscenza di tutti e allora perchè confutare che il lavoro non c’è, poiché l’economia italiana è sfiancata da anni di austerità. E se qualche lavoretto viene concesso produce schiavitù e morte?

Ennesima conferma che siamo sempre più inondati di notizie, spesso false e costruite ad arte per manipolare l’opinione pubblica, oggi le notizie vengono date in modo che siano acriticamente funzionali ai giochi dei grossi partiti e agli interessi delle lobby industriali e finanziarie per costruire un’immaginario popolare produttore di illusioni e sudditanza in attesa di benefici che non verranno mai, come dimostrano gli ultimi trent’anni di liberismo sfrenato con una guerra di politica unilaterale atta a quintuplicare la ricchezza delle imprese e della parassitaria finanza speculativa.

Possiamo ipotizzare una sorta di Ipertrofia immaginativa – continuativa e invasiva – capace di suscitare pensieri e risposte immaginative che ritengono libere ma tali non sono perché indotta dalla comunicazione politica a senso unico. Mentre, la riflessione, individuale e collettiva, al contrario dell’immaginazione, rappresenta il traino costante, e potenzialmente positivo, dei nostri percorsi e le relative scelte.

Quando invece subordiniamo all’istinto, quella che nel linguaggio politichese viene chiamato “la pancia”, la capacità di riflettere non è il nostro cervello che entra in funzione ma è l’irrazionalità che determina le nostre parole i nostri atti concreti, facendoli rotolare come una frana incontrollabile e autodistruttrice.

Grossa parte del popolo è ammalata di immaginazione? Drogata d’ipertrofia indotta dalla propaganda degli interessi contrari ai propri? Per dare un incentivo alla riflessione facciamo ricorso al dizionario medico che recita: le ipertrofie patologiche sono di solito l’espressione di condizioni malformative congenite. Per capire l’impatto sociale della “ipertrofia immaginativa” riprendiamo, dal precedente numero di Lavoro e Salute, una considerazione della scrittrice Angela Scarparo “Ci sono epoche – come quelle di forti sconfitte ideologiche – in cui, in mancanza di punti di riferimento, ognuno si crea un mondo tutto suo. I ragionamenti pubblici, invece che su dati, si basano su paure; aumentano i sospetti e i sospettati; la macchina del pettegolezzo funziona a pieno regime. L’ipertrofia immaginativa, lasciata andare, crea spesso, nei singoli individui, così come nelle società, malesseri, insicurezza e stati gravi di tensione.

E’ stato un vero e proprio “Coming Out” quanto dichiarato da milioni di italiani con il voto in questi anni? O Piuttosto una irrazionale risposta di rabbia contro l’aumento, senza soluzione di continuità, delle enormi disuguaglianze di reddito che hanno portato ai limiti della sussistenza di chi era gia povero e ai confini della povertà larghe fasce di popolazione in stato di benessere dignitoso?

Potrebbe derivare da questa risposta il il perchè si è caduti nella trappola di predicatori di qualunquismo e odio verso chi sta peggio. Sarebbe salutare immaginare, invece, una politica sana che destrutturi tutto il retroterra trasversale che ha costruito l’emergenza democratica: dalle schiaviste leggi sul lavoro alla destrutturazione del welfare; dall’aumento delle morti sul lavoro al femminicidio; dalla truffa delle leggi elettorali al decreto Minniti; dalla privatizzazione della sanità a quella dell’acqua; dall’inquinamento climatico alla prossima secessione differenziata. Senza queste discriminanti la sola indignazione emotiva , anche se di piazza, contro un solo capro espiatorio, pur positiva, diventa un evento solo mediatico, incapace di incidere contro la politica e l’informazione dei poteri.

Franco Cilenti

editoriale del numero di dicembre del periodico cartaceo Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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