Governo fatto

ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE: E ADESSO?

Nell’articolo dello scorso numero (1)) ho parlato del malessere che in questo periodo attraversa l’Occidente a causa delle angosce e dei conflitti dovuti al covid e alla guerra in Ucraina. Ora mi vorrei soffermare su un malessere che in questi mesi riguarda l’Italia, e cioè l’esito delle ultime consultazioni elettorali del 25 settembre. Sorvolerei sulle cause che hanno portato a un intempestivo finale del governo Draghi e anche sulla frettolosità con cui si è cercato, nel più breve tempo possibile, di arrivare alla formazione di un nuovo governo.
Anche con delle palesi ingiustizie, ad esempio, non permettendo ai cittadini italiani che votavano all’estero di poter esprimere il proprio voto sulle liste di nuova formazione. (Fonte “L’Indipendente. 9-9-22)

Quello che mi preme sottolineare è che anche i risultati di queste elezioni sono, oggi come oggi, fonte di preoccupazioni e di inquietudini e di conflittualità interpersonali. Ma cercherò di limitarmi per ora all’analisi dei fatti.
Dai risultati è chiaro il grande successo elettorale di Fratelli d’Italia, partito che è passato da un 4,30% dei consensi nelle elezioni del 2018 a un 26% di consensi in queste ultime. Gli altri due partiti della destra, FI e Lega, registrano invece un calo di consensi, anche consistente.
Questi risultati, a ben vedere, dimostrano come il “successo” della destra non sia stato né imprevedibile, né totale. In fondo è stato il successo di un solo partito della coalizione.

FI passa da un 13,4% del 2018 a un 8,11% del 2022; la Lega ha fatto addirittura un tonfo: è passata da un 34,26 del 2018 a un 8, 77 del 2022.
L’aumento di voti per FdI supera di alcuni punti la somma dei voti persi dagli altri due partiti di destra, quindi non si è trattato semplicemente di un “travaso”. Al partito sono andati anche voti di altre aree politiche.
Ma il governo “di destra” che oggi ci ritroviamo è dovuto anche ad altri fattori. Anzitutto, a una legge elettorale complicata e bizantina, che avrebbe dovuto essere rivista ma non lo è stata mai. Poi all’alto tasso di astensionismo, il più alto in Europa in questi ultimi anni (circa il 34% degli aventi diritto non ha votato).
Ora, questo astensionismo ha favorito il partito della Meloni perché, a mio avviso, dato il grande appeal elettorale della leader di quel partito, risulta difficile credere che chi si è astenuto avrebbe votato FdI. Il fatto è che non ha
ritenuto credibili neanche gli altri partiti.
Il terzo fattore sono gli errori madornali commessi dal Partito Democratico di Letta, anche se il suo decremento rispetto alle elezioni del ’18 non è poi così rilevante (da un 6% a un 5% circa di perdite, intorno ai 9000 voti). Tuttavia, la testardaggine con cui è stata scaricata la responsabilità della caduta del governo Draghi tutta e unicamente sul M5S di Conte, ha fatto sì che divenisse impraticabile una ulteriore alleanza tra questi due partiti e quindi l’eventuale formazione di un fronte parlamentare alternativo alle destre per la formazione di un nuovo governo. Con il risultato che almeno i partiti che hanno sostenuto il PD sono scomparsi dalla scena politica. Parlo del partito di Di Maio e di PiùEuropa della Bonino. Ma neanche l’alleanza Sinistra Italiana e Verdi, con il suo 4,5%, ha potuto costituire insieme al PD il tentato baluardo nei confronti delle destre.

Il Terzo Polo di Calenda e Renzi, con il suo circa 8% di consensi, non a caso si è tenuto “le mani libere”, e non è escluso che appoggi provvedimenti proposti dal governo della Meloni.
Per quanto riguarda il M5S, confrontando i dati del ’18 con quelli del ’22, sembrerebbe aver avuto un notevole calo di consensi (32% nel 2018, 14% nel 2022). In realtà, non è propriamente così. Infatti alle successive amministrative il M5S ha subito un drastico ridimensionamento del consenso, fino a far temere addirittura una sua scomparsa. Inoltre, per vicende interne al partito stesso, esso ha subito una sorta di “ristrutturazione” interna (anche grazie alla politica di Conte), per presentarsi più compatto e meno ondivago.
Questo spiega la sua tenuta, anche in termini di consensi cresciuti, soprattutto al Sud, dove ha costituito il vero baluardo al partito della Meloni.

