Il fabbricante di giocattoli

In versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-luglio…/

PDF http://www.lavoroesalute.org/

L’autore di questo libro, Il fabbricante di giocattoli uscito per i tipi di Arkadia nella collana Senza Rotta, si chiama Tito Barbini. È stato sindaco di Cortona, presidente della Provincia di Arezzo, assessore con vari incarichi alla Regione Toscana, segretario della federazione aretina del PCI e amico personale di Francois Mitterand. Nel 2004 decise di abbandonare la politica e intraprese, per cento giorni, zaino in spalla, una viaggio che lo portò dalla Patagonia all’Alaska.

È proprio in quegli anni, fin dal primo viaggio nella Terra del fuoco, che Tito Barbini venne a contatto con Simon Radowitsky, ovvero con la sua storia.
Interrogare i luoghi, i fatti, le fonti. Poi la scrittura ha potere sul destino e sul tempo.

Simon Radowitzky è stato un personaggio poliedrico ma fedele a sé stesso: anarchico, russo, ebreo, naturalizzato argentino, omicida del capo della polizia di Buenos Aires nel 1909, detenuto nel famigerato carcere di Ushuaia in Terra del Fuoco, evasore e fuggiasco, esule, militante in guerra di Spagna.
Nessuna di queste etichette, utilizzate per descriverlo, può rendere appieno il suo ritratto, l’avventura e il dolore che portò con sé in ogni sua azione.

Come si può raccontare un vissuto così intenso? Tito Barbini fa una ricerca sul campo, certosina, attenta. I personaggi presenti nel libro sono realmente esistiti e questa ricostruzione aiuta anche a colmare un vuoto storico che c’è stato in quegli anni e che si è cercato di tenere sotto traccia.

Dalla Biblioteca Nazionale di Buenos Aires al Museo Salesiano di Punta Arenas, la collaborazione dei giovani ricercatori della biblioteca dell’ex bagno penale di Ushuaia fino alle madri di Plaza de Mayo che misero a disposizione i loro archivi, emergono informazioni, dati, documenti che diventano narrazione.

E non sono certamente mancate le ricerche in Ucraina dove, in giovanissima età, Simon Radowitzky aveva abbracciato l’anarchismo pensando che fosse un movimento affine a quello dei bolscevichi rivoluzionari. E la latitanza per le persecuzioni che gli anarchici subirono dal regime e poi la fuga. Fuggire da tutto. Dalle persecuzioni contro gli ebrei, dalle discriminazioni, dalle asprezze della frequentazione scolastica. E qui l’incontro con Fedosey Zubariev, un lavoratore anarchico molto popolare che godeva di un crescente riconoscimento tra i lavoratori. Ma il suo grande riferimento lo riconobbe in Nestor Machno, personaggio autorevole che nel 1905 aderì alla causa rivoluzionaria e nel 1908 fu condannato a morte dalle autorità zariste. Pena poi commutata in ergastolo.
Era confuso da questo trambusto di sentimenti Simon quando si imbarcò per l’Argentina.

Buenos Aires era una città dura, spietata, poco consona all’accoglienza. Lui portò le sue idee libertarie, rivoluzionarie, come un gran bagaglio da conservare e quel che accadde quel primo maggio 1909 cambiò la sua vita.
In Piazza Lorea, a Baires, mentre la manifestazione indetta dalle organizzazioni anarchiche e socialiste riunì più di 30000 persone. il colonnello Ramon Falcon, noto per io suo disprezzo verso tutti i lavoratori, soprattutto gli anarchici, fece caricare i manifestanti dove ci furono centinaia di vittime. Da qui uno sciopero a oltranza.

Nel corso di una settimana, chiamata poi settimana rossa, la città fu occupata e i militari, la polizia a cavallo definita dai lavoratori I Cosacchi, mieterà altre vittime.
Al colonnello Falcon la città di Buenos Aires dedicherà una statua. Alla base di questa una mano tracciò una A cerchiata scrivendo: Simon vive. Una scritta che venne più volte cancellata e riscritta tale e quale subito dopo. Una statua a uno degli uomini più feroci e spietati a cui si deve lo sterminio degli indios nella cosiddetta “Conquista del deserto” poi, nell’Argentina conservatrice e reazionaria, repressore degli scioperi e delle manifestazioni delle donne immigrate, un personaggio che considerava esseri inferiori gli ebrei russi, i cafoni siciliani, i vignerons francesi e piemontesi, gli zappaterra andalusi.

Il riscatto viene per mano di questo ebreo russo che non ha scordato le sue origini e la sua formazione. Tutti si chiedevano come quel ragazzo dall’aria così per bene poteva aver colpito un uomo considerato invincibile e invulnerabile. Allo scoppio della bomba Falcon non morì subito. Come il suo segretario privato, tal Alberto Lartigau, cessò la sua esistenza alcune ore più tardi per dissanguamento.

E la permanenza per Simon nella colonia penale di Ushuaia, una delle carceri più dure e disumane del mondo per nove lunghi anni prima della fuga travestito da guardia e dove riprese la sua attività politica fino alla partecipazione alla guerra di Spagna, dove si unì alla 28° Divisione guidata da Gregorio Jover, poi il periodo messicano quando il Presidente Cardenas aprì i porti e il paese ai rivoluzionari in ritirata dalla Spagna.
Quando morì nel 1956 si disse tutto e il contrario di tutto. L’oblio cancellò le sue gesta, nascose le sue imprese, facendo tacere la storia.

È un lungo viaggio quello fatto dentro questo romanzo. Un lungo viaggio come quello che l’autore ha fatto dalla Patagonia all’Alaska. È un lungo viaggio, dall’Ucraina all’Argentina, dall’Uruguay alla Spagna, per poi attraversare di nuovo l’oceano e terminare in Messico.

Forse sono questi luoghi a dare linfa alla scrittura ed è la scrittura medesima che spinge verso un’avventura che non ha fine. Basta andare avanti senza fermarsi. Il mondo è pieno di risposte. Aspetta soltanto di essere interrogato.

Giorgio Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

In versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-luglio…/

PDF http://www.lavoroesalute.org/

Tito Barbini Arkadia 2021
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *