I REFERENDUM: QUESTI SCONOSCIUTI

Come anticipato, con i sei quesiti depositati in Cassazione il 3 giugno è stata avviata la nuova “campagna referendaria” targata Radical/Lega.

Si tratta di quesiti abrogativi rispetto ai quali – considerati i tempi previsti per la raccolta delle firme (almeno 500 mila per ciascuno dei sei), per la verifica di regolarità e legittimità (a cura della Cassazione) e per l’emissione del “giudizio di ammissibilità (da parte della Corte Costituzionale) – saremo chiamati ad esprimerci, salvo sorprese sempre possibili, non prima della primavera 2022.

In una precedente nota (1), in considerazione dei loro “precedenti” ufficiali, ho definito i promotori dei quesiti referendari “La strana coppia”!
Da un lato, un movimento transpartitico e “transnazionale” che, in virtù di un’accorta regia del suo Padre fondatore, Marco Pannella, e di una schiera di fedelissimi – abilissimi nello sfruttare al massimo la ribalta degli appuntamenti elettorali italiani ed internazionali – si rese protagonista (tra la fine degli anni ’60 e ’80) di alcune importanti battaglie civili. Dalla conquista e difesa della legge sul divorzio, a quella sull’aborto.

Movimento che, attraverso l’eco mediatica prodotta da una quasi inesauribile “vocazione referendaria”, riuscì a consolidare, nell’immaginario collettivo, la visione di un Partito Radicale paladino “dei diritti e delle battaglie civili per l’emancipazione”.

Dall’altro, un raggruppamento (la Lega di Salvini, al pari di quella di Bossi) “localista” e “separatista” che, in sostanziale continuità, fa della xenofobia, del razzismo e dell’omofobia bandiere intorno alle quali cementare masse di agguerriti “padani” e, più di recente (incredibilmente), improvvidi “sudisti”!

Non a caso, quindi – relativamente alle strane alleanze – scrivevo che la politica italiana ci aveva già abituati a improvvisi (2) “coup de theatre”!
Ma è proprio così?

Con l’impegno di rinviare ad altra data alcune valutazioni di merito rispetto agli obiettivi che si pongono i nuovi quesiti, colgo l’occasione per un breve excursus sulla pratica referendaria nel nostro Paese e, contemporaneamente, approfondire i termini di questa (apparente) contraddizione rappresentata dall’alleanza Radicali/Lega.

A questo fine è opportuno riportare alcuni fondamentali elementi di conoscenza.
Premetto che il combinato disposto tra l’essere nato nel ’48 e la convinta determinazione di partecipare concretamente all’esercizio di voto, ogni qualvolta sia stato previsto, mi hanno posto nella condizione di prendere parte a tutte le consultazioni referendarie che si sono svolte nel nostro Paese; a parte, naturalmente, quella relativa alla scelta tra Monarchia e Repubblica.

A partire dal referendum istituzionale del giugno 1946, che sancì la nascita dell’Italia repubblicana, ad oggi si sono svolti 67 referendum abrogativi (ai sensi dell’art. 75 della Costituzione), 1 consultivo (non previsto dalla Costituzione) e 4 costituzionali (di cui all’art. 138 della Costituzione).
Dei primi, ben 28 (pari al 41,8 per cento) sono stati ritenuti non validi a causa di un numero di votanti inferiore a quello della maggioranza degli aventi diritto al voto.

Per la validità dei referendum costituzionali confermativi, invece, a differenza di quelli abrogativi, non è previsto dalla legge un quorum di validità. Non si richiede, cioè, che alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto.

Un primo, interessante, dato è che, dei 67 referendum abrogativi, ben 42 sono stati indetti dai Radicali: da soli o insieme alle più dissonanti forze politiche; da Rifondazione Comunista a Forza Italia!

In questo senso, già in passato (1995) Radicali e Lega Nord avevano avviato – ufficialmente, in almeno tre occasioni – iniziative referendarie comuni, tra le quali, ad esempio:
1)l’abolizione della norma sul soggiorno cautelare per gli imputati di reati di mafia” e 2)la privatizzazione della RAI”.
Detto questo, al fine di avere un quadro d’assieme sufficientemente chiaro rispetto al reale valore politico e alle conseguenze sociali delle campagne referendarie dei Radicali, è altrettanto interessante evidenziare i contenuti dei numerosi referendum abrogativi respinti dagli elettori oppure risultati non validi, per il mancato raggiungimento del previsto quorum.

Tra i primi, rilevavano, in particolare:
a) abrogazione della legge Reale (che dettava norme restrittive in tema di ordine pubblico),
b) abolizione del c.d. “finanziamento pubblico dei partiti”,
c) abrogazione della legge Cossiga (approvata per affrontare l’emergenza terroristica),
d) abolizione dell’ergastolo,
e) abolizione delle norme sulla concessione del porto d’armi,
f) abrogazione norma che sottopone ad autorizzazione amministrativa l’attività commerciale.

Tra quelli ritenuti non validi, per il mancato raggiungimento del quorum, particolare rilevanza rivestivano:
il sistema di progressione delle carriere dei magistrati,
eliminazione del rimborso spese ai partiti per consultazioni elettorali e referendarie,
separazione della carriera tra quella di giudice e PM,
abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

A ben vedere, a mio parere, una sorta di miscela esplosiva di fronte alla quale considero “provvidenziali” l’esito del voto, per i primi, ed il mancato quorum per i secondi!

Credo, infatti, che la cancellazione di norme quali il finanziamento pubblico dei partiti (che hanno trovato forme di “finanziamento”, ben più riprovevoli), la libera circolazione delle armi (Usa docet), la completa liberalizzazione delle attività commerciali, la separazione delle carriere tra giudice e PM (su cui ci sarà tempo di ritornare) e, dulcis in fundo, la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto (prima ancora che ci pensasse il duo Fornero/Renzi) avrebbero drammaticamente anticipato quell’opera di “americanizzazione” che, a mio parere, già sta diffusamente erodendo, tanta parte del nostro Paese.

Alla luce, quindi, di quanto già realizzatosi e di fronte alla formidabile abilità dei politici italiani – in grado di sfidare perfino le leggi della fisica e superare la “impenetrabilità dei corpi” – va ridimensionata l’ondata di stupore suscitata dall’improvvisa convergenza tra Radicali e Lega.
A questo punto, dovremmo almeno imparare – e tenerlo a mente nell’immediato futuro – che le battaglie radicali per l’approvazione, il sostegno e la difesa di diritti individuali, quali divorzio e aborto, non confliggevano, dal loro particolare punto di vista, con una concezione liberticida della società dalla quale, a mio parere, è sempre opportuno rifuggire.

NOTE

1- Fonte: “La strana coppia Radical/Lega”; su www.micromega.net.

2- Il riferimento è alla “Grande ammucchiata” rappresentata dal Governo presieduto da Mario Draghi.

Renato Fioretti

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

21/6/2021

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