Governo greco smentisce quotidiano inglese Guardian sulla sanità. Aveva fornito dati del 2011-2012

Il governo greco smentisce seccamente quanto pubblicato dal Guardian il primo gennaio scorso in un articolo sulla situazione sanitaria in Grecia. L’autrice dell’articolo, Helena Smith, afferma che “L’austerità portata avanti da Alexis Tsipras ha trasformato gli ospedali in “zone a rischio”, dicono i medici, e molti temono che il peggio debba ancora arrivare.”
A sostegno della sua tesi la giornalista cita i dati del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie e riferisce le dichiarazioni rilasciate da Michalis Ghiannakos, segretario della Federazione Panellenica dei Lavoratori degli Ospedali Pubblici (P.O.E.D.I.N.) “I nostri ospedali stanno diventando zone a rischio“.
Stando all’articolo del Guardian, la Sanità greca è allo sfascio, a partire dal “sudicio edificio che ospita il ministero della sanità” (c’è scritto proprio così!). Il governo di Tsipras, scrive la Smith, in nome dell’austerità, ha ridotto di 350 milioni la spesa sanitaria, gli ospedali greci si trovano spesso senza medicine, guanti, garze e lenzuola mentre più di 2,5 milioni di Greci non hanno più alcuna copertura sanitaria. (http://vocidallestero.it/…/il-collasso-della-sanita-pubbli…/).

La risposta del governo greco è molto secca e arriva per bocca del ministro della Sanità Andreas Xanthòs e del suo viceministro Pavlos Polakis.
Questa è la dichiarazione rilasciata da ministro della Sanità, Andreas Xanthòs:
“L’articolo del Guardian si riferisce a dati del 2011 e del 2012 e non è basato su alcuna ricerca documentata della situazione del Sistema Sanitario Greco nè sui dati più recenti e aggiornati dell’ELSTAT. Si limita a replicare l’irresponsabile catastrofismo dei rappresentanti di una incosciente burocrazia sindacale che non ha niente a che vedere con il commovente sforzo di medici e personale sanitario per far funzionare in modo dignitoso la sanità pubblica. Lo ribadiamo per quanti non lo abbiano capito: la Grecia è un paese sicuro dal punto di vista igienico-sanitario, il suo sistema sanitario nazionale si stabilizza e migliora quotidianamente, guarisce dalle ferite dei precedenti sei anni, si rinfonza con nuovi fonti di finanziamento e con nuovo personale. La quantità di soldi pubblici per la salute è salita al 5,1% del PIL (contro il 4,6% . 4,9% del precedente triennio). Gli ospedali vengono regolarmente riforniti con farmaci e materiale sanitario, e forniscono assistenza, senza alcuna distinzione, ai cittadini privi di assistenza sanitaria (2 milioni e mezzo di persone) riducendo al minimo la “poverta igienico- sanitaria”, fornendo contemporaneamente servizi di qualità ai cittadini di questo paese e ai suoi visitatori. Quanti quindi, investono sul “crollo” del sistema sanitario nazionale e sulla demolizione della sanità pubblica verranno smentiti ancora una volta. Il catastrofismo senza fondamenta, il volgare populismo e il sistematico tentativo di generare un clima di insicurezza nella società non l’avranno vinta. Soprattutto perchè non lo consentirà il personale impegnato nella sanità pubblica che viene ferito da questo tipo di campagne di stampa che sviliscono il suo lavoro e danneggiano l’immagine internazionale del paese”.

