Glifosato, Trump non vuole le indicazioni di rischio in etichetta

 

Ginecologi: “Il glifosato fa male alle donne incinte, va eliminato”

L’International Federation of Gynecology and Obstetrics (Figo), l’unica organizzazione globale che rappresenta ostetrici e ginecologi, ha chiesto che il glifosato venga gradualmente eliminato in tutto il mondo:  i prodotti chimici nelle donne in gravidanza – sostiene la federazione – possono attraversare la placenta e, come con il metil mercurio, possono accumularsi nel feto e avere sequele di lunga durata. Negli ultimi quindici anni, un numero crescente di prove ha implicato il ruolo delle esposizioni ambientali sulla salute.

Si legge nello statement: “Indipendentemente dal fatto che gli scienziati stiano esaminando un aumento dei tassi di cancro, disturbi dello sviluppo neurologico, esiti della gravidanza o difetti alla nascita, ci sono prove a supporto dell’effetto delle esposizioni chimiche sulla salute.

Il glifosato è stato brevettato nel 1961 ed è l’erbicida più utilizzato al mondo. Sei miliardi di chilogrammi sono stati rilasciati a livello globale nell’ultimo decennio. Viene applicato in combinazione con altri prodotti chimici per migliorare l’efficacia. È stato utilizzato nel controllo delle colture, anche di marijuana e coca e nelle applicazioni di erbicidi geneticamente modificati. L’esposizione al glifosato può essere diretta a causa dell’applicazione o indiretta a causa della persistenza nella catena alimentare. Si trova nei prodotti alimentari e nelle riserve idriche a causa del deflusso per uso agricolo. Nel 1985, il glifosato è stato classificato come cancerogeno di classe C dall’Agenzia per la protezione ambientale. La classe C afferma che ci sono prove suggestive di causare il cancro. Nel 1991 l’EPA ha cambiato la classificazione in E, evidenza di non cancerogenicità nell’uomo.

Nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo ha classificato (2A) come probabilmente cancerogeno per l’uomo. Nello stesso anno, l’Efsa ha pubblicato un rapporto secondo cui è improbabile che il glifosato costituisca un rischio cancerogeno per l’uomo e hanno proposto una nuova misura di sicurezza che rafforzerà il controllo dei residui di glifosato negli alimenti. La più recente meta-analisi pubblicata nel 2019, afferma che esiste un legame convincente tra linfoma non Hodgkins e glifosato.

Il glifosato sarà rinnovato nel 2022 nell’Unione europea; e un gruppo di Stati membri esaminerà la valutazione. La Francia si è impegnata a fermare l’uso del glifosato e a trovare risorse alternative favorevoli all’ambiente. Nel 2019, HEAL the Health and Environment Alliance ha citato nuovi studi che hanno documentato gli effetti transgenerazionali del glifosato. La Federazione invoca il principio di precauzione: “Quando un’attività solleva minacce di danni alla salute umana o all’ambiente, dovrebbero essere prese misure precauzionali anche se alcune relazioni di causa ed effetto non sono completamente stabilite scientificamente.”

Valentina Corvino

1/8/2019 https://ilsalvagente.it

La guerra sporca di Monsanto contro i giornalisti per difendere il glifosato

Un altro scandalo che coinvolge Monsanto. I documenti resi noti dal Guardian, rivelano che la multinazionale dei pesticidi ha seguito dal 2015 al 2017 un’elaborata campagna per contrastare le indagini giornalistiche, delle Ong e perfino le opinioni di rockstar sugli affari dell’azienda e sui legami con professori universitari pubblici. A finire nel mirino dell’azienda ora acquisita da Monsanto le cronache di Carey Gillam e il suo libro investigativo sul glifosato.

Non è la prima conferma del gioco sporco della Monsanto ma è pue sempre clamorosa. I documenti mostrano che la Monsanto era preoccupata che “il piano dell’USRTK (Us Right to Know, l’Ong con cui lavora la Carey e che da sempre denuncia i pericoli dei pesticidi e in particolar modo del glifosato) avrà un impatto sull’intero settore”. Ad agitare  Monsanto le richieste di documenti pubblici dell’associazione, ritenute con un “potenziale di essere estremamente dannoso”, in un momento in cui si andavano scoprendo i veri pericoli del glifosato, le manovre per nasconderli e si profilava quella che è presto diventata una valanga di cause per danni che oggi ha già portato a 18.400 denunce, e a diverse condanne a risarcimenti milionari. Trascinando la Bayer, ora proprietaria del marchio, in un declassamento clamoroso da parte delle agenzie di rating.

Spiegano da Usktr: “I piani della Monsanto per contrastare il nostro lavoro hanno coinvolto 11 dipendenti, tre impiegati del settore, due società di pubbliche relazioni e molti consulenti esterni. La Monsanto ha anche sviluppato un piano ‘Carey Gillam Book’ con più di 20 azioni dedicate a cercare di screditare le indagini di Gillam sull’erbicida più venduto della Monsanto e il suo libro”.

Non solo. La Monsanto ha trentato anche di intervenire sulla Reuters, l’agenzia internazionale con cui collabora la Carey, perché fosse destinata ad altri servizi, che non riguardassero i pesticidi e il glifosato.

Si chiedono, giustamente dall’Ong che definisce questa come una lotta tra Davide e Golia: “Cosa sta cercando di nascondere la Monsanto? Dal 2015 abbiamo ottenuto centinaia di migliaia di pagine di documenti aziendali e governativi interni tramite richieste di accesso agli atti statali e federali e abbiamo riferito questi risultati, condividendoli con i giornalisti di tutto il mondo, con soli quattro membri dello staff”.

Ma dai documenti consultati dal Guardian emerge anche la singolare attività contro Neil Young. Il cantante nel 2015 ha pubblicato l’album Monsanto Time, cosa che non è andata giù al big dei pesticidi che ha studiato tutti i pezzi del suo album mettendo in atto una campagna per rispondere e se possibile trascinarlo in tribunale. Almeno in quest’ultimo caso, senza riuscirci.

Riccardo Quintilli

9/8/2019 https://ilsalvagente.it

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