Infatti risulta difficile credere che, in caso di altra scelta dei cittadini, i suoi voti sarebbero andati al PD. Molti ritengono questi consensi un effetto direttamente legato al Reddito di Cittadinanza. E se così fosse? Il RdC comunque risponde a dei bisogni sociali impellenti, di fronte a un mercato del lavoro che non garantisce più sicurezze, di qualunque tipo siano le considerazioni che si possono fare sulle modalità con cui viene erogato. C’è però da credere (ma questa è una mia supposizione) che i voti in più confluiti in FdI siano provenuti proprio dal M5S, data la sua composizione poco
ideologica sul piano della distinzione fra destra e sinistra. E’ improbabile che siano derivati da elettori del PD e meno che mai dalla sinistra radicale.

La formazione della sinistra radicale che si è coagulata attorno a De Magistris, Unione Popolare, nonostante il notevole impegno profuso come testimonianza e nonostante il suo tentativo di raccogliere diversi gruppi della sinistra radicale attorno a una figura autorevole, come l’ex sindaco di Napoli, non ha ottenuto grossi risultati. Sarebbe da indagare la disaffezione dell’elettorato nel confronti di una “sinistra sociale” antiliberista (lo dimostrano anche i risultati, solo poco più favorevoli, di SI).
C’è da rilevare però un dato abbastanza interessante: la sinistra radicale, UP ma anche SI, nonostante la sua alleanza con il PD, sono state le formazioni politiche che con più convinzione hanno rappresentato le cause del Movimento per la Pace. Il quale movimento, pur suddiviso in tantissimi gruppi nazionali e internazionali, è stato molto presente sulla scena politica da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e ha imposto le sue ragioni anche in questa tornata elettorale. Tuttavia non ha una sua autonomia politica. I partiti della sinistra radicale ne hanno raccolto in pieno le istanze, con un po’ più reticenze il M5S.
Per quanto riguarda altre formazioni politiche come “Italexit”, “Italia sovrana e popolare” raccoglievano istanze sovraniste, antieuropeiste e antivacciniste, ma i consensi elettorali non sono stati soddisfacenti.

Questa un po’ l’analisi dei risultati. E adesso? E adesso il nuovo governo dovrà misurarsi con i problemi concreti. I quali sono fondamentalmente: a livello nazionale l’imperversante crisi economica, con il già considerevole aumento del costo della vita, la disoccupazione dilagante, anche a causa della paventata chiusura di alcune imprese minacciate dalla crisi energetica, la mancata crescita dei salari, lo sfruttamento sul lavoro, dovuto alla proliferazione di contratti atipici e all’assenza o l’inosservanza di regole sindacali. E’ solo di poche settimane fa la notizia della morte di Sebastian Galassi, giovane rider fiorentino investito da un Suv mentre si apprestava a fare una consegna a domicilio. Per ulteriore beffa, la società Glovo gli aveva appena notificato il licenziamento con un messaggio sul telefonino, di quelli preimpostati e automatici. Sebastian lavorava come rider per pagarsi gli studie non dipendere dalla famiglia. E’ solo un esempio delle barbare condizioni in cui molti – giovani e meno giovani – sono costretti a lavorare, quando il lavoro si trova!