Ma molto più duro di Xanthòs è stato il sanguigno viceministro Pavlos Polakis che ha risposto pubblicamente a Ghiannakos accusandolo di essere complice di Nea Dimokratia e Pasok e di non rappresentare i lavoratori bensì un sistema di potere vecchio e marcio. Attraverso FB e Twitter, Pavlos Polakis fa sapere cosa pensa di Ghiannakos, sindacalista che «si inchinava davanti a Venizelos (*ex ministro dell’Economia) e leccava i piedi ad Adonis (*Gheorghiadis, ex ministro della Sanità)» e che oggi invece fa guerra al governo di SYRIZA perchè impedisce ai sindacalisti di mangiare e godere di privilegi sulle spalle dei lavoratori. E rivolgendosi direttamente a lui gli dice «Non godi di nessun credito fra i lavoratori degli ospedali ma solo nella tua piccola corte». Polakis rincara la dose e scrive che Ghiannakos si sta lasciando prendere dal panico perchè fra poco non sarà piu` il segretario del P.O.E.D.I.N. per poi chiedergli: «Cosa farai nella vita, allora?».
Il braccio di ferro fra P.O.E.D.I.N. e ministero della Sanità va avanti da mesi, ovvero da quando SYRIZA è al governo. Il motivo reale dello scontro non sono gli ipotetici tagli alla sanità fatti dal governo di SYRIZA, come sostiene Ghiannakos, ma la rottura degli schemi che per decenni hanno regolato in Grecia i rapporti fra governo e sindacato. Rapporti di tipo consociativo più che conflittuale, attraverso cui il vecchio sistema di potere si assicurava un permanente e solido consenso elettorale, e i sindacalisti “di professione” il sicuro succcesso della loro piattaforma rivendicativa. Da ciò scaturivano situazioni a volte paradossali. Per fare un esempio, gli impiegati amministrativi dell’IKA, la principale mutua greca, hanno goduto per anni di una congrua indennità per lavoro nocivo e antigienico che però non è mai stata riconosciuta al personale sanitario di quella stessa mutua. Perchè? Perchè il sindacato degli amministrativi aveva più santi in paradiso (al governo) di quello del personale sanitario.
Tornando invece all’articolo del Guardian, è singolare che il giornale britannico faccia ricorso a dati di cinque anni fa a sostegno della sua tesi e soprattutto che non si curi di procurarsene di più recenti. Così come colpisce il fatto che la giornalista non si sia premurata di ascoltare anche l’altra campana, quella di SYRIZA, prima di dare un quadro così catastrofico della situazione sanitaria in Grecia. Eppure questo governo ha fatto molte cose, soprattutto nel settore della sanità. Quando SYRIZA è diventato forza di governo, fra i tanti problemi ereditati dai precedenti governi, ha dovuto rimettere in piedi un sistema sanitario allo stremo. I problemi erano molteplici. Da una parte bisognava ridare ossigeno al settore sanitario sfiancato dalle politiche di austerità e dai tagli di spesa imposti dalla troika.
Dall’altra bisognava porre un freno al processo di privatizzazione della sanità portato avanti dai precedenti governi. Inoltre urgeva assicurare l’assistenza sanitaria universale a tutti i cittadini. Infatti, anche prima della crisi, l’assistenza sanitaria era riservata ai soli lavoratori occupati e a chi godeva di una pensione. Chi non lavorava non poteva accedere ai servizi sanitari. Erano anni di vacche grasse, per cui il problema non era mai esploso veramente perchè il numero dei senza lavoro era bassissimo e le persone prive di assicurazione sanitaria potevano contare su altre forme di assistenza – poliambulatori comunali, assegni sociali ecc…Con lo scoppio della crisi il problema si è presentato in tutta la sua drammaticità perchè i disoccupati sono saliti al 27% della popolazione e le persone prive di assistenza sanitaria hanno sfiorato i tre milioni (su una popolazione di meno di dieci milioni di abitanti). Per questo all’indomani della crisi c’è stato un moltiplicarsi di ambulatori sociali nati per iniziativa di gruppi di volontari, parrocchie, associazioni, movimenti, con l’organizzazione di base di SYRIZA impegnata in prima fila.
Cosa ha fatto il governo di SYRIZA per far fronte alla situazione? La più significativa iniziativa intrapresa del governo è stata garantire l’assistenza sanitaria a tutti, lavoratori, studenti, anziani, immigrati. Dal febbraio 2016 tutti hanno accesso a cure mediche e farmaceutiche e ad analisi ed indagini diagnostiche. Ma sono molte le iniziative avviate per rimettere in piedi il sistema sanitario nazionale.

