Il gioco di specchi del TAV e il “green washing” europeo

La Radicova ha bacchettato il governo italiano per il ritardo sulla tratta nazionale dopo la firma degli appalti da 3 miliardi di euro sul lato francese.

Innanzitutto chi è Iveta Radicova? Ex primo ministro slovacco di centro destra si ritira nel 2012 dalla vita politica dopo il cosiddetto scandalo Gorilla che fa emergere un’intricata rete di corruzione all’interno dei partiti della sua coalizione. Per la prima volta dagli anni novanta migliaia di cittadini slovacchi riempiranno le piazze di Bratislava e di altri centri del paese per protestare contro la corruzione1. Ma Radicova cade in piedi e vince un bell’incarico europeo come Coordinatrice del corridoio 5 (non si capisce a che titolo), che ormai da anni esiste solo sulla carta. Come sempre quando si parla di TAV ci troviamo di fronte solo individui di specchiata competenza e correttezza (sic).

Questi sono i personaggi chiamati dall’Europa a promuovere il TAV, che dopo l’emersione dei movimenti globali contro la crisi climatica, viene riverniciato di verde e fatto passare come un’opera ecologica. Abbiamo ampiamente parlato come movimento delle nefaste implicazioni climatiche di megaprogetti come il TAV, quindi non ci ripeteremo (per chi volesse qui alcuni approfondimenti2). Ciò che invece è importante sottolineare è come dietro la vuota retorica della transizione ecologica la tecnocrazia europea nasconde il solito progetto di devastazione, profitto e sfruttamento ai danni dei territori. Le evidenze scientifiche emerse negli ultimi tempi, con i vari rapporti delle organizzazioni internazionali, mostrano inequivocabilmente come l’unico modo per attenuare gli effetti nefasti della crisi climatica sia farla finita con il paradigma della crescita ad ogni costo. Ma i burocrati europei continuano ed essere unicamente interessati a difendere gli interessi delle lobbies di riferimento senza alcun riguardo nei confronti del futuro del pianeta e dei popoli che lo abitano.

La firma per il lato francese si inserisce in questo contesto, e riflette lo scompiglio politico in cui versa il paese d’oltralpe. Il presidentissimo Macron è da anni in caduta libera nei consensi e cicli di movimenti sociali ed ambientali si susseguono approfondendo le contraddizioni. Le elezioni presidenziali francesi si avvicinano e “di doman non c’è certezza”. Chi governerà a Parigi per i prossimi anni? Dunque si tratta di una firma di opportunità, da un lato per mettere al sicuro il progetto da eventuali scossoni politici, dall’altro come concessione elettorale alle solite lobbies del cemento e del tondino.

L’Italia infine completa il capolavoro rispondendo alla tirata d’orecchie della Radicova con un imbarazzante viceministro Morelli che afferma che la Coordinatrice non ha contezza del contesto italiano e che “il Governo ha fatto i compiti a casa e rispetterà gli impegni” aggiungendo che “resta un problema di ordine pubblico, nel quale non si deve lasciare spazio ai violenti”. Come a dire che “i violenti” sarebbero il motivo per cui i lavori dal lato italiano corrono a rilento. Ci assumiamo volentieri questa responsabilità anche se siamo consapevoli di due aspetti:

In primo luogo sebbene la nostra continua e incessante resistenza sia un bastone tra le ruote della macchina della devastazione è pur vero che molto spesso nei guai i lor signori ci si mettono da soli (si pensi al caso di Salbertrand, o al misterioso ritardo del cantiere di San Didero) per l’evidente follia oggettiva del progetto e della sua applicazione e per una alquanto significativa dose di incompetenza che si manifesta in ogni occasione.

In secondo luogo dalla dichiarazione di Morelli emerge una evidente contraddizione. Se le dichiarazioni sui media mainstream al pubblico italiano parlano continuamente del movimento No Tav come di “quattro gatti” e di lavori che vanno avanti a spron battuto come è possibile che di fronte ad una tirata d’orecchie internazionale si giunga a questa conclusione? La verità è che i proponenti e i sostenitori dell’opera non hanno paura di pochi “violenti” che creano “problemi di ordine pubblico”, ma sono consapevoli che ciò che impedisce al progetto di sfondare in Val di Susa è un movimento popolare ampio, trasversale e variegato, radicato sul territorio e che a differenza di molti partiti istituzionali è sempre più attraversato da giovani e giovanissimi impegnati a lottare contro i cambiamenti climatici che hanno compreso come dietro la retorica raffazzonata del “treno ecologico” si nasconde un’enorme violenza sull’umano e sulla natura.

Ora di fronte a questa tragicommedia istituzionale dobbiamo essere coscienti che fermarlo tocca a noi, nessuno lo farà al nostro posto, ma anche che più questa pantomima va avanti più il sistema TAV perde legittimità, consenso e appoggio. A sarà dura!

1) Qui alcuni articoli sullo scandalo:

Gorilla and fiction – Tom Nicholson – (blog.sme.sk)

https://blog.transparency.org/2012/03/08/from-banana-revolution-to-gorilla-election/index.html

Elezioni parlamentari anticipate in Slovacchia – La prospettiva (theperspective.se)

https://spectator.sme.sk/c/20058203/former-radicova-advisor-gets-jail-for-corruption.html

2) https://www.glistatigenerali.com/clima_infrastrutture/tav-e-cambiamento-climatico-perche-il-bilancio-co2-non-giustifica-lopera/

https://comune-info.net/il-tav-e-la-fine-del-mondo/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/03/13/il-paradosso-tav-inquina-piu-farla-che-restare-coi-camion/5032509/

9/9/2021 notav.info

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