Il capitalismo uccide

Il 18 giugno scorso durante una partecipata manifestazione – presidio contro i morti sul lavoro e per la sicurezza nei luoghi di lavoro davanti  alla sede degli industriali milanesi (Assolombarda) organizzata da alcune associazioni (Assemblea lavorativi combattivi di Milano, Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica Comitato Ambiente e Salute Teatro alla Scala, Comitato Difesa Sanità Pubblica Zona Sud Ovest Milano), hanno preso la parola anche diversi delegati RSU di CUB, Slaicobas, Sicobas, USI. Durante il presidio è arrivata, come un pugno nello stomaco, la notizia dell’assassinio di un lavoratore, un compagno del Sicobas investito da un camion durante un picchetto. Dopo anni di divisioni sindacali la manifestazione unitaria di varie sigle sindacali e associazioni davanti alla sede dei padroni contro tutti i morti del profitto segna una svolta sulla strada dell’unità di classe.

Questo ennesimo omicidio padronale il 18 giugno 2021, ha avuto per la prima volta in Italia una risposta unitaria di classe. Allo sciopero nazionale della logistica, indetto da SiCobas, questa volta hanno aderito varie sigle sindacali, anche confederali (fra cui i lavoratori della CGIL dello stesso posto di lavoro dell’operaio assassinato), per protestare contro l’assassinio di un lavoratore ucciso, Adil Belakhdim, coordinatore dei SiCobas a Novara, volontariamente investito da un camionista aizzato dai padroni della logistica che ha forzato il blocco delle merci. L’autista arrestato dopo pochi chilometri e stato messo ai domiciliari e l’omicidio catalogato come incidente stradale dimostrando come la giustizia sia al servizio solo dei padroni e dei loro servi.

L’omicidio di Adil ha risvegliato la coscienza di molti lavoratori. Per la prima volta dopo molto tempo i lavoratori sono scesi in sciopero in vari parti d’Italia riconoscendo in questo omicidio un attacco a tutta a classe operaia.

La normalità del capitalismo è che ogni giorno si muore sul lavoro, nelle fabbriche, nelle campagne, nei cantieri, nella logistica. Ricordiamo che un omicidio simile era già avvenuto alla GLS di Piacenza il 14 settembre 2016. A morire quella volta fu Abd Elsalam, attivista USB, e anche quella volta la risposta unitaria dei lavoratori e di alcuni sindacati di base fu importante. 

I padroni divisi nella concorrenza sono uniti nello sfruttamento dei lavoratori. Repressione violenta contro i lavoratori in lotta, arresti, aggressioni, ai picchetti dei lavoratori che bloccano i camion, manganellate delle forze dell’ordine, carabinieri e polizia, degli apparati “legali” dello stato e da quelle “illegali” di bodyguard, fascisti e crumiri protetti dagli sbirri come nell’aggressione avvenuta l’11 giugno 2021 contro gli scioperanti dell’azienda Zampieri di Lodi che lasciarono sul campo di battaglia una decina di lavoratori feriti e uno ridotto in fin di vita.

Oggi nella “moderna” società capitalista Il lavoro salariato è peggio della schiavitù.  A differenza del padrone schiavista che evitava di rovinare l’essere umano di sua proprietà il padrone capitalista, se non è impedito dalle lotte e dai contratti, cerca di sfruttare il più intensamente possibile la forza-lavoro, le ore di vita che ha comprato. Questo processo avviene giornalmente in tutte le società capitaliste/imperialiste, in tutti i luoghi di lavoro, fabbriche, campagne, e vale sia per gli italiani sia per gli stranieri.

Oggi alle vecchie nocività se ne sono aggiunte di nuove e i dati Inail sugli infortuni sul lavoro nell’anno della pandemia confermano anche l’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’andamento infortunistico in Italia nel 2020. I casi mortali sono 1.270, 181 in più rispetto agli 1.089 del 2019 (+16,6%). L’intensificazione dello sfruttamento per il massimo profitto continua ad uccidere.

Nel primo quadrimestre del 2021 i morti sul lavoro sono aumentati ancora, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (dati INAIL sottostimati perché non tengono conto dei lavoratori senza contratto, in nero).

Alla strage di oltre 100 lavoratori il mese vanno aggiunte le decine di migliaia di morti per malattie professionali e ambientali (solo per amianto 6.000 ogni anno, 16 ogni giorno, circa 2 ogni ora).

Più delle parole, i dati dimostrano che la condizione della classe operaia è andata peggiorando sempre più e  i lavoratori  stanno subendo l’inferno nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e, di conseguenza nella vita. Il Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza, che con i miliardi del Recovery Fund cerca di riprogettare la sopravvivenza di questo sistema economico in coma, prevede ancora meno spazio a diritti e sicurezza nei luoghi di lavoro.

I governi, di qualsiasi colore, e i sindacati filo padronali hanno permesso che il capitalismo disponesse della forza-lavoro a proprio piacimento incrementando i propri profitti. Il risultato è che il lavoro è diventato sempre più precario, senza protezioni e sicurezza. Sottoponendo a continuo ricatto la forza-lavoro sono aumentati lo sfruttamento e il totale disprezzo per la salute dei lavoratori: il “lavoro” è così diventato fonte di disperazione, di povertà, di feroce repressione contro chi lotta e di morte per migliaia di lavoratori.

È arrivato il momento far sentire la nostra rabbia e la nostra assoluta indignazione contro i padroni e il sistema capitalista responsabile dì questi omicidi, compresi i proprietari delle Rsa (in Lombardia per l’80% in mano ai privati, con forte presenza di multinazionali associate in Confindustria) che hanno attuato una politica sanitaria criminale nei confronti degli anziani durante la pandemia da Covid-19, insieme a Regioni (Lombardia in testa) e Governo, provocando una ecatombe di anziani ricoverati. E, in quel che resta della sanità “pubblica”, le cose non vanno meglio: sono le stesse leggi del profitto e della gestione aziendale che regolano il rapporto con il malato/malattia e le relazioni e condizioni lavorative.

È arrivato il momento dell’unità di classe dei vari sindacati conflittuali su obiettivi condivisi, di organizzare momenti di lotta unitari. L’interesse dei lavoratori, della classe sfruttata viene prima di quello delle singole organizzazioni. Oggi è interesse di tutti i lavoratori e organizzazioni sindacali rivendicare: – più controlli nei luoghi di lavoro. La piena attuazione ovunque della normativa esistente (dlgs 81/2008). – Denunciare il conflitto d’interessi dell’INAIL, un’assicurazione pubblica che da sempre ha anche il compito di accertare la malattia professionale e di indennizzarla, rivendicando la separazione del giudizio sul carattere infortunistico di malattia o menomazione professionale, dando ad un ente terzo il compito di accertare la malattia professionale e lasciando ad INAIL il solo compito assicurativo. – Promuovere assemblee e mobilitazioni nei luoghi di lavoro per la difesa di salute e sicurezza, e per l’elezione di RLS indipendenti! Organizzare manifestazioni davanti alle sedi di Confindustria e del governo.

Le nostre vite valgono più dei loro profitti.

Michele Michelino

26/7/2021 https://www.comitatodifesasalutessg.com

(*) Pubblicato sulla rivista “nuova unità” di luglio 2021

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