Gli italiani alla fame. Non lo dicono più solo i comunisti ma anche la Coldiretti dice che il piatto piange lacrime amare. Sono 4.068.250 le per­sone che hanno chie­sto aiuto per man­giare nel 2013. Il 10% in più rispetto al 2012. Il dato emerge dalla rela­zione sul «Piano di distri­bu­zione degli ali­menti agli indi­genti» dell’Agenzia per le Ero­ga­zioni in Agri­col­tura, l’Agea. Si regi­stra un aumento espo­nen­ziale degli ita­liani senza risorse suf­fi­cienti a sfa­marsi: erano 2,7 milioni nel 2010, 3,3 nel 2011, hanno rag­giunto i 3,7 milioni nel 2012. Nel 2013, 303.485 per­sone hanno bene­fi­ciato dei ser­vizi mensa e 3.764.765 hanno avuto assi­stenza con pac­chi ali­men­tari (i nuovi poveri per la ver­go­gna pre­fe­ri­scono que­sta forma di aiuto). Secondo l’Istat — con­ti­nua Col­di­retti — il 16,6% degli ita­liani non può per­met­tersi un pasto con con­te­nuto pro­teico ade­guato almeno una volta ogni due giorni. Nel 2013 i con­sumi ali­men­tari sono dimi­nuiti del 3,1%: tagliati dal pesce fre­sco (-20%) alla pasta (-9%), dal latte (-8%) all’olio extra­ver­gine (-6%), dalla carne (-2%) all’ortofrutta (-3%). Aumen­tano solo le uova (+2%).

Più di un milione di famiglie sono senza reddito da lavoro..

Ci sarà un motivo per il quale questo dato è stato reso pubblico a Pasqua? Forse perchè domani alla Camera parte la discussione sul jobs act. L’Istat ha rilevato come oltre un milione di famiglie è ormai senza alcun reddito da lavoro al proprio interno. E’ quanto emerge dai dati sul 2013. Nel dettaglio si tratta di 1 milione 130 mila nuclei, tra i quali quasi mezzo milione (491 mila) corrisponde a coppie con figli, mentre 213 mila sono monogenitore. Il numero delle famiglie dove tutte le forze lavoro sono in cerca di occupazione risulta in crescita del 18,3% rispetto al 2012 (+175 mila in termini assoluti). E nel confronto con 2 anni prima il rialzo supera il 50%, attestandosi precisamente al 56,5%. Si tratta quindi di ‘case’ dove non circola denaro, ovvero risorse che abbiano come fonte il lavoro. Magari possono contare su redditi da capitale, come le rendite da affitto, o da indennità di disoccupazione, o ancora da redditi da pensione, di cui beneficiano membri della famiglia ormai ritiratisi dal lavoro attivo. L’identikit della famiglia che non può contare su uno stipendio è articolato: dagli anziani, ormai fuori dal mondo del lavoro, con un figlio disoccupato e l’altro ancora studente, alla giovane madre alla ricerca di un impiego che deve farsi carico dei bambini senza l’aiuto dell’altro genitore; dal single che ha perso il posto di lavoro alla coppia di giovani che non riesce a trovare ancora nulla.

La quota di famiglie senza reddito da lavoro vede in testa il Meridione, con 598 mila famiglie, dove tutti i membri che sono registrati come forza lavoro risultano disoccupati. Seguono il Nord delle crisi aziendali e della chiusura delle fabbriche, dove le famiglie senza reddito da lavoro sono salite a 343 mila, e il Centro, con 189 mila. Ma il dato è cresciuto ovunque, rispetto a due anni prima, l’aumento è addirittura del 56,5%. I nuclei familiari in cui tutti i componenti che partecipano al mercato del lavoro hanno un’occupazione, sono scesi a a 13 milioni 691 mila, con una riduzione di di 281 mila unità (-2%). I dati dell’Istat, incrociando i dati sulle condizioni familiari e quelle occupazionali, confermano un 2013 segnato pesantemente dalla disoccupazione.

Stefano Porcari

21/4/2014 www.contropiano.org

 

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