L’altro grosso problema, a livello internazionale, è il proseguimento a oltranza della guerra in Ucraina, senza che da nessuna parte si intravveda uno spiraglio di apertura diplomatica per la risoluzione del conflitto.
Però, di fronte al paventato governo Meloni, l’opposizione coagulata attorno al Partito Democratico solleva altre questioni: la modifica della Costituzione, l’attacco ai diritti civili conquistati dalle minoranze LGBT, ulteriore peggioramento nella politica di accoglienza dei migranti. Tutte questioni serie sulle quali tuttavia occorrerebbe fare qualche osservazione. La modifica della Costituzione era già stata proposta dal governo Renzi e ci è voluto un referendum per bloccarla. Tuttavia, su questo piano, se il governo a guida Meloni ci riprovasse, ho qualche timore che il Terzo Polo di Renzi e Calenda non siano restii a dare una mano.

Per quanto riguarda i diritti civili, la loro tutela è sacrosanta, tuttavia trovo inaccettabili due atteggiamenti che stanno venendo fuori da parte di qualcuno. Intanto, questo contrapporre i diritti civili ai diritti sociali, come se un governo che fosse preposto a difendere gli interessi di tutti potesse creare una barriera tra le due sfere. Se così fosse, si solleva un falso problema che sa di mistificazione.
L’altro atteggiamento sospetto è che, per criticare anche legittimamente la scelta di Fontana come Presidente della Camera dei Deputati perché “omofobo e filoputiniano”, ci mancherebbe solo che si mettessero nello stesso calderone gli omofobi alla Fontana e il Movimento per la Pace, che chiede a gran voce, anche con diverse manifestazioni nazionali e locali, la cessazione della guerra e l’avvio di negoziati diplomatici. Anche i pacifisti dunque accusati di “filoputinismo”?
E per la verità, a questo proposito il “gioco delle parti” si fa più complicato. Eh, già, perché il Movimento per la Pace si è sempre espresso con chiarezza per la cessazione dei combattimenti in Ucraina con la contestuale apertura di negoziati diplomatici su alcuni punti ben chiari. Il quotidiano “Avvenire” del 16 ottobre ne riporta alcuni punti essenziali sottoscritti da diversi
scrittori e giornalisti.
Ma si è anche espresso per la cessazione dell’invio di armi in Ucraina e per il non aumento del budget delle spese militari. Non mi pare che tanto il Partito Democratico quanto il partito della Meloni su questo siano d’accordo. Anzi, su
questo piano, si troverebbero perfettamente convergenti, insieme con Azione.
Cioè perfettamente convergenti con le scelte politiche e militari atlantiste, volute dalla NATO. C’è anche da aggiungere che il precedente governo Draghi, in cui era inserito anche il PD, il 7 luglio 2022 non ha fatto aderire l’Italia all’accordo globale per la messa al bando delle armi nucleari, accordo che è stato sottoscritto da 122 Paesi.

Sugli intendimenti del Movimento per la Pace si sono espressi con chiarezza prima delle elezioni solo UP, SI e, con qualche distinguo, il M5S.
Nel programma di Unione Popolare è, tra l’altro, dichiarata la necessità di “Firma immediata del trattato di messa al bando delle armi nucleari.
L’Italia dovrà essere senza bombe atomiche e promotrice di una conferenza internazionale per il disarmo e la denuclearizzazione dell’Europa”.

Persino la stessa Lega, nel programma politico di Salvini, ventilava la preoccupazione per il proseguimento con le sanzioni economiche a danno della Russia. Perché vanno contro gli interessi economici dell’Italia. Ma il
programma elettorale del centrodestra, sottoscritto anche da Salvini, mette in primo piano il rispetto degli impegni assunti nell’Alleanza atlantica con sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione russa e non mette in discussione un eventuale “adeguamento degli stanziamenti per la difesa”. Cita, in ultima istanza, anche l’appoggio a eventuali azioni diplomatiche per la risoluzione del conflitto.
Nel programma del PD si fa questa precisazione: “La nostra sfida è presentarci in una coalizione che affronti una scelta di campo tra l’Italia dei grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orban e Putin. Si tratta di uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa”. Dove si delinea una scelta di campo indiscutibile e chi è contro le politiche atlantiste è per ciò stesso pro Putin.

