Il crash-test di Mario Draghi

Davvero un brutto segnale di qualcosa di ancora più brutto che sta per arrivare, il Presidente del Consiglio che si alza e se ne va durante una riunione con i sindacati. I colleghi che seguono il governo raccontano di un Mario Draghi con lo sguardo simile a quello che circolava nei meme sui social, appena insediato a Palazzo Chigi, dove all’eleganza della persona faceva da contraltare lo sguardo minaccioso e la mano puntata alla romana con la scritta “mo te sfonno”. Al di là delle coloriture che possono aver ravvivato l’immagine di Draghi (qualche cronista le racconta in privato) sui giornali oggi Draghi viene descritto “contrariato”. Resta il gesto che getta una luce non soltanto di ineleganza su Draghi.

Si parla di pensioni e quindi della poca vita rimasta a molti cittadini che hanno versato costantemente i contributi per quattro e più decenni all’Inps e che più volte negli anni hanno visto lo Stato e i governi rimangiarsi i patti  stipulati con loro. C’è poco di elegante d’annotare: c’è la vita, la dignità, il poco futuro rimasto per gli anziani e la mancanza totale di un futuro pensionistico per i giovani.
La gravità che va annotata riguarda politica e metodi di Mario Draghi. Il metodo è forse l’elemento più semplice d’analizzare. Nelle banche, nei grandi Enti europei che distribuiscono denaro, la democrazia è soltanto un argomento di conversazione e poco più, le scelte del capo non si discutono.

Sono organizzazioni non influenzate dalla politica ma che al contrario influenzano la politica e quindi seguono una linea precisa, quella dei bilanci e delle scadenze da rispettare “whatever it takes”, a qualsiasi costo, qualsiasi prezzo comportino, anche quello di mandare per strada da un giorno all’altro milioni di persone come è già accaduto in Grecia e sta per accadere in quel pezzo di Europa del sud – strategica per gli affari verso il Mediterraneo – che si chiama Italia. Non è abituato a sentirsi dire “no” Mario Draghi:  non si usa negli istituti di credito, magari ti fanno fuori lentamente, costringendoti a dimetterti facendo anche gli auguri a chi ti ha accoltellato, ma finchè sei in charge, al comando, si fa come dici tu. Il punto è che adesso qualcuno deve spiegare a Draghi la differenza tra una banca e le casse dello Stato. Molto semplicemente devono fargli presente che quando proponi un passaggio economico che coinvolge la vita di milioni di persone (sulle cui spalle se ne reggono altri milioni, tra figli e nipoti, coabitazioni e disoccupazioni di sistema) non funziona che tu dai disposizioni e gli altri eseguono. Si chiama politica.
Le responsabilità della stampa italiana nella creazione del personaggio Draghi che fa guarire anche i lebbrosi, resuscita i morti e porta fortuna agli atleti e alle nazionali è totale e assoluta, salvo pochissime voci. Finchè si è trattato di sorridere alle uscite capricciose e contraddittorie di Salvini il personaggio creato dalla stampa e dalla finanza ha retto. Appena il confronto è diventato serio con le parti sociali il sorriso si è spento e l’uomo solo al comando ha voltato le spalle e se n’è andato.

Ma dopo il metodo di governo vediamo adesso il merito della discussione. I sindacati, che non brillano certo di questi tempi per radicalismo sociale, si sono opposti a una riforma previdenziale che sostanzialmente torna alla legge Fornero chiedendo un modello flessibile. Draghi però non parte dal principio del patto rotto con i lavoratori e dell’ingiustizia sociale provocata dall’ennesimo ribaltamento di prospettiva, lui antepone lo spauracchio del disavanzo di bilancio su tutto e partendo da questo considera impossibile deviare dal sistema contributivo pieno, che con il ritorno al sistema delle quote significa che l’età pensionistica non scende al di sotto dei 67 anni.
La questione è molto più complicata perchè anche nella proposta/ukaze di Draghi non è specificata, ad esempio, la destinazione degli otto miliardi derivati dal taglio delle tasse, che secondo il governo dovrebbe comunque essere definita durante la discussione parlamentare della manovra di bilancio e quindi in assenza di una concertazione con le parti sociali. Perchè Draghi sa che può tenere a bada la Lega con il ricatto di un’ulteriore marginalità nel governo, ma non può fermare le proteste indipendenti che scaturirebbero nelle piazze e che gli stessi sindacati non è sicuro riuscirebbero a contenere in un Paese dove avanza la miseria per chi lavora e la disperazione per chi non ha nè lavoro nè può aspirare a qualcosa di diverso dalla pensione sociale.

Un quadro di scontro sociale aperto in cui non abbiamo citato per nulla i giovani che in prospettiva saranno comunque i più colpiti dal tentativo di ritorno alla Fornero: sia perchè hanno visto operare durante la vita dei loro genitori almeno cinque differenti regimi previdenziali (e quindi sanno che un patto sottoscritto oggi non dà alcuna garanzia di essere rispettato dallo Stato domani) e sia perchè comunque l’unico dato certo è il forte abbassamento della remunerazione previdenziale quando sarà il loro turno.

L’autunno è entrato da circa un mese, caldo come non mai, dal clima che devasta la Sicilia alle proteste dei no green pass alla devastazione dell’attività scolastica in corso di cui non parla nessuno. Adesso arriva altra benzina a innalzare la temperatura, una riforma iniqua e denaturata di futuro per i cittadini mentre i soldi dell’Europa, che tante speranze avevano acceso in coloro che vedevano l’homo novus in Draghi (con il coro servile che lo ha abbracciato acriticamente) si è ormai capito che verranno utilizzati soltanto a sostegno delle imprese anzichè dei lavoratori e ancora meno dei cittadini sotto forma di welfare.
Lui si è alzato e se ne è andato al primo scontro con il Paese reale perchè deve far quadrare il bilancio, come tutti quelli che guidavano il governo prima di lui ma con circa sei milioni di nuovi poveri in più. In un Paese normale ce ne sarebbe abbastanza per restituire le piazze annacquate dall’evanescenza velleitaria dei no green pass a una protesta forte e dura di lavoratori e cittadini contro il governo Draghi, governo di Confindustria.

Gianluca Cicinelli

27/10/2021 https://www.labottegadelbarbieri.org

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