Ecco cosa ha dichiarato a proposito il viceministro Pavlos Polakis in una intervista televisiva lo scorso 28 novembre:
“Nel settembre 2015 gli ospedali del Sistema Sanitario Nazionale avevano ricevuto solo 300 milioni di euro di finanziamenti pubblici. Nei quattro mesi successivi il governo è riuscito a racimolare altri 885 milioni di euro di finanziamento superando di circa 100 milioni la cifra che era stata programmata dal precedente governo. E questo in un’annata difficile in cui avevamo avuto due tornate elettorali, la stretta finanziaria, il referendum e il travagliato accordo di luglio. Nel 20016 la situazione è sensibilmente migliorata. Nel bilancio statale per gli ospedali avevamo programmato un miliardo e 250 milioni di finanziamento. L’ultima tranche da 100 milioni di questi soldi verranno incassato dagli ospedali il prossimo 3 dicembre. Erano anni che non si vedeva qualcosa del genere, che non c’era regolarità nell’erogazione dei fondi per la sanità. E non solo, per la prima volta dal 1974, l’EOPYY (il nuovo organismo che ha riunito tutte le mutue) entro il 31 dicembre pagherà gli ospedali con oltre 500 milioni di euro, mentre negli anni scorsi (il 2012, 2013 e 2014) l’EOPYY versava agli ospedali non più di 80 – 120 milioni. Questi soldi provengono tutti dalle entrate riscosse nel 20016 dalle casse mutue. Oltre a questi soldi ci sono poi 1 miliardo e 120 milioni destinati alla liquidazione dei debiti contratti dagli ospedali verso i fornitori (di cui sono già stati restituiti oltre 850 milioni). Allo stesso modo abbiamo provveduto a pagare vecchi debiti dell’EOPYY verso privati per un totale di 400 milioni” continua Polakis. Ma per far funzionare il sistema sanitario oltre ai soldi è necessario avere il personale adeguato.
“Abbiamo incontrato problemi enormi. Il sistema sanitario era deficiente non solo per la scarsità dei finanziamenti ma anche per la drastica diminuizione del personale conseguente al blocco delle assunzioni degli ultimi 5-6 anni. Dall’ottobre 2015 ad oggi presso ospedali e SAUB sono stati assunti 3.150 medici e paramedici. Alcuni erano vincitori di concorsi svoltisi anni fa, altri sono stati assunti con contratti a tempo determinato. Altri 4.000 posti con contratti a termine nel Servizio Sanitario Nazionale verranno messi a concorso entro la fine dell’anno.
Sono aumentati i posti di terapia intensiva di 100 unità dal novembre 2015 ad oggi. In alcuni casi abbiamo assunto nuovo personale medico e paramedico, in altri casi abbiamo utilizzato personale che già lavorava presso gli ospedali e che aveva l’esperienza adeguata per attivare unità di rianimazione già pronte da anni e lasciate chiuse. E’ il caso dell’ospedale per malattie respiratorie Sotirìa di Atene dove abbiamo attivato tredici posti letto di terapia intensiva che erano chiusi e di quello di Corinto mentre all’ospedale di Katerini stanno per entrare in funzione sei dei dodici posti di terapia intensiva inutilizzati da anni. Questi sono alcuni esempi che dimostrano che il sistema sanitario pubblico non è stato potenziato per precise scelte politche e non per mancanza di soldi. Le Unità di Terapia Intensiva per funzionare hanno bisogno di fondi e personale, per questo noi andiamo a potenziare il sistema attraverso finanziamenti ed assunzioni. Per il governo di SYRIZA il motore del sistema sanitario nazionale è e deve restare il servizio pubblico e la prova è il continuo aumento di richieste di prestazioni registrate nell’ultimo anno e negli anni precedenti dal Sistema Sanitario Nazionale Pubblico. Perchè in tempi di crisi la gente non ha i soldi per pagare e curarsi presso strutture private. E naturalmente prova ne è l’aver dato, dal febbraio di quest’anno, la possibilità a tutti, disoccupati compresi, di avere assistenza sanitaria gratuita come avevamo promesso di fare con l’avvio del programma parallelo.
Quest’anno sarà la prima volta che gli ospedali del sistema sanitario nazionale chiuderanno i loro bilanci senza debiti. Questo è stato possibile perchè per la prima volta i finanziamenti che ricevono dallo stato sono adeguati alle spese, cosa che non avveniva in passato. Ci hanno accusato di avere aumentato del 4-5% le trattenute per la salute, ma questi soldi li abbiamo utilizzati per migliorare i servizi sanitari. Lo scorso anno le casse mutue hanno incassato 3 miliardi e 400 milioni, quest’anno la cifra si aggira sui 4 miliardi e 100 milioni. Questi soldi non verranno sperperati ma andranno tutti ai servizi sanitari e alle spese ospedaliere”.

Inutile dire che di tutto questo non c’è nessun accenno nell’articolo del Guardian.

di Elena Sirianni
8 gen 2017 www.rifondazione.it

* Elena Sirianni è una compagna che vive a Atene da molti anni

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