Per quanto riguarda il peggioramento nella politica di accoglienza dei migranti, c’è da dire che anche su questa linea, nonostante le dichiarazioni di principio a difesa dei “diritti umani”, già da tempo i precedenti governi, anche a guida PD, e la politica generale della Unione Europea ha notevolmente peggiorato le procedure di accoglienza, favorendo la politica dei respingimenti anche con il finanziamento delle polizie di frontiera.
Certamente, un peggioramento è sempre possibile, anche con una riedizione dei famigerati “Decreti Sicurezza” (del resto, non esclusi dal programma del centro destra) ma che verrebbe a inserirsi in una situazione già di per sé molto grave. Ovviamente, il pretesto di risanare l’economia nazionale per dare posti di lavoro ai connazionali sarebbe un ottimo pretesto per stringere ancora di più le maglie legali e rendere ancora più difficoltoso il diritto dei migranti a stabilirsi in Italia. Diritto già reso oltremodo precario e problematico, come ben sa chi da un po’ di anni si occupa di attività pacifiste e solidali.

Comunque, a ben guardare, anche il governo Meloni avrà le sue brave gatte da pelare. E questo è risultato già evidente nella scelta dei Presidenti delle due camere: La Russa come Presidente del Senato e Fontana come Presidente della Camera dei Deputati.
Ne è sorta subito una frizione non da poco tra Berlusconi e la dirigente di FdI perché il primo avrebbe voluto come Presidente una rappresentante di Forza Italia. Per quanto riguarda Fontana, le sue dichiarazioni a difesa della “famiglia tradizionale” sono tutto sommato sulla stessa lunghezza d’onda del pensiero Meloni, quello che dovrebbe più inquietare l’ipernazionalista Giorgia potrebbero essere, caso mai, le risorgenti velleità autonomistiche della Lega a favore del nord. Specialmente in un momento in cui la stella di Salvini sembrerebbe volta al declino. Velleità autonomistiche rilanciate dallo stesso fondatore Umberto Bossi, che addirittura avrebbe fondato un “partito nel
partito” per far tornare la Lega alle sue posizioni originarie (Fonte Quifinanza).

Per quanto riguarda Fontana, le sue dichiarazioni apertamente pro Putin potrebbero creare qualche imbarazzo alla fedele atlantista di FdI e, in ogni caso, potrebbero ottimamente servire per suffragare la semplicistica equazione pacifisti = omofobi filoputiniani (che non sta né in cielo né in terra).
Se poi questo governo volesse “ritoccare” anche il RdC (molti meloniani hanno votato FdI anche per questo!) o addirittura abolirlo, non ci giurerei molto sulla loro sopravvivenza politica!

Insomma, dopotutto, nessuno può dormire sonni tranquilli. Non l’opposizione, perché dovrà fare i conti con una destra “dura e pura”, di fronte alla quale essa si presenta divisa e lacerata al suo interno, in parte antagonista, in parte
complice dei suoi stessi disegni funesti. Non la destra stessa (anzi, le destre), perché, pur furbescamente unite sugli interessi di bottega, dovranno comunque fare i conti se non sulle pur presenti “diversità ideologiche”, almeno sulle contrapposte ambizioni di potere. Non certo l’elettorato, ancora più diviso, attanagliato da una pesante crisi economica e dall’insicurezza di un domani che si presenta fosco sia sul piano nazionale che internazionale.
E’ però in questo clima che siamo chiamati adesso a operare, per costruire dal basso una contrapposizione forte e credibile, che tenga presenti sempre i valori della giustizia sociale, della pace e della solidarietà. Non sarà un
compito facile, ma ci si deve comunque provare. Il Movimento per la Pace, con le sue varie manifestazioni di questi giorni, ne sta già dando qualche prova. Laddove “Pace” non significa soltanto “risoluzione della guerra”, ma
impegno perché vengano eliminate tutte le guerre. Quelle fatte con le armi, ma anche quelle fatte con le scelte economiche, con la manipolazione delle informazioni, con le leggi che vietano i diritti, con la malafede e la disonestà
intellettuale.

Rita Clemente

Scrittrice

Collaboratrice del mensile Lavoro e Salute

(1) Mensile Lavoro e Salute www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-ottobre-2022/ a pagina 42

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