Il decreto sugli 80 euro cancella il diritto allo studio. Scuole, oggi cento piazze per dire no a Renzi: no servi! > La difesa del diritto allo stu­dio, insieme alla richie­sta di una nuova legge nazio­nale e il suo rifi­nan­zia­mento, potrebbe con­fluire nella piat­ta­forma della cam­pa­gna “Blocca lo sblocca Ita­lia”

Domani in piazza con gli studenti contro questo governo che continua a fare regali alle scuole private

Con gli 80 euro del bonus Irpef uno stu­dente (o meglio la sua fami­glia) non ci com­pra nem­meno i libri per dare un esame. Ma que­sto è un par­ti­co­lare già noto, visto che fino ad oggi la tro­vata ren­ziana per aumen­tare i con­sumi non ha pro­dotto risul­tati tan­gi­bili. Gli 80 euro sono rima­sti in fami­glia, forse per pagare i debiti.

Il coor­di­na­mento uni­ver­si­ta­rio Link ieri ha aggiunto un tas­sello a que­sto qua­dro scon­for­tante. E il risul­tato è inquie­tante. L’arti­colo 46 del Decreto IRPEF illu­stra come ver­rano finan­ziati gli 80 euro a dispo­si­zione del lavo­ro­di­pen­dente (ma non dei pre­cari, delle par­tite Iva o dei pen­sio­nati). Le Regioni dovranno met­tere a dispo­si­zione dello Stato 500 milioni euro per il 2014.

Que­sta cifra è stata con­fer­mata in un’intesa suc­ces­siva da parte della Con­fe­renza Stato — Regioni sui fondi per Tra­sporto pub­blico locale, sui libri di testo, finan­zia­menti per per­sone affette da disa­bi­lità e i fondi per le borse di stu­dio uni­ver­si­ta­rie. Le regioni sono state costrette a tagliare 150 milioni di euro per rispet­tare il patto di sta­bi­lità. Si tratta del fondo inte­gra­tivo sta­tale per le borse di stu­dio che in pre­ce­denza era stato svin­co­lato dal patto di sta­bi­lità gra­zie al decreto “L’istruzione riparte” e dalla legge di sta­bi­lità appro­vata dal governo Letta alla fine del 2013.

A ren­dere ancora più com­pli­cato que­sto pat­ch­work legi­sla­tivo creato dal governo per finan­ziare gli 80 euro, pena­liz­zando gra­ve­mente il diritto allo stu­dio, è il pas­sag­gio della misura sull’Irpef allo Sblocca Ita­lia. A set­tem­bre il governo Renzi ha nuo­va­mente vin­co­lato que­sti 150 milioni al patto di sta­bi­lità. Le risorse andranno perse se non ver­ranno spese entro il 31 dicem­bre 2014. Altri­menti le regioni dovranno resti­tuirle allo Stato. Per tra­di­zione que­sta ripar­ti­zione avviene a metà dicem­bre. Secondo Link non ci sarà il tempo per impe­gnare il fondo. La sua resti­tu­zione è quasi certa.
“È una mano­vra a tena­glia — com­menta Alberto Cam­pailla, Por­ta­voce di Link – che por­terà all’impossibilità mate­riale di pagare migliaia e migliaia di borse di stu­dio e che obbli­gherà tan­tis­simi stu­denti ad abban­do­nare gli studi veden­dosi negato un diritto costi­tu­zio­nale. Chie­diamo alle forze poli­ti­che una chiara e netta assun­zione di respon­sa­bi­lità poli­tica: sal­vare il futuro delle stu­den­tesse e dei bene­fi­ciari di borsa di stu­dio, in caso con­tra­rio la rispo­sta degli stu­denti sarà quella di una mobi­li­ta­zione permanente”.

La difesa del diritto allo stu­dio, insieme alla richie­sta di una nuova legge nazio­nale e il suo rifi­nan­zia­mento, potrebbe con­fluire nella piat­ta­forma della cam­pa­gna “Blocca lo sblocca Ita­lia — Difebndi la tua terra” lan­ciata da un’ampia rete di movi­menti per i beni comuni. Il primo appun­ta­mento è a Mon­te­ci­to­rio il pros­simo 15 e 16 otto­bre per un pre­si­dio, in occa­sione della discus­sione sullo “Sblocca Ita­lia” nella set­tima Com­mis­sione Ambiente, Ter­ri­to­rio e lavori pub­blici del Senato.

Roberto Ciccarelli

10/10/2014 www.ilmanifesto.it

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